Agenda digitale, Wi-Fi libero: ecco cosa cambia con il ‘Decreto Fare’

di Raffaella Natale |

Il Piemonte, la regione che per prima aveva già liberalizzato il Wi-Fi. De Carne (Wi-Next): ‘Adesso offerta e tariffe non disincentivino l'utilizzo degli Hot Spot’.

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Agenda digitale, Wi-Fi libero, domicilio digitale, fascicolo sanitario elettronico, sostegni all’innovazione e alla ricerca…sono tanti i provvedimenti contenuti nel “Decreto Fare“, approvato sabato dal Consiglio dei Ministri, che mirano a dare un colpo d’accelerata alla digitalizzazione del nostro Paese, adottando misure urgenti per il rilancio economico del Paese.

Vediamo, però, in dettaglio in cosa consiste questa liberalizzazione dell’accesso internet in modalità wireless, come già avviene in tanti Paesi europei, sulla quale in tanti si sono posti delle domande, cercando di capire quali sono gli elementi di novità della norma rispetto al passato.

Il Decreto Fare prevede la liberalizzazione dell’accesso ad Internet, come avviene in molti Paesi europei. “Resta, però, l’obbligo del gestore – si legge nel Decreto – di garantire la tracciabilità mediante l’identificativo del dispositivo utilizzato”.

E ancora: “L’offerta a internet per il pubblico sarà libera e non richiederà più l’identificazione personale dell’utilizzatore“.

 

Non sarà, infatti, più necessario registrarsi per utilizzare le reti Wi-Fi libere. Un piccolo passo avanti che leva l’obbligatorietà della procedura di autenticazione che in qualche modo limitata la diffusione delle reti libere per tutti i cittadini.

 

Per Nicola De Carne, amministratore delegato Wi-Next, azienda italiana leader sul mercato wireless che recentemente ha anche ottenuto il prestigioso riconoscimento Red Herring Top100 Europa (Leggi Articolo Key4biz), “La liberalizzazione del Wi-Fi prevista nel Decreto del Fare di fatto non cambia la normativa vigente, ma mette fine alle mille interpretazioni che si sono succedute negli ultimi anni rispetto la tracciabilità o meno del dispositivo e le relative responsabilità, specificando definitivamente che il dispositivo deve essere tracciato e i log devono essere messi a disposizione dall’operatore che fornisce il servizio“.

 

De Carne ha dichiarato a Key4biz che “Questo porterà ad una normalizzazione dell’offerta di Hot Spot Wi-Fi con l’intervento diretto degli operatori di connettività sul mercato così come accade in buona parte del mondo”.

“Il risultato positivo – ha aggiunto De Carne – potrà essere dato da maggiori investimenti da parte degli operatori con conseguente aumento della disponibilità di punti di accesso Managed, quindi, con caratteristiche di servizio superiori e omogenee. L’incognita dall’altro lato potrebbe essere la politica di offerta e le relative tariffe che auspicabilmente non dovranno disincentivare l’utilizzo degli Hot Spot, ma anzi dovranno dar vita a offerta in bundle fisso-mobile-wifi”.

 

Per quanto riguarda la liberalizzazione del Wi-Fi, il Piemonte è stato un pioniere perché con la legge regionale numero 5 del 2011 già consentiva l’accesso alla rete come diritto di cittadinanza, obbligando la Regione ad aprire in ogni sua sede territoriale un hotspot libero e senza autenticazione.

 

Roberto Moriondo, Direttore Innovazione, Ricerca, Università e Sviluppo Energetico Sostenibile della Regione Piemonte, ha espresso a Key4biz la sua grande soddisfazione per questo provvedimento che sembra estendere a tutto il territorio nazionale quanto il Piemonte aveva già anticipato con la sua legge regionale. 

“Un intervento legislativo, quello del Piemonte, preso per consentire il libero accesso a tutti i cittadini e anche agli ospiti“, ha commentato Moriondo, spiegando che “per i turisti che si trovavano nella regione, era difficile ottenere una password per connettersi a internet dai propri dispositivi mobili”.

“Da qui la necessità del provvedimento regionale che consentisse a tutti, cittadini e ospiti, di poter accedere liberamente al web senza troppe complicazioni”.

Soddisfatto Moriondo anche per il riconoscimento, ‘indiretto’, all’azione del Piemonte che ha dimostrato “d’essere stato lungimirante nell’adottare questa liberalizzazione ancor prima del governo nazionale”. 

 

Una volta entrato in vigore il Decreto, sarà possibile attivare free hotspot sul territorio a cui chiunque potrà connettersi col proprio dispositivo mobile, semplicemente collegandosi alla rete.

In un’intervista a Repubblica, Gianluca Attura, amministratore delegato della divisione italiana di Avaya, leader sul mercato globale degli apparati tlc, plaude all’iniziativa del governo, sostenendo che favorirà decisamente l’utilizzo di internet da pc, mac o smartphone.

