Convegno Agcom, Catricalà: ‘Investire soldi pubblici nella Rete che ci porterà ai primi posti dell’economia digitale’ (1a PARTE)

di Sara Moretto |

All’evento, organizzato da Agcom in collaborazione con FUB e ISCOM, sono stati presentati i risultati del progetto MisuraInternet, best practice europea.

Italia


Antonio Catricalà

Si è tenuto ieri a Roma, nella Sala Convegni del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il convegno “La qualità dell’accesso a Internet da rete fissa in Italia”, organizzato dall’Agcom in collaborazione con la Fondazione Ugo Bordoni e ISCOM.

L’incontro è stato un importante momento di confronto tra operatori TLC e addetti ai lavori sullo stato dello sviluppo della banda larga nel nostro Paese, oltre che un’occasione per presentare l’avanzamento del progetto “MisuraInternet”, best practice in Europa.

Si tratta di un software che permette agli utenti, più volte nell’arco di 24 ore, di monitorare la reale qualità del proprio accesso a Internet (da rete fissa) e di ricevere un certificato con valore legale riconosciuto dagli operatori stessi. I valori certificati nell’attestato sono utilizzabili nel caso di controversie con l’Operatore che non mantenga quanto riportato nel contratto in merito a velocità di accesso alla Rete.

 

Il convegno, articolato in due sessioni – mattutina e pomeridiana, entrambe moderate dal Direttore di Key4biz Raffaele Barberio – si è aperto con il saluto di Annalisa D’Orazio, Capo di Gabinetto Agcom. D’Orazio ha ricordato come la missione dell’Agcom sia quella di tutelare il consumatore, sotto molteplici aspetti. Tra questi, di fondamentale importanza la diffusione adeguata di informazioni e conoscenze che aumentino la consapevolezza del consumatore, in particolare in riferimento ai cambiamenti in atto nel mondo digitale e della comunicazione elettronica:

 

“Dal 2008 a oggi, MisuraInternet intende informare i consumatori sulla qualità del loro accesso alla Rete”, ha affermato Annalisa D’Orazio. “Gli studi mensili dell’Unione Europea per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale hanno evidenziato che esiste una discrasia infrastrutturale in Italia: il territorio non è servito uniformemente. Inoltre, l’accesso alla rete fissa tramite la banda larga ha valori particolarmente bassi”. Un secondo punto di debolezza nella situazione italiana è da rilevare, poi, nella “tecnologia standard, che si concentra sull’ADSL e che vede una presenza nulla del wireless e del cavo”. Tornando all’Agenda Digitale, D’Orazio ha sostenuto con forza la necessità dello sviluppo delle reti per il perseguimento degli obiettivi stabiliti dall’Agenda.

 

Se si guarda al consumatore, l’Italia è estremamente debole sia sul lato eCommerce – in Europa in media acquista online il 45% della popolazione, in Italia solo il 16% – sia sull’utilizzo dei servizi digitali nella Pubblica Amministrazione (eGovernment): in questo caso la media europea è del 44%,  quella italiana del 24% (Leggi Articolo Key4biz).

“Entrambi gli indicatori sono deboli e interrelati – ha detto Annalisa D’Orazio – E’ necessario approntare la tecnologia, generando investimenti, senza attendere la domanda, che è già pronta: non siamo ai livelli di 10 anni fa, quando l’alfabetizzazione digitale era ancora lontana. Oggi la maggior parte della popolazione è nata digitale”. D’Orazio ha concluso il suo intervento auspicando che gli spunti e le prospettive emerse dai lavori della giornata possano aiutare a “ridurre il divario italiano rispetto all’Agenda Digitale europea”.

