L'intervento

Cingolani: “Indipendenti da gas russo entro il 2024 ma solo con la decarbonizzazione al 55%”

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Dobbiamo rimpiazzare 30 miliardi di metri cubi di gas proveniente dalla Russia in circa 30 mesi, secondo il ministro della Transizione ecologica, ma sempre seguendo il percorso della transizione ecologica. Rimane il problema delle forniture alternative (basteranno?) e dello stoccaggio nazionale, fermo al 32%.

30 mesi per liberarci del gas di Mosca

Nel 2021 il nostro Paese ha importato 73 miliardi di metri cubi di gas naturale. Il 40% di questa fornitura è stata di provenienza russa. Si tratta di una quantità notevole di questo combustibile fossile che dobbiamo sostituire e secondo il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ci vorranno 30 mesi almeno per raggiungere questo considerevole obiettivo.

Intervenuto al Festival Green&Blue, il ministro ha spiegato che ci vorranno almeno un paio di anni per arrivare all’indipendenza dal gas di Mosca: “Nel secondo semestre del 2024, nell’inverno 2024-2025, dovremmo essere in grado di poter dire non prendiamo gas dalla Russia grazie agli accordi con sei stati africani per un quantitativo di 25 miliardi di metri cubi per rimpiazzare i 29-30 russi“, si legge su Teleborsa.

Sulla carta sembra una cosa facile rimpiazzare una fornitura di gas naturale (che comunque lascia scoperti circa 4-5 miliardi di metri cubi), basta rivolgersi a chi lo offre sul mercato, ma non è così. In una complessa e intrigata trama di relazioni politiche e culturali di vecchia data si innescano oggi delle novità rilevanti che potrebbero alterare questo quadro di rapporti.

Oggi, secondo una relazione presentata al Copasir, oltre la Russia, il 29% della nostra domanda di gas è soddisfatto dall’Algeria, un altro 9% dall’Azerbaijan, un 4% dalla Libia e un 3% dai Mari del Nord Europa. Un 13% è infine rappresentato dal gas naturale liquido o GNL.

Come ha spiegato Cingolani, sono diversi i Paesi africani a cui il nostro Governo si è rivolto per soppiantare le forniture russe: Algeria, Congo, Angola, Mozambico, Egitto e Qatar.

Indipendenza possibile, a patto che si mantenga la rotta della decarbonizzazione

Si partirà subito con “qualche miliardo di metri cubi di gas naturale in più da questi Paesi, già entro il 2022, per arrivare a 18 miliardi nel 2023 e a circa 25 miliardi entro il 2024”, ha illustrato Cingolani.

Un percorso difficile, ma non impossibile, a patto che “si mantenga la rotta di decarbonizzazione al 55%”, ha ribadito il titolare del ministero della Transizione ecologica.

D’altronde, seguendo le indicazioni provenienti dal G7 di Berlino, l’Italia dovrà lavorare seriamente ad aumentare la capacità degli impianti a fonti energetiche rinnovabili, facendo a meno il prima possibile del carbone.

Il problema è che al momento le fonti green coprono solo il 18% del mix energetico nazionale (di cui l’11% solare ed eolico e 7% idroelettrico).

Il problema della capacità di stoccaggio del gas in Italia

C’è poi una seconda criticità di non poco conto, il livello di stoccaggio del gas in Italia.

Abbiamo una capacità di stoccaggio complessiva di 17 miliardi di metri cubi, di cui 4,5 sono considerati riserva strategica. Il livello di stoccaggio del gas in Italia, secondo dati aggiornati al 20 aprile 2022, è al 32,5% ed è sensibilmente inferiore rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso quando si attestava al 39,9%.

La domanda che in molti si stanno facendo però rimane una solamente: come faremo ad affrontare la domanda crescente di energia in Italia da qui al 2024?

Le forniture estere sono oggi considerate sicure, ma nello scacchiere globale i rapporti tra questi Paesi e le grandi potenze sono sempre molto variabili e quindi potenzialmente pericolosi.

Per essere davvero indipendenti a livello energetico si deve per forza investire di più nelle rinnovabili, ma abbiamo perso troppi anni e servirebbe un altro passo in politica, che al momento non appare possibile.