Niente sesso, siamo inglesi? Forse un tempo. Da Westminster 300 mila visite a siti porno in un anno

di Raffaella Natale |

Il portavoce di Westminster: ‘Colpa delle pop-up’. Ma l’Associazione dei contribuenti si mobilita: ‘E’ così che si spendono i soldi dei cittadini?’.

Europa


David Cameron

Il porno piace, eccome, anche agli inglesi. I parlamentari britannici hanno tentato l’accesso a siti per adulti almeno 300 mila volte in un anno. Dal maggio 2012 al luglio di quest’anno dai loro uffici a Westminster i parlamentari hanno provato ad andare su siti porno e simili per 300 mila volte, quindi in media sono stati bloccati 820 tentativi di accesso a siti hard al giorno.

 

Possibile che con tanti problemi da risolvere, abbiano pure il tempo di cercare ‘piacevoli intrattenimenti’ su internet?

 

A fornire queste cifre ‘scottanti’ è stato lo stesso parlamento, in risposta a una richiesta dell’edizione britannica dell’Huffington Post. In base ai dati ufficiali, il numero massimo di clic è avvenuto nel novembre 2012 con 114.844 tentativi accesso e aprile 2013 con 55.552.

 

L’Associazione dei contribuenti TaxPayers’ Alliance si è subito mobilitata, il suo rappresentante Matthew Sinclair ha dichiarato: “I dati mostrano che molti tra coloro che lavorano in parlamento passano fin troppo tempo sul web visitando siti che non hanno nulla a che fare col loro lavoro. E’ molto importante che questi dati vengano resi pubblici, i contribuenti devono sapere dove vanno i loro soldi”.

Aggiungendo che “Internet può essere uno strumento utile per i parlamentari e il loro staff. Tuttavia i contribuenti britannici si aspettano dai loro deputati che essi lavorino nei loro uffici invece di consultare siti a dir poco discutibili”.

 

A Westminster non appaiono per nulla preoccupati in quanto, secondo fondi interne, i tentativi d’accesso non sarebbero veri, ma conseguenza di pop-up che si aprono involontariamente durante la navigazione dei parlamentari, ma anche di tutto il personale che lavora in quegli uffici.

 

C’è da crederci? Forse sì, se non fosse che alcuni mesi fa sono stati pubblicati dati altrettanto preoccupanti che rivelano la frequentazione dei parlamentari britannici di siti che nulla hanno a che fare con il loro lavoro.

Dai dati emergeva, infatti, che passavano buona parte del loro tempo su Facebook (3 milioni di accessi al mese), a fare acquisti online o scommesse, specie sui cavalli (83.000 visite sul sito Betfair), ma anche a scaricare musica illegalmente.

 

Intanto un portavoce della Camera dei Comuni ha già fatto sapere che non verrà preso alcun provvedimento, sostenendo che non sarà limitata “la possibilità dei parlamentari di condurre ricerche”.