eSECURITY: Anonymous attacca la Polizia di Stato e rende pubblici migliaia di documenti riservati

di Flavio Fabbri |

VINTI

Ancora un round a favore di Anonymous, il collettivo anonimo di hacker e attivisti politici online, che ha di nuovo inferto un duro colpo alla Polizia di Stato italiana. Stamattina, infatti, si potevano tranquillamente trovare in rete, sul sito degli hacker e perfino su Facebook e Twitter, migliaia di file riservati della Polizia, relativi a operazioni sotto copertura e contro i No Tav della Val di Susa e di Torino.

 

Informative dettagliate sulle iniziative di gruppi politici e movimenti, come quelli contro la costruzione della linea ferroviaria ad Alta Velocità tra Francia e Piemonte occidentale. Circa 3500 file per complessivi 1,3 Gb di documenti che sono stati sottratti dal database della Polizia di Stato (presumibilmente dal portale istituzionale www.poliziadistato.it) e resi pubblici tramite blog, social network e siti web anonimi come Par-anoia.

 

I documenti in questione sono relativi ai gruppi antagonisti di diverse aree del Paese, ma in particolare piemontesi e torinesi: anarchici e ambientalisti, movimenti per la casa e gli immancabili centri sociali. Tra i file sottratti e ridistribuiti in rete ci sono, inoltre, contenuti di email personali, password per posta elettronica, elenchi con indirizzi e dati degli agenti e molto altro ancora.

 

A firma dell’azione, portata a termine dai cyber attivisti di Anonymous, si legge: “Da settimane ci divertiamo a curiosare nei vostri server, nelle vostre mail, documenti, verbali e molto altro. Il livello di sicurezza dei vostri sistemi è davvero scadente“.  Un operazione di tipo ‘AntiSec‘, quindi, cioè contro la sicurezza elettronica di Stato e per dimostrare quanto gli apparati repressivi e per il controllo gestiti dalle Forze dell’Ordine non siano poi così affidabili.

 

Siamo in possesso di una notevole mole di materiale: ad esempio documenti sui sistemi di intercettazioni, tabulati, microspie di ultima generazione, attività sotto copertura; varie circolari ma anche numerose mail…“, si legge ancora nel messaggio, dove si sottolinea tutto il disprezzo del collettivo verso le operazioni ‘sporche’ condotte dai reparti mobili contro gli studenti di Torino, Milano e Roma di alcuni giorni fa, quelle tragicamente ben più famose condotte al G8 di Genova 2001 e più in generale tutte quelle che ogni tanto accendono i riflettori sul modo non sempre trasparente con cui la Polizia di Stato gestisce alcune situazioni di ordine pubblico.

 

Gli Anonymous, infine, chiudono il testo di rivendicazione dell’attacco richiedendo: “…L`introduzione nel nostro codice del reato di tortura … la telesorveglianza continua di ogni luogo in cui le Forze dell`ordine svolgono il proprio ruolo … l`apposizione di un codice ben visibile sulle divise, al fine di identificare facilmente un agente in tenuta antisommossa“.