Sky Italia: difficoltà o rilancio? Intervista al Dg Osvaldo De Santis

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INTERVISTA


Osvaldo De Santis

Intervista a cura di Angelo Zaccone Teodosi (IsICult)

   

Stato di difficoltà, distacco di manager di rilievo, rilancio del prodotto, rischi di competizione dal digitale terrestre: da settimane si susseguono voci su un presunto stato di difficoltà di Sky Italia, la Tv satellitare nata alcuni mesi fa dalla fusione di Tele+ e Stream, con quota maggioritaria nelle mani del tycoon Rupert Murdoch e presenza minoritaria di Telecom Italia.

Difficoltà reali o valutazioni infondate, pessimistiche e rilanciate da chissà chi?

Abbiamo per questo ritenuto utile andare direttamente alla fonte e abbiamo chiesto ad Osvaldo De Santis, 53 anni, da cinque mesi direttore generale di Sky Italia, di offrirci in presa diretta lo stato di Sky Italia.

 

Ne è venuto il quadro che vi proponiamo.

 

 

D. Allora, De Santis, Sky Italia arranca davvero o si tratta di voci senza fondamento?!?

 

R. Posso assicurare che la situazione di Sky Italia è complessivamente positiva. Non posso anticipare quel che emergerà dalla riunione del consiglio di amministrazione che si terrà a breve, ma posso assicurare che le voci di crisi sono totalmente false.

 

 

D. E gli abbonati? Sembrerebbe che gran parte di essi si orienti sul ¿pacchetto-base¿, ridimensionando le aspettative di ritorni. Quali sono le vostre previsionio?

 

R. Ribadisco che siamo in linea con i piani previsti. Posso rivelare, per esempio, che nelle prime settimane dell’anno in corso (e considerando che il periodo natalizio è ormai trascorso) stiamo continuando ad acquisire quotidianamente un grande numero di abbonati, e da questo si comprende che ci stiamo muovendo bene.

Insomma, il break-even si avvicina, e siamo in linea con le previsioni.

Le posso anche assicurare che non corrisponde a verità che la gran parte dei nuovi abbonati si orienta verso il ¿pacchetto-base¿. Anzi, la quota percentuale di coloro che si orientano sulla proposta di abbonamento più cara è superiore alle nostre previsioni. Quindi¿

 

 

D. ¿.La dichiarazione del Ministro Gasparri sui ¿tagli¿ alla forza-lavoro, anche questa¿ infondata?!?

 

R. Mi permetto di osservare che deve esserci stata una distorsione  di comunicazione, e finanche di elaborazione della notizia. La realtà è che stiamo trattando, con ogni singolo lavoratore e con i sindacati, in un clima assolutamente sereno (fino ad oggi non abbiamo avuto un solo atto ostile), il trasferimento a Milano di poco più di 100 dipendenti. Trasferimento previsto all’interno di una riorganizzazione del gruppo, che prevede la concentrazione nella sede milanese di una serie di strutture e servizi, prevalentemente amministrativi.

A questi lavoratori, stiamo comunque offrendo condizioni estremamente stimolanti, per compensare lo sforzo di un trasferimento. Aggiungo pure che il piano è stato concordato con le organizzazioni sindacali. 

Mi piace anche ricordare che Sky Italia, ormai, dopo Rai e Mediaset, è il terzo maggiore gruppo televisivo nazionale come forza-lavoro: considerando i nostri ¿call-center¿, siamo ben oltre 2.000 dipendenti.

 

 

D. Cosa pensa delle istanze dei produttori audiovisivi indipendenti, che lamentano il trattamento privilegiato di cui gode Sky Italia, a differenza di Rai e Mediaset, in relazione agli investimenti obbligatori in produzione?

 

R. Credo che la questione vada affrontata all’interno di un¿analisi seria e serena dell’economia del sistema audiovisivo italiano.

Sky Italia punta notoriamente sul cinema e, mesi fa, abbiamo assunto impegni precisi, che confermiamo: la volontà di destinare almeno 50 milioni di euro all’anno all’acquisizione di diritti da società di distribuzione. Precisiamo, però, che non intendiamo assumere il ruolo di produttori, ruolo che lasciamo ai molti già validi soggetti esistenti. Per quanto riguarda gli obblighi di investimento in altri generi, ritengo che queste esigenze debbano scaturire naturalmente dal mercato e cioè dovranno essere gli abbonati che attraverso le loro scelte influenzeranno i nostri acquisti, e non viceversa.

In ogni caso, va ricordato che Sky Italia resta pur sempre una ¿start-up¿, una grande start-up in verità, ma comunque di un soggetto che è entrato da pochi mesi in un mercato che era affossato dal sostanziale fallimento di Tele+ e Stream.

Credo che un po¿ di fiducia, e quindi di elasticità, ci debba essere concessa, nell’interesse comune di far crescere il sistema audiovisivo nazionale, e quindi anche il suo tessuto produttivo.

 

 

D. E allora, De Santis, tutto va bene?

 

R. I problemi ci sono, ma sono assolutamente fisiologici. Per esempio, registriamo, in alcune aree d’Italia, una qualche difficoltà nell’accontentare le richieste dei nuovi abbonati. c’è, infatti, una ¿lista di attesa¿ di neo-abbonati che attendono con ansia l’installatore. Si tratta di problemi di crescita, però, fisiologici e gestibili, che comunque stiamo risolvendo con il massimo impegno.

Ripeto: assolutamente nessuna crisi.

Siamo contenti di come il mercato ci ha accolto e di come sta reagendo alla nostra offerta, ed assolutamente fiduciosi rispetto alle aspettative di crescita.

I dati che verranno divulgati dopo il consiglio di amministrazione (che si terrà tra pochi giorni, n.d.r.) lo confermeranno.

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