Il Rapporto

Competenze digitali, il 17% di perdita salariale per chi non si specializza. Le raccomandazioni OCSE all’Italia

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“Gli interventi per l’Industria 4.0 vanno nella giusta direzione, perché stimolano l’adozione di nuove tecnologie e rafforzano la domanda di competenze digitali”: nel nuovo Rapporto OCSE i riconoscimenti al nostro Paese, ma anche un faro su vulnerabilità e quanto ancora c’è da fare.

Dal Piano Industria 4.0 (I4.0) alla promozione delle nuove tecnologie abilitanti la trasformazione digitale, soprattutto a livello di imprese e amministrazione pubblica, fino ad arrivare allo sforzo che il nostro Governo sta facendo per migliorare il livello di formazione e delle competenze, necessario per evitare le ricadute sociali dello sviluppo tecnologico non governato, sono diverse le valutazioni positive dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) sul lavoro svolto in Italia fino ad oggi, anche se ovviamente non mancano le criticità e le raccomandazioni a fare di più e meglio.

Il Governo italiano ha recentemente introdotto una serie di ambiziose riforme industriali (Piano Industria 4.0) – è scritto nella nota riportata dal Ministero dello Sviluppo economico e relativa al Rapporto “Getting skills right: Italy” dell’OCSEcon l’obiettivo di innescare un cambiamento radicale del sistema produttivo italiano propizio all’adozione e l’uso di nuove tecnologie ad alto valore aggiunto”.

Big data analytics, cloud computing, industrial internet, additive e advanced manufacturing (ovvero stampa 3D e robot interconnessi) sono solo alcune delle nuove tecnologie che le misure I4.0 mirano a stimolare attraverso un mix di investimenti pubblici e privati in nuove infrastrutture, ricerca e sviluppo e programmi per potenziare le competenze della forza lavoro italiana. La componente ‘competenze’ delle misure I4.0 è, quindi, fondamentale per l’implementazione del pacchetto I4.0”.

Il documento cita “l’utilizzo di nuovi strumenti interconnessi e dispositivi digitali, così come la raccolta, disponibilità e utilizzo di dati (e.g. Big-data) nei processi industriali e produttivi”, che sta ponendo importanti sfide a tutti i Paesi OCSE e ai lavoratori di tutto il mondo, Italia compresa, caratterizzata da “un contesto fatto di piccole e medie imprese a basso contenuto tecnologico ed esposte alla competizione internazionale”, dove “i nuovi interventi legati al piano Industria 4.0 sono un passo nella giusta direzione poiché stimolano l’adozione di nuove tecnologie e rafforzano la domanda di competenze digitali”.

Inoltre, per quanto riguarda la formazione scolastica orientata allo sviluppo di competenze professionali, l’OCSE ricorda che: “L’Italia ha bisogno di creare legami più forti fra il sistema educativo e il mondo del lavoro a tutti i livelli. La creazione degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), basati su forti legami con il tessuto produttivo locale, è un’innovazione importante nel panorama dell’offerta professionalizzante italiana e ha dato, finora, risultati estremamente positivi consentendo lo sviluppo di competenze che sono rapidamente assorbite dal mercato del lavoro Italiano”.

Dopo le valutazioni incoraggianti, arrivano anche i dati negativi: in Italia il 35% dei lavoratori si occupa di un settore che non ha nulla a che spartire con il percorso di studi fatti. Il 6% dei lavoratori non ha competenze utili, il 18% è sotto qualificato, ma il 12% ha competenze di livello elevato e il 21% risulta più che qualificato.

Il rapporto evidenzia come questa situazione si leghi a una perdita salariale media di circa il 17% rispetto a chi, invece, si specializza in un’area con chiari sbocchi occupazionali e le cui competenze sono richieste dalle imprese.

Le raccomandazioni dell’OCSE sono diverse e tutte indirizzate a fare ordine nel nostro sistema educativo e formativo, cercando di allinearlo con le necessità del mondo del lavoro.

Riguardo al lavoro svolto dal Ministero dell’Istruzione nella riforma degli Istituti tecnici superiori (Its): “Va incoraggiato il coinvolgimento delle imprese nello sviluppo della formazione tecnica finalizzata a rispondere alla domanda del mercato del lavoro in quanto le competenze tecniche, specialmente in informatica e elettronica, sono insufficienti”.

C’è da rafforzare le competenze 4.0, sia degli impiegati, sia del quadro manageriale: “Le competenze imprenditoriali e manageriali dei datori di lavoro italiani hanno bisogno di essere ulteriormente rafforzate, specialmente nelle piccole e medie imprese e in quelle a gestione familiare. Le buone pratiche manageriali (High-Performance Working Practices- HPWP) quali formazione, mentoring, rotazione sul lavoro o flessibilità nelle mansioni dovrebbero essere promosse fra le imprese di tutte le dimensioni, per dare impulso ad una domanda debole in termini di competenze. I datori di lavoro devono diventare attori proattivi della rivoluzione digitale prevista dal Piano Industria 4.0”.

Per ciò che concerne quelle che vengono chiamate “soft skills”, cioè competenze trasversali dei lavoratori, queste sono caldamente raccomandate, perché utili ad adottarsi alle nuove tecnologie impiegate sul luogo di lavoro: “I corsi di aggiornamento e il lifelong learning (LLL) giocano un ruolo sempre più importante in tutti i paesi ed è essenziale per l’Italia di rafforzare l’offerta e la copertura della formazione continua fra i lavoratori ad ogni livello di competenza”.