Net neutrality: connessioni mobili sponsorizzate di AT&T, negli Usa è polemica

di Alessandra Talarico |

L’operatore ha lanciato ‘Sponsored Data’: uno sponsor paga la connessione a determinati contenuti e servizi. Le aziende che possono permettersi di pagare la bolletta degli utenti finiranno per monopolizzare il mobile web?

Stati Uniti


AT&T

Col duplice obiettivo di attirare verso i suoi servizi quei consumatori che non possono permettersi un abbonamento dati da svariate decine di dollari al mese e di spingere le web company a investire nelle reti mobili, AT&T ha lanciato la scorsa settimana i contenuti e le connessioni internet mobile sponsorizzate.

Il servizio, battezzato Sponsored Data, vede tra i partner una società di assicurazioni, United Health Group, uno specialista di marketing mobile, Aquto, e il fornitore di servizi cloud Kony. In sostanza, i fornitori di servizi o di contenuti pagano AT&T così da esentare dalla tariffazione quegli utenti che usano le loro app, navigano sul loro sito o su contenuti da loro sponsorizzati. Quando un utente ‘consuma’ questi contenuti, il conto non viene addebitato sulla sua bolletta ma viene scalato da un monte traffico pagato dallo sponsor.

 

Un modello che non ha mancato di scatenare il dibattito: c’è infatti chi sostiene che le aziende che possono permettersi di pagare la bolletta degli utenti potrebbero finire per monopolizzare il mobile web.

AT&T, che conta di aggiungere nuovi partner a breve, ha assicurato dal canto suo che i contenuti sponsorizzati non avranno priorità sugli altri, in nome della net neutrality. Principio che però è stato però rimesso in causa nei giorni scorsi dalla sentenza della Corte d’Appello di Washington  che, accogliendo il ricorso di Verizon contro Netflix, ha bocciato le regole fissate nel 2010 dalla Federal Communications Commission (Fcc), che avevano come obiettivo di evitare che gli operatori tlc potessero avere un diretto controllo sulla rete, bloccando, accelerando o rallentato le connessioni internet a seconda dei loro interessi.

 

Una sentenza che, dunque, va nella direzione di un internet ‘double face’ con, da una parte, i consumatori che pagano un abbonamento per accedere ai servizi e, dall’altro, i fornitori di servizi i quali, volendo raggiungere questi consumatori, pagheranno un extra agli operatori per una priorità nel traffico o una qualità del servizio garantita.

 

In Europa il dibattito sulla net neutrality è aperto da tempo anche se il testo in discussione a Bruxelles vorrebbe imporre regole molto più stringenti di quelle che sono state annullate oltreoceano. Le regole contenute nel pacchetto telecom portato avanti da Neelie Kroes, però, non soddisfano a pie no neanche i sostenitori della net neutrality, che non vedono di buon occhio la possibilità che sia lasciato troppo spazio di manovra agli operatori tlc per creare dei ‘servizi specializzati’ a pagamento – IPTV, video on-demand, o applicazioni cloud per le imprese. Timori minimizzati dalla Commissione che assicura che i consumatori avranno comunque il diritto di verificare se beneficiano veramente della velocità di connessione per cui pagano e di annullare il loro contratto se l’operatore non rispetta gli impegni assunti a questo riguardo.

 

La FCC, dal canto suo, sta considerando di ricorrere contro la sentenza mentre Verizon ha assicurato che i clienti non saranno penalizzati, anzi. La decisione della Corte, spiega l’operatore, “lascerà più spazio all’innovazione e i consumatori saranno più liberi di scegliere come accedere e sperimentare internet”.

C’è anche, infine, chi sostiene che la sentenza spingerà le web company come Google – che ha già avviato la realizzazione di una rete broadband a Kansas City – e Facebook a investire in infrastrutture proprie per aggirare gli ISP.

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