Pluralismo

Causeries. Polonia, le mani dei governi sulla Tv? La Ue cambi marcia

di Stefano Mannoni |

Dopo il recente caso della Polonia, urge un intervento della Commissione Europea per armonizzare un minimo di di indipendenza su scala continentale. Intanto in Italia il SIC attende ancora di essere terminato

Causeries è una rubrica settimanale sulle criticità dei mercati della convergenza e il loro rapporto con le grandi tematiche della regolazione, curata da Stefano Mannoni, professore di Diritto delle Comunicazioni presso l’Università di Firenze. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Ho avuto già modo di osservare in questa rubrica che di pluralismo televisivo da qualche tempo non si parla più. Problema risolto? Per taluni sì, poiché l’irruzione di internet consentirebbe di dissolvere la questione nel più generale diritto della concorrenza.

Ebbene, è uno sbaglio e soccorre a ricordarcelo la gravità dei fatti avvenuti recentemente in Polonia dove il governo con un colpo di mano ha fatto adottare dal parlamento un progetto di legge che consente al ministro il potere di congedare e nominare a sua discrezione tutti i membri dell’organo di vigilanza e gestione della radio e tv pubblica.

Chi scrive non è mai stato un partigiano della comunitarizzazione del pluralismo, sulla base del fatto che il principio di sussidiarietà non sembra richiedere un passo di tale portata, nella misura in cui gli Stati si comportino responsabilmente e si attengano al dettato dell’art. 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che vanta una giurisprudenza di tutto rispetto sul tema.

Ma a estremi disagi, bisogna rispondere con estremi rimedi. E’ tempo che un intervento legislativo della Commissione Europea per armonizzare ex art 114 TUE un minimo di garanzia di indipendenza su scala continentale si concretizzi perché ormai indifferibile.

L’alibi di internet – perché di questo si tratta – non può tradursi in una licenza di riappropriazione da parte dei governi degli spazi mediatici pubblici con modalità che fanno impallidire le diatribe degli anni Ottanta.

Il discorso vale anche per l’Italia dove, seppure il settore non desti allarmi paragonabili a quelli polacchi, non sembra esserci un orientamento a tornare a discutere di pluralismo, allorché TV pubblica e privata e carta stampata attraversano una ristrutturazione importante.

Ma poiché gli strumenti preventivi e repressivi ci sono, con buon senso e moderazione, occorrerebbe utilizzarli.

Il famoso SIC con la definizione delle posizioni dominanti attende di essere terminato da qualche anno, dopo che i mercati rilevanti sono stati messi a fuoco nel lontano 2010.

Se i mercati sono cambiati, perché è avvenuto un radicale cambiamento nelle preferenze degli spettatori documentato dalla Nielsen o altri, bisogna darne dimostrazione dati alla mano e rapidamente; se sono rimasti gli stessi – con la divisione tra tv in chiaro e a pagamento – occorre procedere all’individuazione delle posizioni dominanti senza ulteriori indugi.