Banda larga, internet delle cose, istruzione, mobilità intelligente e telelavoro: il ruolo del satellite nello sviluppo delle città italiane

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Eutelsat crede nel satellite per l’accesso democratico alla rete e alle sue opportunità di crescita per aziende e cittadini

Italia


Satellite Eutelsat

Sono diversi i fattori che possono essere considerati ‘chiave’, quando si parla di innovazione urbana e di Smart City. Tra questi ce ne sono alcuni sicuramente più rilevanti di altri, perché non solo determinano un ammodernamento delle infrastrutture, ma coinvolgono più direttamente la popolazione in un processo di crescita e di sviluppo come pochi se ne sono visti negli ultimi decenni. La città non è più un centro abitato attorno ad una fabbrica o un distretto industriale, ne un semplice mercato di servizi, ma una nuova piattaforma in cui aziende e cittadini diventano protagonisti di un cambiamento epocale.

 

Ecco perché si parla di banda larga, internet of things, Smart mobility, telemedicina, telelavoro, abitazioni digitalizzate e servizi di nuova generazione, elementi prioritari nel percorso di avvicinamento dell’Italia all’Europa e sui c’è da investire in termini di accessibilità, diffusione ed innovazione tecnologica. Se ne è parlato anche a Roma, in occasione della Settimana della cultura d’impresa, all’interno dell’evento “Imprese protagoniste dell’Innovazione sociale“. Se il nostro Paese vuole davvero ridurre lo spread tecnologico ed innovativo con i partner europei deve puntare su un mix tecnologico avanzato e sulla social innovation.

 

L’Italia potrà risolvere i problemi sociali, ambientali ed economici esistenti solo concentrando risorse sul digitale e sulla cultura del digitale, ponendo al centro dello sviluppo delle imprese sociali e delle nuove politiche pubbliche la comunicazione, la tecnologia, la scienza e il design.  All’incontro ha partecipato anche Eutelsat, che ha evidenziato come il satellite possa giocare un ruolo strategico per facilitare l’accesso alla rete e alle risorse per imprese e cittadini, nella ferma convinzione che: “uno strumento democratico come il satellite, insieme con reti efficienti, può cambiare gli stili di vita e di consumo“.

 

Istruzione e cultura digitale sono due tra i fattori, sopra elencati, su cui bisogna porre maggiore attenzione, ha spiegato Fabrizio Viscardi, Marketing and communication manager di Eutelsat, perché se è chiaro a tutti ormai che “la banda larga è indispensabile per il rilancio dell’Italia” e che Eutelsat si sta impegnando “per rendere accessibile a chiunque la connettività, garantendo libertà d’informazione e di telecomunicazione“, è anche vero che “non è sufficiente realizzare potenti infrastrutture lungo tutto il Paese, ma che la vera rivoluzione nasce dall’utilizzo consapevole dell’opportunità regalata dalla rete” e che quindi “sono le persone a generare il cambiamento e solo attraverso l’istruzione è possibile immaginare un futuro con solide fondamenta digitali“.

 

E proprio per la didattica, l’istruzione e la cultura digitale, Eutelsat ha di recente firmato un protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione, l’Università e la Ricerca per la digitalizzazione di 25 scuole in aree economicamente e socialmente depresse. In tal modo, l’azienda di telecomunicazioni satellitari darà agli studenti la possibilità di navigare con il satellite ad alta velocità e agli insegnanti di preparare le prime lezioni di cultura digitale.

 

Tra i tanti interventi urgenti da effettuare nel nostro Paese, certamente al primo posto c’è l’accesso alla rete e l’abbattimento del digital divide. Ogni strumento è ben accetto e certamente il satellite offre l’opportunità di raggiungere quelle aree rurali abitate che al momento rischiano di essere tagliate fuori dall’avanzata delle Smart City, sia da un punto di vista delle comunità di cittadini, sia delle imprese. Le comunità intelligenti sono la base su cui poggia e devono poggiare le Smart City italiane e l’articolo 20 del tanto discusso Decreto Sviluppo approvato dal Governo Monti ne è la conferma. Nello stesso decreto c’è la volontà di accrescere le risorse per la lotta al digital divide, nelle aree a fallimento d’impresa del Mezzogiorno (600 milioni di euro) e del Nord del Paese (150 milioni di euro, ), l’istituzione di centri scolastici digitali tramite apposite convenzioni con il Miur, che consentano il collegamento multimediale e da remoto degli studenti alle classi scolastiche, la sanità e la giustizia digitali, la trasmissione di documenti per via telematica, la digitalizzazione delle case. In tutti questi casi il satellite si offre come tecnologica abilitante e dai costi competitivi. È importante rafforzare il processo di innovazione sociale ed economica in atto, puntando sull’accesso democratico alla rete, sull’internet delle cose, sulla mobilità intelligente, sulla sostenibilità ambientale, sul cloud e i cosiddetti Big Data, se si vuole emergere nella competizione globale. Chi saprà gestire tale mix tecnologico e allo stesso tempo sviluppare cultura digitale diffusa avrà la sua exit strategy dalla crisi.

(f.f.)