La consultazione

Consolidamento Tlc nella Ue frenato da troppi lacci regolatori

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La consultazione pubblica sul futuro delle reti di telecomunicazioni ribadisce ancora una volta la necessità di allentare le stretta regolatoria per favorire fusioni transfrontaliere. Le proposte del commissario Ue al Mercato Interno Thierry Breton in linea con quelle del Sottosegretario all'Innovazione Alessio Butti.

I troppi lacci regolatori e la mancata armonizzazione in vigore nella Ue impediscono alle aziende Tlc di concludere fusioni transfrontaliere e creare così player abbastanza forti da competere a livello globale. E’ quanto emerge dalla consultazione della Commissione Ue sul futuro delle reti, il cui esito è stato appena pubblicato e che fra le altre cose ha decretato la bocciatura della proposta di fair share degli incumbent.

Le compagnie Tlc sono frenate dalla “frammentazione del mercato”, ha detto il commissario al Mercato Interno Thierry Breton, secondo cui c’è bisogno di “una seria discussione” sugli ostacoli che bloccano i merger nella industry.

Il consolidamento cross-border è bloccato dai diversi standard legali in vigore nella Ue, da meccanismi di investimento frammentati e dalla mancanza di reti interoperabili in seguito a diversi standard di spettro radio adottati a seconda dei diversi paesi.

Thierry Breton ha detto che la consultazione dimostra che “esistono ancora troppe barriere regolatorie per arrivare ad un vero mercato unico delle telecomunicazioni, a partire dall’acquisizione dello spettro, dal consolidamento, alle reti proprietarie, alla sicurezza”.

E’ tempo quindi di cambiare registro in Europa per non affossare completamente la industry delle Tlc e lo stesso Breton auspica una profonda rivoluzione normativa per favorire la nascita di pochi grandi player continentali. A questo proposito, a maggior ragione dopo l’uscita di Breton, sembra apprrpriato lappello lanciato la settimana scorsa in occasione di ComoLake2023 – Next Generation Innovations dal Sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti per un totale ripensamento del settore in chiave paneuropea.

Corti (WindTre): ‘Non è detto che il consolidamento funzioni’

“Per quanto concerne il consolidamento Windtre è un esempio di come non è detto che funzioni, perché a valle del consolidamento è entrato un nuovo player e il mercato è andato a picco. Il consolidamento deve quindi essere accompagnato da un cambio strutturale delle regole a livello europeo, altrimenti non può funzionare”. È quanto ha detto l’amministratore delegato di Windtre, Gianluca Corti, intervenendo a ComoLake 2023 a Cernobbio. Secondo il ceo “per vedere il mercato unico europeo certamente si possono staccare i servizi dalle reti e fare due tipologie di competizioni diverse, ma per farlo a un certo punto serve che compri qualcuno. C’è chi fa offerte e chi può accettarle o rifiutarle”. Per Corti “bisogna cambiare le regole e trovare velocemente fondi in Italia. L’aiuto dei 6 miliardi del Pnrr non basta”.

Frammentazione del mercato frena il consolidamento

La consultazione ha sottolineato che la “frammentazione del mercato” sta ostacolando le società di telecomunicazioni della Ue, ha detto Breton. L’UE dovrebbe avere una “discussione seria” sugli ostacoli alle fusioni transfrontaliere nel settore delle telecomunicazioni mentre l’industria si trova ad affrontare la necessità di “un cambiamento radicale e una rivisitazione dei suoi modelli di business”, ha detto il commissario in una conferenza a febbraio.

Breton ha anche annunciato che la commissione lavorerà su un “Digital Networks Act”. Questa legge “ridefinirebbe” la regolamentazione delle telecomunicazioni dell’UE. L’esecutivo dell’UE prevede di pubblicare un documento strategico nel primo trimestre del prossimo anno su “Costruire l’infrastruttura digitale dell’Europa di domani: verso una strategia per le reti digitali”, secondo una nota interna della commissione sulla consultazione pubblica.

