Le telco a caccia di contenuti Tv: ma è un modello vincente?

di Alessandra Talarico |

Secondo Fitch Ratings, la tendenza delle telco a entrare nel mercato della distribuzione di contenuti servirà a differenziare le offerte, ma non inciderà in modo evidente sui ricavi perché i margini sono ridotti.

Europa


Telecoms

L’acquisizione di DirectTv da parte di AT&T, annunciata oltreoceano la scorsa settimana, è l’ultimo di una serie di accordi che evidenziano come gli operatori telefonici siano ‘affamati’ di contenuti televisivi. Una tendenza che si è concretizzata anche in Europa, dove le telco sono alla ricerca di nuovi canali per differenziare la loro offerta.

Come notano gli analisti di Fitch Ratings, le strategie messe in campo sono diverse.

 

Acquisendo DirecTv, AT&T avrà la possibilità di far leva sul successo dei video mobili e di diversificare i ricavi, ma i benefici a lungo termine sono ‘meno chiari’.

 

In Europa, intanto, si stanno stringendo accordi più ‘difensivi’, che permetteranno alle telco di stabilizzare la loro posizione sul mercato fisso e mobile ma non porteranno nuove entrate, almeno non nell’immediato. Così come non comporteranno grossi investimenti. È il caso, ad esempio, dell’accordo tra Telecom Italia e Sky in Italia, che permetterà ai clienti Telecom di accedere all’intera offerta televisiva della Pay-tv attraverso le reti ultrabroadband in un modello di ‘revenue-sharing’.

 

“L’accordo aiuterà Telecom Italia a difendere la sua posizione sul mercato differenziando la sua offerta da quella dei competitor e potrebbe accelerare l’adozione della fibra”, spiega Fitch, che sottolinea però come “…il roll-out della fibra resta relativamente lento. Questo dato, insieme ai bassi margini che gli operatori ottengono dalla distribuzione dei contenuti e dalla maggior concorrenza da parte di Mediaset, potrebbe limitare la capacità di Telecom di migliorare la sua redditività attraverso i servizi TV” sottolinea il report.

 

Anche la spagnola Telefonica, il principale azionista di Telco, la holding che controlla Telecom Italia, si sta muovendo sul mercato televisivo: nelle scorse settimane ha concluso un accordo con Prisa per rilevare la sua quota del 56% di Digital+, salendo al 78% del capitale della Pay-Tv spagnola. Grazie a questo accordo, l’operatore tlc non solo diventerà il principale operatore spagnolo di servizi televisivi a pagamento (la sua piattaforma Movistar conta 676 mila clienti, ai quali si aggiungeranno altri 1,6 milioni di clienti di Digital+, per una quota di mercato complessiva del 60%), ma avrà anche il vantaggio di accedere all’ampio catalogo che comprende i diritti per il calcio spagnolo.

L’operatore britannico British Telecom ha invece investito aggressivamente per assicurarsi l’esclusiva dei diritti televisivi del calcio in Inghilterra e in Europa. BT ha pagato più del doppio rispetto al precedente triennio per trasmettere in esclusiva la Champions e l’Europa League: la cifra è di 897 milioni di sterline per tre anni, poco più di 1 miliardo di euro contro i 500 mln spesi precedentemente da Sky.

Ad agevolare l’ingresso nel mercato della distribuzione dei contenuti da parte delle telco, anche il fatto che la penetrazione della Pay-Tv in Europa è molto più bassa rispetto agli Usa, raggiungendo circa il 40% delle abitazioni. Italia e Spagna in particolare, nota Fitch, registrano il più basso livello di penetrazione dei servizi Tv a pagamento in Europa.