SOCIAL NETWORK: nuova battaglia dei sindacati USA, ‘Criticare il capo anche su Facebook si può, lo dice la legge’

di Flavio Fabbri |

VINCITORI

È possibile criticare il proprio datore di lavoro su Facebook? Negli Stati Uniti su questo argomento è in atto una vera e propria battaglia legale, che vede contrapposta l’American Medical Response del Connecticut alle rappresentanze sindacali dei lavoratori.

Tutto è nato quando una dipendente di Souza, società americana di ambulanze, ha scritto su Facebook che il suo ‘capo’, il diretto supervisore, era un emerito ‘psicopatico‘. La cosa evidentemente non è andata giù al diretto interessato che di fatto l’ha licenziata.

I sindacati hanno impugnato la decisione, chiamando in causa il National Labor Relations Act, una legge federale che tutela i dipendenti nel loro diritto di critica nei confronti delle proprie mansioni, del luogo di lavoro, dei colleghi e anche del capo.

Elementi centrali questi ultimi per comprendere lo scontro in essere, perché l’azienda sostiene che il licenziamento non è diretta conseguenza del commento su Facebook, ma di comportamento scorretto sul luogo di lavoro e di vere e proprie aggressioni ‘online‘ anche verso i colleghi stessi. Per’altro, nel caso specifico, il dipendente non ha scritto in rete la parola ‘psicopatico’, ma si è rivolto al suo supervisore con il termine in codice ‘17‘, che in gergo significa: ‘paziente psichiatrico‘.

Ci sarebbe da chiedersi, in attesa della sentenza sul caso, se esprimersi in modo aggressivo e diffamatorio sul web, di un impiegato verso i propri colleghi e verso il datore di lavoro, sia o no da considerarsi un diritto o un reato. Posto che siano veritiere e in buona fede le posizioni delle parti in causa, il problema è che tali comportamenti o atteggiamenti si sono tradotti in questo caso in un ‘post’ su un social network. È il social network una succursale del luogo di lavoro o è da considerarsi uno spazio privato, pur se condiviso?