Il documento strategico confluirebbe in una revisione delle attuali norme UE sulle telecomunicazioni, attualmente prevista per dicembre 2025, si legge nella nota.

Struttura del mercato

Negli ultimi vent’anni, la Commissione ha perseguito una serie di politiche di concorrenza e di regolamentazione che hanno obbligato gli ex operatori storici ad aprire le proprie reti ai rivali.  Invece di favorire le fusioni degli operatori fra loro, l’esecutivo dell’UE ha preferito i mercati nazionali con più player per garantire prezzi competitivi per i servizi mobili. Le società di telecomunicazioni sostengono che queste politiche sono state un disastro per il settore, che rimane frammentato e sottoperformante rispetto ai rivali negli Stati Uniti e in Asia.

Secondo uno studio pubblicato ad aprile dall’Institut Economique Molinari, il rendimento del capitale proprio degli operatori europei è ben inferiore a quello della maggior parte dei paesi sviluppati, con una media Ue del 10,6% annuo tra il 2002 e il 2022, rispetto al 14,2% a livello mondiale e al 19,4% negli Stati Uniti.

“Gli operatori di telecomunicazioni dell’UE non hanno margini finanziari sufficienti per prepararsi al futuro. Di conseguenza, il settore delle telecomunicazioni dell’UE è indietro rispetto alle altre regioni in termini di investimenti”, si legge nella nota della Commissione sulla consultazione pubblica.

ETNO e GSMA, i gruppi di lobby dell’industria delle telecomunicazioni, hanno affermato oggi in una nota che è “importante affrontare urgentemente i risultati della consultazione, con azioni concrete in aree quali il divario di investimenti, la sostenibilità finanziaria del settore, le dimensioni, l’innovazione e la semplificazione e lo snellimento della regolamentazione”.

Investimenti nel settore delle telecomunicazioni

Le società di telecomunicazioni europee stanno lottando per attrarre investimenti poiché devono affrontare crescenti richieste di aumentare la capacità di rete, costruire reti gigabit e offrire reti mobili 5G onnipresenti. L’attenzione di Breton alle barriere di mercato e agli ostacoli normativi fa seguito al riconoscimento che l’UE non raggiungerà i suoi obiettivi di connettività gigabit per il 2030 a meno che non vi sia un “cambio di paradigma” nell’approccio alla regolamentazione.

Questa discussione dovrebbe riguardare le licenze dello spettro e il “modello finanziario” per gli “enormi investimenti” necessari per l’industria delle telecomunicazioni, ha detto ieri Breton. La spinta di Breton per un ripensamento sulla regolamentazione e sulle barriere di mercato fa seguito a un appello lanciato la settimana scorsa da Alessio Butti, sottosegretario di Stato italiano per l’innovazione, il quale ha detto che il consolidamento del mercato consentirebbe all’UE di competere su scala globale. “È chiaro che per garantire la sovranità digitale europea è necessario creare un vero mercato digitale europeo, dove i servizi di telecomunicazione siano effettivamente disponibili a tutti i cittadini a livello paneuropeo, senza barriere e ostacoli”, ha affermato Butti. Abolizione del roaming, prefisso unico europeo e assegnazione delle frequenze a livello paneuropeo fra le misure proposte.

Plum Consulting, superare l’integrazione verticale

Secondo un rapporto di Plum Consulting, una società di consulenza tecnologica e di telecomunicazioni con sede a Londra e Parigi, la discussione sulla regolamentazione e la sottovalutazione delle società di telecomunicazioni dovrebbe riguardare anche il modo in cui sono strutturate le aziende. L’attuale struttura del mercato in cui le società di telecomunicazioni sono “integrate verticalmente – la combinazione delle loro infrastrutture e attività di servizi – è “subottimale” ed è la “causa principale” dell’incapacità del settore di attrarre investimenti, secondo il report. Le società di telecomunicazioni dovrebbero considerare la possibilità di dividere volontariamente le due aree di business – nota come “separazione strutturale”“per risolvere i problemi di sottovalutazione e di limitata propensione agli investimenti in infrastrutture”, afferma il rapporto, che sarà pubblicato a breve.