Diritti serie A, il bando parla chiaro: ecco le regole del gioco

di Raffaella Natale |

Sull’asta per i diritti tv di serie A troppe polemiche, per far chiarezza è sufficiente leggere il bando e sgombrare il campo da ogni equivoco.

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Calcio

L’asta per l’assegnazione dei diritti televisivi per la Serie A stagione 2015-2018 sta sollevando diverse polemiche, a volte davvero inutili, che si perdono in un ginepraio di ipotesi, quando sarebbe sufficiente leggere le regole del bando per schiarirsi le idee. Ma andiamo con ordine.

Giovedì 5 giugno sono state aperte le buste: sono 13 le offerte presentate rispettivamente da Mediaset per i Pacchetti A, B e D, Sky e Fox, per i Pacchetti A, B, C e D e da Eurosport (Discovery Communications) solo per lo slot D.

La base d’asta parte da 800 milioni di euro. L’accordo tra la Lega di Serie A e Infront prevede per i prossimi tre anni un minimo garantito di 980 milioni di euro che secondo le indiscrezioni sarebbe stato abbondantemente superato dalle offerte.

La Lega dovrà adesso decidere a chi assegnare i diritti della Serie A per la stagione 2015-2018 e lo comunicherà per fine mese. Lunedì 23 giugno è stata intanto fissata l’assemblea della Lega.

 

cinque pacchetti per i diritti delle stagioni 2015/2016, 2016/2017 e 2017/2018 sono così composti: i primi due sono uguali (A e B), uno per satellite e uno per il digitale terrestre, per 8 squadre (248 partite), tra cui 4 delle prime cinque big, con base d’asta intorno ai 275 milioni l’anno (822 mln per le tre stagioni); uno (C) per diritti accessori dei pacchetti A e B come le integrazioni delle riprese da 66 milioni (207 in tre anni); un quarto (D) prevede un’esclusiva per le partite delle altre squadre (base d’asta intorno a 234 mln l’anno per un totale di 705 milioni); l’ultimo (E) da 108 milioni (327 milioni in totale) comprende tre gare per ogni giornata di campionato, per un totale di 114 eventi, esercitabili in piattaforma internet, iptv e telefonia mobile e da trasmettere in modalità OTT.

 

Veniamo quindi al bando, formulato sulla base delle linee guida approvate dall’Agcom e dall’Antitrust lo scorso 9 aprile. La validazione da parte delle Autorità garanti non giustifica interpretazioni successive, né permette di evocare un presunto “spirito” del bando. Sui punti che vengono oggi messi in dubbio, il bando presenta regole non equivocabili.

 

Non c’è un single buyer

Qualcuno ha parlato di non rispetto della “single buyer rule” (Legge Melandri). In realtà c’è un Pacchetto che non ha ricevuto offerte ed è quello E, relativo ai diritti internet. Una condizione che fa escludere che ci sia un operatore in gara pronto ad aggiudicarsi tutti i pacchetti live. Allo stato attuale broadcaster differenti si dividerebbero gli altri 4 pacchetti.

Più precisamente non c’è, quindi, un “single buyer” per tutti i pacchetti all’asta.

L’articolo 9.4 della Legge Melandri, riguardo ai “single buyer”, prevede il “divieto a chiunque di acquisire in esclusiva tutti i pacchetti relativi alle dirette, fermi restando i divieti previsti in materia di formazione di posizioni dominanti”.

Norma che è stata recepita nell’articolo 4.2.4 dell’invito a offrire: “Non è consentito ad un singolo operatore di acquisire in esclusiva tutti i Pacchetti di trasmissione degli Eventi in Diretta su tutte le Piattaforme, fermi restando i divieti previsti in materia di formazione di posizioni dominanti (art. 9, comma 4 del Decreto). Qualora più offerte vengano formulate da operatori della comunicazione che si trovano tra loro in situazioni di controllo o di collegamento ai sensi dei commi 13, 14 e 15 dell’articolo 43 del Decreto legislativo 31 luglio 2005 n. 177 o di controllo analogo, se ne terrà conto ai fini del citato art. 9, comma 4 del Decreto. Si ha situazione di controllo analogo quando le offerte di più operatori della comunicazione siano imputabili, sulla base di univoci elementi, a un unico centro decisionale”.

 

Uno stesso operatore può acquisire sia il Pacchetto A che B

Altra polemica riguarda la possibilità che uno stesso operatore possa acquisire in contemporanea sia il Pacchetto A che quello B. Leggendo il bando possiamo notare che non è prevista alcuna noma che lo vieti, infatti, Sky, Mediaset e Fox hanno presentato offerte per i due slot.

