Da Fukushima alle Olimpiadi: pronto il piano per la nuova Tokyo, 4 miliardi di euro in infrastrutture

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Il Giappone cerca di uscire dalla crisi puntando su smart city, green technology, Low carbon economy e i Giochi olimpici del 2020. Obiettivi: investire in infrastrutture, creare nuovi posti di lavoro e rendere Fukushima una centrale sicura.

Giappone


Tokyo Smart CIty

Sarà Tokyo la città che ospiterà i XXXII Giochi olimpici del 2020. L’annuncio lo ha dato da Buenos Aires Jacques Rogge, presidente del Comitato internazionale olimpico (CIO). La Capitale giapponese ha battuto in finale Istanbul, 60 voti contro 36, e Madrid, che ha raccolto il favore di 26 votanti.

 

Il Primo cittadino Inose Naoki e il Premier Abe Shinzo, hanno già annunciato lo slogan che accompagnerà il percorso di avvicinamento ai giochi: “Discovery tomorrow“. Un invito a bissare il gande successo delle Olimpiadi di Tokyo del 1964, seguite da un grande boom economico del Giappone, e a guardare al futuro della grande città che già oggi conta un’area metropolitana abitata da 30 milioni di cittadini.

 

Pronti subito 455 miliardi di yen, circa 4 miliardi di euro, che serveranno alla realizzazione di infrastrutture innovative, sia sportive, sia relative ai trasporti (già piuttosto sviluppati nell’isola), all’energia (soprattutto elettrica), alle comunicazioni. Le Istituzioni si attendono un ritorno economico pari a 23 miliardi di euro (3 mila miliardi di yen), con 150 mila nuovi posti di lavoro nell’edilizia e nei servizi e un flusso di turisti che raggiungerà i 30 milioni di visitatori entro il 2020.

 

Una serie di interventi economici e strutturali che si inseriscono in quella che i media hanno battezzato come ‘Abenomics‘, cioè una strategia lanciata del Primo ministro giapponese che sta cercando, con dei primi apprezzabili risultati, frutto di ingenti iniezioni di liquidità e aumento della spesa pubblica (con svalutazione dello yen), di far riemergere il Paese da un lungo periodo di stagnazione economica.

 

Una vittoria olimpica che certamente non deve far dimenticare il grave danno ambientale, sanitario ed economico inferto dall’incidente della centrale nucleare di Fukushima, del marzo 2011, al Giappone e al mondo intero. Tokyo si trova a 230 chilometri dal luogo dell’esplosione, che un paio di anni fa ha lasciato tutti senza fiato per settimane. Un’emergenza per niente finita, viste le enormi fuoriuscite di acqua radioattiva dai reattori della centrale, nei giorni scorsi, finite inesorabilmente nell’Oceano Pacifico, a cui il Governo dovrà porre rimedio al più presto, molto prima del 2020.

Per il momento prende sempre più quota il progetto del ‘muro di ghiaccio’ da 350 milioni di euro per il contenimento delle acque radioattive, mentre dalla società che gestisce l’impianto nucleare, la famigerata Tepco, arrivano voci sempre più confuse sullo stato della sicurezza della centrale di Fukushima: ‘La contaminazione delle acque marine continua, situazione non ancora sotto controllo‘.

 

Una Tokyo che ha quindi l’opportunità di cambiare volto, di innovarsi ulteriormente e di trasformarsi definitivamente in una smart city. Obiettivi a cui l’amministrazione pubblica sta già lavorando assieme ad alcuni giganti tecnologici, tra cui Panasonic, Sharp e Mitsubishi, per la realizzazioni di progetti ICT di nuova generazione dedicati allo sviluppo sostenibile, l’energia pulita, la gestione delle risorse energetiche (elettricità, gas, acqua), il ciclo dei rifiuti, smart grid-rinnovabili, smart buildings e molto altro. Un esempio pratico, è lo Smart Village di Panasonic costruito nella periferia della megalopoli nipponica, in grado di ricavare energia da fonti rinnovabili e non da combustibili fossili (Zero carbon emission – Low carbon economy), in cui si utilizzano in maniera massiccia home automation, illuminazione pubblica a LED, materiali ecosostenibili per l’edilizia, nuovi impianti per la gestione dei rifiuti e green technology applicata a più settori economici, dei servizi e industriali.

 

Entro il 2015, infine, Tokyo darà inizio ad un nuovo programma di ampliamento delle aree verdi in città, a partire da 1 milione di nuovi alberi piantati e da un nuovo concetto di accessibilità degli spazi verdi pubblici, che dovranno essere aperti a tutti per migliorare velocemente la qualità della vita dei cittadini.

 

(f.f.)