 

È stata poi la volta di Alessandro Luciano, Presidente FUB, che ha sottolineato il ruolo della Fondazione quale partner tecnico a supporto (scientifico e tecnologico) delle PA nello sviluppo di servizi web. “Le nostre azioni riguardano l’innovazione dei contenuti, i servizi e i processi ma allo stesso tempo rispondono a un’esigenza di tutela del cittadino nella nuova società digitale”, ha affermato Luciano, ricordando come la crescita esponenziale dell’ICT stia contribuendo a ridisegnare il concetto di cittadinanza e i diritti individuali e collettivi. Luciano ha ripercorso quanto fatto dalla FUB, nel corso degli ultimi anni, sul tema della qualità dell’accesso a Internet da rete fissa. “Dal 2008 abbiamo espresso il nostro interesse a lavorare su questo problema. Nel 2009 abbiamo realizzato una rete di monitoraggio, a disposizione dei consumatori, sulla qualità della banda larga. L’applicativo certificato è scaricabile da ogni utente, che può verificare direttamente le prestazioni della propria connessione: così è nato MisuraInternet”. Il presidente FUB ha colto l’occasione per citare l’avvio del progetto europeo MPLANE, il cui obiettivo è “realizzare un’architettura all’interno della rete IP, dedicata al monitoraggio delle prestazioni della rete sia a livello fisico che a livello di applicazione. FUB vi partecipa mettendo a disposizione la sua expertise, oltre al software Ne.Me.Sys., nato proprio nell’ambito di MisuraInternet”. FUB supporta inoltre il MiSE – per l’attuazione del piano di riorganizzazione della banda a 900 MHz – e l’Agcom per la realizzazione dell’indagine conoscitiva su attribuzione, assegnazione e utilizzo dello spettro radioelettrico (Spectrum Inventory): una delle azioni preliminari più importanti, imposta agli Stati membri per conoscere il reale utilizzo delle frequenze e per accertare l’eventuale interferenza con il digitale terrestre. Il Presidente Luciano ha infine ricordato la stipula di “una convenzione quadro tra l’AGID (Agenzia per l’Italia Digitale) e FUB, per la razionalizzazione e il consolidamento delle infrastrutture digitali delle PA mediante una ricognizione dei CED (Centri per l’Elaborazione delle Informazioni), che saranno razionalizzati entro tre anni portando notevoli risparmi e standard comuni di efficienza, sicurezza e rapidità nell’erogazione di servizi a cittadini e imprese”.

 

L’intervento del Commissario Agcom Maurizio Dècina (SLIDES) è entrato nel cuore del tema della giornata, aprendo il panel “Il mercato dell’accesso a Internet da rete fissa in Italia” e concentrandosi sulla qualità dell’accesso in termini di realtà attuale e di prospettive future.

Il parametro della transmission quality è di particolare importanza per la costumer satisfaction, sicuramente più semplice da monitorare”. Ha così esordito in apertura Dècina, ricordando la molteplicità degli attori sulla scena: utenti, associazioni di consumatori, enti di regolazione. “Al momento, la tecnologia più diffusa in Italia è l’ADSL2, che sostanzialmente è una tecnologia vecchia”. I dati di fonte europea riferiti al primo trimestre di quest’anno non sono confortanti per il nostro Paese: “La penetrazione del broadband riguarda il 55,1% delle famiglie italiane, contro il 72,5% di quelle europee. Solo lo 0,1% delle linee nostrane offre una velocità nominale di navigazione superiore a 30 Mbps, contro la media europea che ammonta invece al 14,8%. Esiste un forte ritardo da colmare, anche relativamente alla velocità di download: in Italia scarichiamo dalla Rete in media a 6,2 Mbps, in Portogallo si arriva quasi a 23 Mbps”.

Dati sicuramente influenzati da un trend di crescita italiano rispetto agli altri paesi particolarmente basso a partire dal 2009. Dècina ha parlato del progetto MisuraInternet, spiegandone obiettivi e potenzialità e ricordando che la Fondazione Ugo Bordoni ha misurato anche un “utente campione”, con una rete di 18 siti e 334 sonde, sparse sul territorio nazionale e serviti da 22 diversi operatori. In questo caso i dati sono maggiormente negativi in quanto chi si “lamenta” in misura maggiore è l’utente insoddisfatto del servizio. Da rilevare il risultato della Sardegna, con 8,7 Mbps in download.

