Asta frequenze Tv, la guerra del telecomando pesa sui nuovi entranti

di Paolo Anastasio |

Il commissariamento del piano LCN è un deterrente per l’ex beauty contest. Il rischio che la gara vada deserta c’è, ma l’acquisto delle frequenze è un business potenziale nel medio lungo termine in vista dello sviluppo della banda larga mobile.

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Televisione

Asta frequenze tv (ex beauty contest), il bando di gara sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale il 12 febbraio e i pretendenti in lizza avranno 60 giorni di tempo per inviare le domande di partecipazione. L’asta si terrà entro l’estate e  il rischio che vada deserta c’è. Va detto però che 30 milioni di euro per un multiplex – questo il prezzo medio per uno dei tre lotti messi a gara – non è proibitivo per le casse di potenziali nuovi entranti cui è destinata (a parte Sky, già presente sul digitale in chiaro con Cielo). Tanto più che il vincolo al trasferimento delle frequenze è di soli tre anni.

 

Un deterrente a partecipare è certamente la guerra del telecomando in corso (il piano LCN dell’AGCOM è attualmente congelato dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha congelato l’assegnazione dei canali 8 e 9 a Mtv e Deejay Tv). Oggi sulla vicenda è tornata ReteCapri, una delle tante emittenti locali che si sentono escluse dalla gara, che preannuncia ricorsi all’Antitrust a causa dell’esclusione dal primo arco di numerazione 1-9.

 

Potenziale investimento per la banda larga mobile

L’obiettivo principale dell’asta frequenze tv (ex beauty contest) è cancellare definitivamente la minaccia di infrazione Ue che pende sull’Italia per scarsa concorrenza nel settore televisivo. Esclusi a priori dalla gara, come già ampiamente ribadito nei mesi scorsi, sono Rai, Mediaset, Telecom Italia Media Broadcasting, che detengono già tre o più multipelx. Sky può partecipare, ma soltanto per un solo multiplex.

 

L’investimento potrebbe rivelarsi molto proficuo a medio e lungo termine per chiunque si aggiudicherà le frequenze dell’ex beauty contest. Chi se le aggiudicherà – fra i papabili si fanno i nomi di Sky, Rete A (Gruppo De Benedetti, in predicato di creare una joint venture con Timb), CairoDiscovery Channel, Clessidra –  in un prossimo futuro potrebbe monetizzare in maniera esponenziale ricedendole a peso d’oro allo Stato, per la banda larga mobile. Tanto più che il bando prevede che all’asta “andranno frequenze che compongono tre reti televisive digitali terrestri nazionali, con un diritto d’uso ventennale non trasferibile per i primi tre anni”.

 

Insomma, fra tre anni le frequenze potrebbero essere cedute al miglior offerente o richieste nuovamente per la banda larga mobile dallo Stato, che però potrebbe essere costretto a sborsare somme consistenti per riappropriarsi di queste porzioni di spettro.

 

Il valore delle frequenze varia a seconda della destinazione d’uso. Basti pensare che Mediaset ha iscritto a bilancio i suoi canali per centinaia di milioni. E basti ricordare che il rapporto Caio dice chiaro e tondo che bisogna liberare la banda 700 Mhz per promuovere lo sviluppo della banda larga.

 

Per questo, nonostante l’idea diffusa di un generale disinteresse, all’asta frequenze tv potrebbero partecipare anche banche d’affari o fondi d’investimento, interessati all’acquisto di risorse spettrali che fra tre anni potrebbero valere dieci volte tanto, con un cambio di destinazione d’uso dal digitale terrestre televisivo (Dvbt) alla banda larga mobile (Lte).

 

La base d’asta per l’ex beauty contest è fissata a 90 milioni di euro, nel dettaglio si tratta di 29.300.759,42 euro, 29.824.571,88 euro, 31.625.177,20 euro rispettivamente per L1, L2, L3 riservate soltanto ai nuovi entranti. Sussiste l’obbligo per gli aggiudicatari di raggiungere la copertura del 51% (purché comprendente il 10% della popolazione di ogni regione) entro 5 anni, in modo graduale.

 

Guerra del telecomando, deterrente per la gara

Un deterrente a partecipare è certamente la guerra del telecomando in corso (il piano LCN dell’AGCOM è attualmente congelato dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha congelato l’assegnazione dei canali 8 e 9 a Mtv e Deejay Tv). 

Il piano di numerazione è al momento commissariato, c’è da risolvere il nodo dei canali 8 e 9. Ovviamente la strozzatura del telecomando pesa sui nuovi entranti potenzialmente interessati a partecipare all’asta: finire nel secondo o terzo arco di numerazione è un danno a priori, perché i telespettatori raramente si avventurano oltre i primi 9 numeri.

Il posizionamento che un’emittente ha sul telecomando è fondamentale per il business, ma difficilmente l’AGCOM modificherà il piano LCN in vigore, anche perché Rai e Mediaset non hanno alcun interesse a modificare lo status quo: l’attuale numerazione del telecomando sembra essere l’ultima trincea del vecchio duopolio televisivo, con Rai e Mediaset che occupano le prime sei posizioni del primo arco.