ICT: in Italia chiudono 1000 aziende al giorno, ma quelle ecommerce aumentano del 13%

di Flavio Fabbri |

VINCITORI

Il nostro mercato interno è quello che, assieme a Spagna e Grecia, ha sofferto di più la crisi economica e finanziaria esplosa nel 2008. Lo confermano i dati ufficiali sulla natalità e mortalità delle imprese diffusi da Unioncamere sulla base di Movimprese, rilevazione statistica condotta da InfoCamere, la società di informatica delle Camere di Commercio italiane.

 

Sono 384 mila le imprese nate nel 2012 (il valore più basso degli ultimi otto anni e 7.427 in meno rispetto al 2011), a fronte delle quali 364.972 – mille ogni giorno – sono quelle che hanno chiuso i battenti (+24mila unità rispetto all’anno precedente). Come conseguenza, il saldo tra entrate e uscite si è attestato sul valore di 18.911 imprese, il secondo peggior risultato dall’inizio della crisi.

 

A soffrire di più è il tessuto imprenditoriale dell’industria manifatturiera, seguito da quello delle costruzioni (-7.427) e dell’agricoltura (-16.791). Il conto più salato del 2012 lo paga il Nord che perde complessivamente circa 6.600 imprese, i tre quarti delle quali (poco meno di 5mila unità) nel solo Nord-Est. Giovani under 35, immigrati e donne, attività del turismo, del commercio e dei servizi alle imprese e alle persone sono le tipologie di imprenditori e i settori di attività che, nel 2012, hanno consentito a mantenere in lieve attivo il bilancio anagrafico delle imprese italiane (+0,3% contro il +0,5 del 2011).

 

Ma la crisi economica si batte solo con l’innovazione e infatti ottime notizie arrivano dal settore del commercio elettronico, con un’ecommerce che prospera nel 2012 e che ha determinato la nascita di 1524 nuove attività, il 13% in più in termini relativi rispetto al 2011. Bene anche il settore dei servizi di informazione e comunicazione, con più di 126 mila aziende attive al 31 dicembre 2012, di cui 2.206 in più rispetto all’anno precedente (+1,76%).