 

La misurazione, come detto, è utile per i contenziosi tra fornitore e cliente: alcuni casi si sono risolti per vie tecniche con miglioramento della banda minima garantita; altri con una revisione contrattuale, altri ancora hanno determinato la cessazione del contatto. Il Commissario ha citato poi, in chiusura di intervento, Net.isfaction, un’app per smartphone che valuta le performance della rete mobile, utile come strumento di misurazione collettiva che contribuisce a dare una visione globale dello stato delle Reti.

 

Dopo una breve pausa, i lavori sono ripresi con l’intervento di Salvatore Lombardo, Direttore Generale di Infratel, la società in-house al Ministero dello Sviluppo Economico. Lombardo, in sostituzione di Roberto Sambuco (Direttore del Dipartimento Comunicazioni del MiSE), ha riepilogato gli interventi che il pubblico sta pianificando per lo sviluppo delle infrastrutture a banda larga. “Al momento stiamo completando gli interventi in 1800 località. La prossima fase sarà quella di definizione degli incentivi agli operatori, tramite bandi di incentivo basati sul ‘modello scozzese’: gli stessi operatori utilizzeranno una parte di finanziamento per coprire il fallimento di mercato”. Le gare a incentivo faranno realizzare agli operatori reti NGN che resteranno di loro proprietà, ma che al contempo consentiranno un forte sviluppo: l’obiettivo è giungere, entro il 2015, al 45% della popolazione servita dall’ultrabroadband.

Nella seconda parte della mattinata si è svolto il panel che ha visto protagonisti gli operatori: i rappresentanti di Telecom Italia, Fastweb, Tiscali e Vodafone si sono confrontati sui temi di stretta attualità nella cronaca di settore e sui vari aspetti emersi nel corso dei lavori.

Ha aperto il tavolo Marco Patuano, Amministratore Delegato Telecom Italia, che ha portato il punto di vista dell’azienda riferendosi in particolar modo alla forte domanda, che al momento non esisterebbe: “Non dimentichiamo che in Italia abbiamo anche famiglie composte esclusivamente da persone maggiori di 65 anni: è un dato che non ha paragoni in Europa. Sono in molti a scegliere offerte con meno di 7 Mbps, a fronte di un risparmio di pochi euro: non siamo sicuri che la domanda esista, ma abbiamo certezze sugli investimenti fatti – negli ultimi cinque anni oltre 16 miliardi – e futuri – nei prossimi tre anni investiremo 9 miliardi di euro per coprire 150 città con tecnologia FTTC”, ha detto Patuano. “Nelle città in cui gli OLO hanno investito per infrastrutturarsi, la market share si aggira sul 40%. In città come Milano e Roma siamo sotto il 40%”. In merito al tema della Net Neutrality, che non va confuso con la qualità della rete, Patuano ha espresso la sua opinione dichiarando che “non si può più tornare indietro, e su questo tutti gli operatori sono concordi. È un sinonimo di democrazia sulla Rete”. Infine, “MisuraInternet  – ha concluso l’AD Telecom – è un progetto meritevole, che ha messo alla prova le performance promesse contrattualmente con quello che effettivamente offriamo”.

 

Successivamente Alberto Calcagno, Amministratore Delegato Fastweb, ha ripreso il discorso in merito alla presenza di ‘fame’ di banda larga in Italia. “Secondo Fastweb la domanda c’è, soprattutto per quanto riguarda la qualità del servizio. Le applicazioni e il Cloud non fanno altro che aumentare il consumo di banda, e gli utenti sono molto attenti alla qualità dei servizi che offriamo. Tutto questo ci spinge a perseverare nelle nostre azioni, che si sono rivelate corrette e lungimiranti”. Tra queste, la realizzazione di una rete in fibra ottica di 33.000 km su 7 città. In programma, un ulteriore piano di investimenti per coprire con FTTC il 20% della popolazione, con un totale di 5,5 milioni di famiglie e aziende servite. “L’FTTC è rapida, performante (in media 50-70 Mbps) e offre opportunità di evoluzione tecnologica importanti, fino a 500 Mbps. Siamo fortemente convinti che sia il passe-partout per l’attuazione degli obiettivi dell’Agenda Digitale: ci confronteremo con le altre nazioni europee sul piano aggiuntivo FTTC, pronti a colmare lo spazio mancante dei cable operator. Non si tratta solo di un paper, ma di un piano live”, ha assicurato Calcagno, chiudendo così il suo intervento: “Ci sono importanti e corposi investimenti in atto, fin dal 2000, per il deployment della Rete. Altrettanto importante è la presenza di un contesto regolatorio che li stimoli. Fastweb continua con la sua opera di sviluppo tenendo in forte considerazione la trasparenza e la correttezza delle informazioni fornite ai consumatori”.