Nell’invito a offrire si specifica espressamente come possano essere esercitati i diritti sia per il pacchetto A che per il pacchetto B.

Nell’Allegato 1 (pacchetto A), punto 2: “(…) il Licenziatario può concludere accordi aventi a oggetto la ritrasmissione, in simultanea o in differita, direttamente o da parte di terzi, dei Prodotti Audiovisivi che trasmette su una o più delle Piattaforme Audiovisive sopra individuate per le quali sia in possesso del titolo abilitativo (se previsto dalla normativa)“. 

 

Nell’Allegato 2 (pacchetto B), punto 2: “(…) il Licenziatario può concludere accordi aventi a oggetto la ritrasmissione, in simultanea o in differita, direttamente o da parte di terzi, dei Prodotti Audiovisivi che trasmette su una o più delle Piattaforme Audiovisive sopra individuate per le quali sia in possesso del titolo abilitativo (se previsto dalla normativa)”. 

Dalla lettura del bando si evince quindi espressamente sia che i diritti possano essere utilizzati direttamente sia che il licenziatario possa raggiungere accordi con altri operatori per la ritrasmissione dei canali.

 

Questo spiega perché sia Sky che Mediaset, pur non avendo offerte o canali pay già attivi sul digitale terrestre (Sky) e sul satellite (Mediaset), abbiano presentato offerte sia per il Pacchetto A che per il Pacchetto B.

Secondo alcuni questo violerebbe lo “spirito del bando” che presumibilmente voleva Sky sul satellite e Mediaset su digitale terrestre, ma ricordiamo che Antitrust e Agcom hanno approvato le linee guida del bando senza indicare alcun vincolo su piattaforma. Il bando prevede espressamente sia che i diritti possano essere utilizzati direttamente sia che il licenziatario possa raggiungere accordi con altri operatori per la ritrasmissione dei canali.

 

Rischio monopolio

C’è anche chi ha ventilato il rischio monopolio visto che Sky e Fox fanno entrambe capo alla 21st Century Fox di Rupert Murdoch.

A sgombrare il campo dagli equivoci ci ha pensato l’amministratore delegato di Fox Italia Fabrizio Salini che ha subito affermato: “Qualora dovessimo aggiudicarci i match della Serie A è nostra intenzione continuare a portare i nostri canali sportivi a tutti gli abbonati pay, sia su digitale terrestre che su satellite, come già avviene per i principali campionati di calcio europei”.

I canali Fox Sports e Fox Sports Plus sono, infatti, già visibili in modalità pay sia su satellite (Sky) sia su digitale terrestre (Mediaset Premium).

Per quanto riguarda, invece, il fatto che pare non sia stato raggiunto il minimo d’asta per i Pacchetti C e D, in quest’ultimo caso se fosse considerata invalida l’offerta vincolata di Mediaset, sarebbe possibile rimetterli all’asta.

 

L’offerta monstre di Mediaset

Negli ultimi giorni è circolata l’indiscrezione che Mediaset abbia presentato un’offerta monstre da 850 milioni, oltre a quella già nota, per trasmettere tutte le partite del campionato in modalità digitale condizionata però alla mancata assegnazione del pacchetto di diritti sul satellite. 

Nessun colpo di scena – ha subito replicato Sky con una nota – Le offerte condizionate non sono valide come è chiaramente indicato nel bando di gara. La cifra cumulata offerta da Sky supera abbondantemente quella di Mediaset”. 

Si tratterebbe, infatti, di un’offerta vincolata e quindi non valida perché non ammessa nel bando.

 

La corsa per il Pacchetto D

Il Pacchetto D rappresenta la novità di quest’asta ed è anche quello più ghiotto (132 partite in esclusiva) e ha raccolto le offerte di Sky, Fox, Eurosport e anche Mediaset, che ricordiamo ha già acquisito in esclusiva i diritti della Champions League per triennio 2015-2018.

Riguardo a questo specifico slot, le voci circolate, né confermate né smentite, parlano di Mediaset in vantaggio con un’offerta di 306 milioni di euro a stagione, che sarebbe tuttavia vincolata all’acquisizione anche dei pacchetti A o B.

Una proposta del genere sarebbe contraria a quanto stabilito dal bando che, all’articolo 4.3.2 dell’Invito a offrire, stabilisce: “Ogni busta deve contenere una singola e autonoma offerta per il Pacchetto che si intende acquisire”.

Qualora fosse confermata che la proposta di Mediaset è condizionata, risulterebbe in vantaggio Fox, che avrebbe presentato la seconda offerta più alta per il pacchetto D, con 180 milioni di euro stagione.