Telecom Italia, Giuseppe Recchi: ‘Modello public company? L’importante è creare valore’

di |

Giuseppe Recchi, presidente di Telecom Italia, parla del futuro da public company dell’azienda, sempre più proiettata verso un modello di azionariato diffuso: ‘I consigli e il management sono lì per creare valore per tutti i soci, piccoli e grandi'.

Italia


Giuseppe Recchi

“Gli azionisti, come ho sempre detto, sono tutti gli azionisti, l’importante è che la public company possa trasmettere bene questo messaggio: che i consigli e il management sono lì per creare valore per chiunque sia il socio, piccolo o grande”. Lo ha detto oggi il neo presidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi, a margine dell’incontro annuale della Consob con il mercato finanziario.

 

Commentando la relazione del presidente Consob Giuseppe Vegas, Recchi ha detto di aver apprezzato “la parte in cui bisogna rimettere ordine agli aspetti della corporate governance, perché in Italia c’è una sovrapposizione disorganica e la governance è un aspetto fondamentale per la creazione di valore”.


Che l’azienda si stia muovendo verso un modello di public company all’inglese, con un azionariato sempre più diffuso e senza la presenza di un azionista di riferimento, è confermato anche dalle ultime mosse di Findim, che nei giorni scorsi ha ridotto la sua quota sotto il 5% del capitale di Telecom Italia. La società che fa capo a Marco Fossati è tornata così a detenere il 4,989%, quota che possedeva prima di superare a ottobre la soglia del 5%, superata per poter convocare l’assemblea, tenutasi il 20 dicembre, chiamata a votare la revoca del board. I soci avevano poi dato fiducia al vecchio consiglio, che lo scorso 16 aprile è stato sostituto dal nuovo cda, composto per la maggioranza (10 su 13) da consiglieri indipendenti.

 

Non più tardi dello scorso 30 aprile l’amministratore delegato Marco Patuano ha detto in un’intervista a Sky che “Telecom Italia ha abbracciato un percorso che la sta portando verso una public company – ha detto Patuano – Abbiamo un blocco di controllo rappresentato da Telco – Telefonica e investitori finanziari italiani – che controlla il 22,4% del nostro capitale (Telco si scioglierà a giugno ndr). Ma ci siamo dati una governance da public company: il board che è stato recentemente rinnovato è per 10/13 composto da indipendenti”, ha precisato l’amministratore delegato, ribadendo che “il futuro di Telecom Italia è il futuro di una public company, che decide il proprio destino nell’interesse non solo degli azionisti ma degli stakeholders in generale. Credo sia stato un percorso molto virtuoso avvenuto con trasparenza. Credo che sarà un buon esempio di corporate governance in Italia”.