L’80% dei sudamericani vivrà in città entro il 2015: l’ECLAC chiede di accelerare sulle smart city

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Antonio Prado: ‘Superare gli ostacoli burocratici e amministrativi per creare le condizioni favorevoli alla nascita delle smart city e dare il via ad un nuovo ciclo storico, economico e culturale’.

Cile


Smart City Grande 2

Il Sud America anticipa i trend globali e prospetta una migrazione di massa dalle campagne alle aree urbane già entro il 2015. È quanto reso noto durante i lavori dell’ECLAC, il Consiglio economico per l’America Latina e i Caraibi, tenuti a fine agosto a Santiago del Cile, a cui hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, della politica, dell’amministrazione pubblica, delle università, della ricerca e dell’imprenditoria. Obiettivo dichiarato: è accelerare lo sviluppo delle grandi città sudamericane, prendendo esempio dai principali modelli smart city proposti in tutto il mondo.

 

Decine di milioni di persone si riverseranno nei centri abitati, medi e grandi del continente, con gravi ripercussioni sulle risorse energetiche, quelle idriche, l’ambiente, le infrastrutture critiche di ogni singolo Paese. Serve da subito individuare le soluzioni tecnologiche e amministrative per lanciare i progetti (che già sono molti in Brasile, Argentina, Cile) dedicati all’innovazione tecnologica applicata ai centri urbani per migliorare la qualità della vita delle persone, soprattutto in chiave ‘verde’.

 

Una urgenza politica e storica che è già contenuta nel titolo dell’evento: “The Smart Cities Summit 2013 – Building the cities of tomorrow“. Le città di domani, non del futuro inteso come orizzonte temporale vago. Organizzata dal Governo del Cile, dall’ECLAC e dalla País Digital Foundation, l’iniziativa è stata tutta finalizzata al confronto intergovernativo ed economico per trovare risorse finanziarie, competenze adeguate e tecnologie efficaci per tirare su velocemente interi quartieri secondo gli standard più evoluti.

 

Tutti riconoscono ormai la centralità strategica dell’Information and Communication Technology (ICT) nello sviluppo economico, tecnologico, culturale e sociale di ogni Paese – ha dichiarato Antonio Prado, vice segretario generale dell’ECLAC – le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono necessarie per innovare la sanità, la didattica, la Pubblica Amministrazione, i trasporti, per la salvaguardia dell’ambiente, il risparmio energetico, il rapporto tra Istituzioni e cittadini, la crescita economica e la competitività delle aziende“.

 

Secondo l’Osservatorio regionale dell’ECLAC sulla diffusione della banda larga, dal 2010 al 2013 il costo dell’accesso al broadband è diminuito del 70%, in nove regioni sudamericane, mentre di pari passo è aumentata del 240% la velocità di connessione alla rete. Due elementi che, unitamente al boom di smart connected device venduti ed effettivamente utilizzati, anche per la mobile internet, hanno convinto i partecipanti al summit, tra cui Boyd Cohen, esperto internazionale di smart city, e Pilar Conesa, direttore dello Smart city World Congress di Barcellona, della necessità di intervenire subito per liberare le energie e le risorse da destinare alla nascita delle smart city in tutto il continente.

 

Le aziende sono pronte, le tecnologie ci sono, manca solo la volontà politica di far partire il meccanismo burocratico che sta alla base dei processi amministrativi e regolatori. Un ostacolo di non poco conto, come sappiamo bene anche noi in Italia, ha sottolineato Prado: “Che va però superato per creare le condizioni favorevoli finalizzate a rigenerare le nostre città e dare il via ad un nuovo ciclo storico, economico e culturale“.

 

(f.f.)