Attura ha spiegato che “basterà togliere le protezioni, cioè la password dal proprio router Wi-Fi. Fino a oggi per accedere alle reti Wi-Fi pubbliche occorreva l’identificazione personale certa dell’utilizzatore così come stabilito dal decreto Pisanu del 2005, con complesse procedure di registrazione, tipo l’invio di un pin sul telefono cellulare per attivare il servizio e la tenuta di un elenco degli utenti”.

Per Attura, questo favorirà la diffusione delle reti Wi-Fi pubbliche e comporterà risparmi per gli utenti che di fatto useranno queste “a scapito delle reti mobili a pagamento” e “anche chi ha un computer senza schede o chiavette telefoniche” potrà “collegarsi a internet più facilmente fuori casa”. 

Il Decreto Fare contiene, inoltre, misure, per un totale di oltre 3 miliardi di euro e con una ricaduta prevista a livello occupazionale di circa 30mila nuovi posti di lavoro (20mila diretti, 10 mila indiretti), in materia di infrastrutture.

Viene anche istituito un “Fondo di garanzia per i grandi progetti” di ricerca e innovazione industriale con una dotazione di 50 milioni per il 2013 e il 2014.

 

Il decreto riorganizza e rende più snella e operativa la governance dell’Agenda digitale. Anzitutto si ridefiniscono i compiti della cabina di regia che, presieduta dal Premier Enrico Letta o da un suo delegato, presenterà al Parlamento un quadro complessivo delle norme vigenti, dei programmi avviati e del loro stato di avanzamento, nonché delle risorse disponibili che costituiscono nel loro insieme tutta l’agenda digitale.

La cabina di regia si avvale di un Tavolo permanente, composto da esperti e rappresentanti delle imprese e delle università, presieduto da  Francesco Caio, nominato dal governo commissario per l’attuazione dell’Agenda digitale (“Mister Agenda digitale“).

 

Si precisa, inoltre, che l’Agenzia per l’Italia digitale viene sottoposta alla vigilanza unicamente del Presidente del Consiglio.

 

Alcuni elementi di novità sono la previsione del domicilio digitale: all’atto della richiesta della carta d’identità elettronica o del documento unificato, il cittadino potrà chiedere una casella di posta elettronica certificata; razionalizzazione dei Centri elaborazione dati (CED);

Fascicolo sanitario elettronico (FSE): le regioni e le province autonome dovranno presentare il piano di progetto del FSE all’Agenzia per l’Italia digitale entro il 31 dicembre 2013. Entro il 31 dicembre 2014 questo sarà istituito. L’Agenzia per l’Italia digitale e il ministro della Salute dovranno valutare e approvare i progetti.

 

Sblocco del turn over al 50% per Università ed enti di ricerca dal 2014. Si ampliano le facoltà di assumere delle università e degli enti di ricerca per l’anno 2014, elevando dal 20% al 50% il limite di spesa consentito rispetto alle cessazioni dell’anno precedente (turn over). Le singole università potranno quindi assumere nel rispetto delle specifiche disposizioni sui limiti di spesa per il personale e per l’indebitamento senza superare, a livello di sistema, il 50% della spesa rispetto alle cessazioni. Con questo provvedimento si liberano posti per 1.500 ordinari e 1.500 nuovi ricercatori in “tenure track” sul Ffo nel 2014. Spesa prevista: 25 milioni nel 2014; 49,8 nel 2015.

 

Cinque milioni per il 2013 e per il 2014, 7 milioni per il 2015 da iscrivere sul Fondo di finanziamento ordinario delle università per l’erogazione di “borse per la mobilità” a favore di studenti che, avendo conseguito risultati scolastici eccellenti, intendano iscriversi per l’anno accademico 2013-2014 a corsi di laurea in regioni diverse da quella di residenza. Le risorse saranno suddivise tra le regioni con decreto del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Le borse saranno attribuite sulla base di una graduatoria adottata da ciascuna Regione per le università site nel proprio territorio.

 

Rendere più flessibile il sistema di finanziamento delle università e semplificare le procedure di attribuzione delle risorse.

Per questo si unificano in unico fondo le risorse attualmente destinate al finanziamento ordinario delle università (FFO) alla programmazione triennale del sistema, ai dottorati, e agli assegni di ricerca. Nello stesso provvedimento si decide di sottoporre all’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) la valutazione dei servizi delle università e degli enti di ricerca per semplificare il sistema di valutazione attualmente in vigore.

Previsti anche interventi straordinari a favore della ricerca. Il Ministero favorirà interventi diretti al sostegno e allo sviluppo delle attività di ricerca fondamentale e di ricerca industriale, mediante la concessione di contributi alla spesa nel limite del 50% della quota relativa alla contribuzione a fondo perduto disponibili sul Fondo per la ricerca applicata (FAR). Si tratta di utilizzare il fondo rotativo, che si alimenta con i rientri del credito agevolato, che contiene anche risorse da destinare a contributi a fondo perduto. Gli interventi da finanziare riguardano principalmente lo sviluppo di startup innovative e di spin off universitari, la valorizzazione di progetti di social innovation per giovani con meno di 30 anni, il potenziamento del rapporto tra il mondo della ricerca pubblica e le imprese, il potenziamento infrastrutturale delle università e degli enti pubblici di ricerca.