Seminario Bordoni. Maurizio Dècina (Fub): ‘Dalla vecchia Tv analogica alla banda larga mobile e all’Alta Definizione: ecco come guardare correttamente alle frequenze’

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Intervista a cura di Raffaele Barberio

INTERVISTA


Maurizio Dècina

Frequenze ed uso dello spettro sono stati i temi caldi del primo Seminario Bordoni tenutosi a Roma il 14 gennaio scorso. A margine dell’evento abbiamo intervistato Maurizio Dècina, professore al Politecnico di Milano e da qualche mese presidente della Fub – Fondazione Ugo Bordoni .

Profondo conoscitore dei grandi temi della società dell’informazione, Maurizio Dècina ci ha risposto in modo asciutto, com’è nel suo stile. Ecco cosa ci ha detto.

 

 

K4B.  Professore Dècina, la Fondazione Bordoni inizia il nuovo anno con il primo di una serie di Seminari che intendono focalizzare l’attenzione degli addetti ai lavori sui principali temi della società dell’informazione…

 

Dècina.   L’innovazione tecnologica nel settore delle comunicazioni radio ha avuto un impulso strepitoso nel corso degli ultimi anni. Si tratta di un fattore di crescita che ci obbliga a rivedere l’intero quadro delle regole d’impiego dello spettro. Da qui la scelta della Fondazione Bordoni di dedicare proprio al tema delle frequenze il primo  Seminario Bordoni, un ciclo di eventi che abbiamo programmato da qui alla tarda primavera.

 

 

K4B.  In quale contesto si collocano le problematiche legate alla gestione ed ottimizzazione dello spettro?

 

Dècina.   Non c’è dubbio alcuno sul fatto che il presente e il futuro ci parlino sempre più di una convergenza multimediale che si manifesta anche nelle comunicazioni via radio. Consideri che oggi parte dello lo spettro, anzi grandissima parte dello spettro e delle basse frequenze, cioè quelle che sono le più economiche per poter realizzare le grandi reti a larga banda di tipo interattivo, viene impiegato per il broadcasting di tipo analogico. Senza dubbio in futuro le frequenze oggi usate per l’analogico saranno domani usate da un lato per la diffusione di segnali televisivi digitali e dall’altro per le nuove comunicazioni radiomobili a larga banda; il che impone una revisione molto importante, così come sta avvenendo in tutto il mondo, dell’utilizzo dello spettro. Ed in Italia il tema è molto sentito, perché siamo in grave ritardo per tutto ciò che riguarda l’amministrazione dello spettro.

 

 

K4B.  Partiamo da zero o no?

 

Dècina.   Non proprio, ma solo di recente abbiamo preparato un database che contiene tutta la mappa delle frequenze della diffusione televisiva analogica all’interno del nostro Paese. Quindi, ben venga il Seminario Bordoni sulle frequenze: un evento importante perché ha consentito la messa a confronto della nostra realtà nazionale con quanto si fa in un grande Paese come la Francia in questo settore.

 

 

K4B.  Con quali esiti, se possiamo fare un primo bilancio a caldo?

 

Dècina.   Innanzitutto mi pare che la conclusione del convegno sia stata anche quella dell’avvio di una collaborazione tra Francia e Italia, legata proprio allo switchover della televisione digitale previsto per la Regione Sardegna. In quel caso la regione limitrofa è la Corsica e si tratterà di pianificare non solo la transizione verso lo switchover, ma la cosa più importante, peraltro sottolineata con forza da Rancy, è che va pianificato il futuro.

 

 

K4B.  In che modo?

 

Dècina.   Va definito il cosiddetto target plan, ovvero il piano definitivo di assegnazione delle frequenze una volta avvenuto lo switchover dall’analogico al digitale. Il tema non è solo la televisione digitale come potete immaginare, ma il riuso di queste frequenze per le tecnologie innovative che si prospettano sul mercato: dai sistemi di telefonia mobile di 4° generazione fino alle grandi applicazioni della televisione ad Alta Definizione in broadcasting digitale.

 

 

K4B.  E’ vero che in alcuni segmenti del mercato ICT vantiamo delle posizioni di eccellenza, ma è pur vero che in altri accusiamo un gap significativo. Cosa fare per superare questo gap e in quanto tempo il Paese può riprendere la corsa alla pari con le altre grandi realtà nazionali europee?

 

Dècina.   Ma guardi, io spesso dico che il nostro Paese deve cominciare a pensare come un Paese e non come un conglomerato di partiti e associazioni di tipo diverso che badino agli interessi personali. Questo è quello che avviene in altri Paesi. È significativo quanto ha detto Rancy al nostro seminario: l’Agenzia Nazionale delle Frequenze in Francia impiega circa 300-400 persone di cui oltre 160 sono destinate soltanto al monitoraggio dell’uso dello spettro. Quindi, non solo esiste una base di dati, un archivio di tutte le frequenze e di come esse siano state distribuite e concesse nel tempo, ma persiste anche una verifica giornaliera da parte dell’Autorità Nazionale per garantire ogni uso dello spettro, fornendo tutte le garanzie necessarie all’industria che ci lavora e che su di esso crea valore ed ai  cittadini che dei servizi erogati sono i diretti utilizzatori. Lo spettro non è solo una straordinaria risorsa, è anche un bene pubblico.

 

 

K4B.  E allora cosa fare, professor Dècina?

 

Dècina.   Bisogna muoversi nelle direzioni che ho appena indicato. Io credo che oggi dall’attuale Governo siano stati dati dei segnali importanti in questa direzione. E se mi permette il fatto che io stesso mi sia messo al servizio dello Stato come presidente della Fondazione Bordoni è frutto di questo mio convincimento. Certamente il tempo che ci vorrà per rimettersi al passo con gli altri Paesi è lungo e si misura in decadi, ma è molto importante non mollare e, quindi, continuare ad andare avanti lungo questa strada che si è intrapresa, per creare una struttura pubblica che amministri in modo più efficiente e più trasparente una risorsa come lo spettro radio, che è di tutti e come ogni bene comune va usato bene e preservato.

 

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