La nuova minaccia idrica di molti agricoltori europei, che vivono e faticano in zone aride del Vecchio Continente, si sta rivelando essere l’intelligenza artificiale. Il cambiamento climatico picchia duro in diverse regioni europee, soprattutto laddove l’acqua un tempo era una commodity data per scontata.
Ora le cose sono cambiate e le Big Tech sono sempre più assetate di acqua.
Sempre più Data Center, crescono i consumi idrici
Su questo tema punta il dito Politico.eu, il sito specializzato che mette in evidenza come giganti del calibro di Microsoft e Amazon investono miliardi per strappare la terra necessaria ad ospitare i loro data center, che di norma hanno bisogno di milioni di litri di acqua all’anno per funzionare.
Eppure i governi sono entusiasti dei crescenti investimenti delle Big Tech sui territori dell’Unione. Il ministro spagnolo del Digitale ha da poco celebrato con entusiasmo la decisone di Amazon di investire nel paese, che “diventa così la punta di diamante dell’AI in Europa”.
Bruxelles vuole triplicare la capacità dei data center in 5-7 anni
La Commissione Europea vuole triplicare la capacità dei data center nei prossimi 5–7 anni.
Ma le comunità locali non sono affatto entusiaste di questo rinnovato attivismo delle Big Tech.
Mentre aziende come Amazon promettono oltre 15 miliardi di euro di investimenti, posti di lavoro, partnership con le scuole locali, programmi di educazione comunitaria, ammodernamenti delle infrastrutture idriche e “iniziative per la sostenibilità”, stanno nascendo gruppi di base, diffidenti nei confronti dei giganti della tecnologia che cercano di accaparrarsi le loro risorse idriche.
Agricoltori più a rischio
“Alla fine, l’agricoltore non vince mai”, ha detto Chechu Sánchez, un agricoltore aragonese, intervenendo a un evento sui data center a Saragozza, capitale dell’Aragona. “Ogni volta che c’è un saccheggio da parte di capitali stranieri, l’agricoltore, la gente dei comuni, non vinciamo mai, non ne beneficiamo affatto”.
L’attivista Aurora Gómez e il suo collettivo Tu Nube Seca Mi Río (che si traduce come “la tua nuvola sta prosciugando il mio fiume”) stanno guidando una campagna per una moratoria su tutti i nuovi data center in Spagna. Gli agricoltori, i maggiori consumatori d’acqua in Europa, sono tra i più vulnerabili, ha affermato Gómez, e – quando vengono a conoscenza dell’utilizzo di acqua da parte dei data center – sono i più indignati.
La stessa battaglia per l’acqua accomuna anche altre comunità agricole in Francia e Irlanda. Ponendo un discreto freno all’espansionismo delle Big Tech e mettendo in difficoltà anche i politici di Bruxelles.
Un’attività assetata
Sempre secondo Politico.eu, nel 2024, il settore dei data center in Europa ha consumato circa 62 milioni di metri cubi d’acqua, equivalenti a circa 24mila piscine olimpioniche.
Con la crescita del settore, si prevede che il consumo raggiungerà i 90 milioni di metri cubi entro il 2030, secondo Water Europe, la lobby del settore idrico.
Questo perché i data center generano molto calore e devono essere costantemente raffreddati. L’acqua è “fondamentalmente fondamentale per questi data center, che si tratti dell’intelligenza artificiale, di ogni volta che inviamo un’e-mail o un messaggio WhatsApp, o di ogni volta che facciamo una ricerca su Internet”, ha detto Kevin Grecksch, docente di scienze idriche all’Università di Oxford.
L’Europa sta affrontando periodi di siccità sempre più frequenti, che stanno distruggendo la salute del suolo, minacciando i raccolti e complicando il trasporto fluviale delle merci.
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Le grandi aziende tecnologiche, nel frattempo, hanno visto il loro consumo di acqua aumentare vertiginosamente. Il consumo di acqua di Microsoft è quasi raddoppiato nel triennio 2020-2023, raggiungendo quasi gli 8 milioni di metri cubi, la maggior parte dei quali destinati al raffreddamento dei data center. Amazon non rivela la sua impronta idrica totale.
Per le aziende, ha senso costruire data center in aree soggette a stress idrico, poiché per altri aspetti le regioni aride spesso offrono condizioni ottimali per la gestione di un data center, che necessita di molto terreno e bassi livelli di umidità, ha detto Grecksch. L’Aragona “è una zona in cui viaggio ogni anno con i miei studenti. Ci occupiamo del problema dell’acqua ed è un problema enorme”, ha aggiunto Grecksch.