La ripresa

Banda ultralarga, si riparte dalle aree grigie

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Dopo la delibera del Cipe, il piano per la banda ultralarga riparte dagli sgravi per gli investimenti nelle aree a fallimento di mercato

La corsa del Paese verso la Banda ultralarga riparte dai fondi pubblici per 2,2 miliardi di euro sbloccati dalla delibera del Cipe il 6 agosto scorso. Non è tantissimo, i fondi disponibili sono inferiori agli oltre 6 miliardi previsti in precedenza nel Dl Comunicazioni, che però non ha visto la luce e sarà spacchettato in autunno, con il dettaglio delle detrazioni fiscali per le aziende e dei voucher per la sottoscrizione dei nuovi abbonamenti.

I fondi sono comunque più che sufficienti per partire: si tratta di risorse subito disponibili dal Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) 2014-2020, “per interventi di immediata attivazione”, si legge nel comunicato del Governo, in attesa del possibile “sblocco di risorse aggiuntive pari a 1,3 miliardi che potranno essere oggetto di successiva delibera Cipe sul medesimo fondo Sviluppo e Coesione e ulteriori 1,4 miliardi che potranno essere sbloccati con successivi provvedimenti per un volume complessivo di 4,9 miliardi”. Non c’è tempo da perdere e in questa fase gli incentivi saranno concentrati verso le zone bianche e grigie del Paese, lasciando le aree nere (Cluster A e B, pari al 35% della popolazione) ai privati.

I Cluster C e D

 

Il piano partirà dall’erogazione degli incentivi pubblici verso i Cluster C e D (pari al 65% della popolazione), contribuendo alla copertura delle aree a fallimento di mercato dove gli operatori non sono interessati ad intervenire. I privati potrebbero intervenire nel Cluster C (dove di norma opera un solo operatore) ma soltanto a fronte di incentivi statali, mentre nei Cluster D la banda ultralarga arriverà soltanto per mano pubblica.

Il ruolo di Enel 

Ed è proprio nelle aree bianche e grigie che si dovrebbe concentrare maggiormente l’attività di Enel, disponibile a collaborare con gli operatori mettendo a disposizione della fibra le infrastrutture esistenti, semplificando la posa delle nuove reti ultrabroadband con notevoli risparmi, fino a un quarto in meno rispetto a stime precedenti che fisavano a 16 miliardi i costi per la copertura in fibra dell’intero paese. Enel al momento si sta concentrando su una ventina di città e ha reso noto che intende procedere con la sostituzione di 32 milioni di contatori entro due o tre anni a a partire dal secondo trimestre 2016, e che nel contempo potrebbe portare la fibra fino alle case abbattendo di molto i costi. Oggi anche Acea ha fatto sapere di aver incontrato il Governo per possibili collaborazioni nella partita della banda larga.

Metroweb

Se Enel si dedicasse esclusivamente alle aree bianche e grigie, farebbe un favore a Telecom Italia, che potrebbe così concentrare i suoi investimenti nelle più lucrative aree nere. Enel dal canto suo ha ribadito a più riprese che non intende fare concorrenza agli operatori e in particolare a Telecom Italia, con cui già collabora, e nel frattempo sta discutendo possibili sinergie sul dossier banda ultralarga anche con Metroweb. Se Enel si accodasse con Metroweb, la collaborazione potrebbe essere a tutto campo, anche nelle aree nere e grigie.

Intanto, dovrebbe essere operativo a breve l’accordo a quattro per la copertura di 500 città siglato il 29 maggio fra Metroweb, Wind, F2I e FSI (Fondo Strategico Italiano), braccio finanziario della Cdp. Nuovi soggetti anche istituzionali potrebbero entrare in partita.

 

Consultazione Infratel

Nel frattempo, Infratel ha chiuso la consultazione con gli operatori raccogliendo manifestazioni di interesse e piani di investimento da una ventina di aziende, fra cui anche multi utility e piccoli player. Un risultato positivo, visto che di norma in precedenti occasioni le manifestazioni di interesse erano arrivate al massimo da 6 o 7 operatori.

Il Mise intanto presenterà martedì prossimo un accordo con Asstel e i sindacati, che prevede incentivi ad assumere in vista delle gare per la banda larga e un nuovo regolamento anti-corruzione sui bandi di gara Infratel in collaborazione con l’Autorità Anticorruzione.

Telecom Italia

Infine, Telecom Italia si è aggiudicata tutti i bandi di gara indetti dal Ministero per lo Sviluppo Economico nel Sud Italia, dove saranno investiti 750 milioni di euro per la diffusione della banda ultra larga in Molise, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e, per ultima, la Sicilia.

C’è da dire che sulla partita futura della banda ultralarga pesa il forte contenzioso antitrust che contrappone gli OLO a Telecom Italia per l’accesso alla rete.