 

Renato Soru, Amministratore Delegato Tiscali, ha iniziato il suo discorso ricordando i molti anni di attività nel settore ICT: “15 anni fa si lavorava in un contesto indubbiamente differente”, ha detto. “Dobbiamo tenere ben presente che la Rete fissa e quella mobile sono due mondi estremamente diversi. Sulla rete mobile l’Italia è stata un pioniere, e a tutt’oggi resta al passo con il mercato. Lo stesso non si può dire della rete fissa: non vi sono stati flussi di cassa positivi“. Soru ha preferito concentrarsi sui dati di penetrazione del broadband nelle famiglie, “non particolarmente disastrosi rispetto alla media europea” (50% in Italia, 70% in Europa). Nonostante ciò, “è necessario non sprecare risorse“. In merito allo scorporo della Rete: “ci potrebbe essere un’infrastrutturazione meno disomogenea e distribuita in modo più efficiente. In passato l’errore è stato non partire con una Rete separata come avvenuto per il settore energetico. Oggi probabilmente avremmo un’infrastruttura più robusta e ci si sarebbe potuti concentrare sui servizi”. Secondo Soru le chiavi di volta risiedono nella cooperazione di tutti nella società di servizi, nella moltiplicazione dei servizi digitali della PA, nella costruzione di servizi nazionali (ad esempio il Cubovision Telecom), senza inseguire a tutti i costi “il Mbps in più”. Come già detto da Patuano, anche Soru ha ribadito, in chiusura di intervento, “l’intoccabilità della Net Neutrality: quanto accaduto in USA dovrebbe far riflettere”.

 

Ultimo intervento in programma, prima della conclusione dei lavori della mattina affidata al Vice Ministro Antonio Catricalà, è stato quello di Pietro Guindani, Presidente Vodafone, che ha plaudito all’iniziativa di Agcom, FUB e ISCOM ricordando come la qualità del servizio “sia l’architrave del rapporto fornitore – fruitore”. Guindani non ci sta a considerare l’Italia come fanalino di coda: “Ha saputo fare bene in alcuni campi, registrando un successo solo parziale in altri. Il mercato delle Telco mobili in Italia è secondo solo alla Gran Bretagna; abbiamo 4 operatori radiomobili che competono tra loro sia sulle infrastrutture sia sui servizi, oltre agli operatori virtuali. L’aspetto competitivo è ben implementato, nasce dalle Autorità. Ma oggi c’è una ipercompetizione esagerata”, ha detto Guindani. “Ciononostante, il nostro budget di investimento è di 900 milioni all’anno: stiamo costruendo il futuro. Secondo Vodafone, è l’offerta a creare la domanda: anni fa abbiamo investito per un futuro che ancora non prevedeva tutto il mondo TLC di oggi, ma solo le videoconferenze”. L’analisi di Guindani ha poi considerato come i tassi di diffusione della banda larga siano in arretramento progressivo, forbice che dal 2000 si è allargata sempre di più: “Nel nostro Paese c’è una forte domanda di broadband, ma non altrettanto slancio sulle reti fisse. La collettività dei consumatori va servita di più e meglio.”

 

Ad Antonio Catricalà, Vice Ministro MiSE con delega alle TLC, è spettato il compito di concludere i lavori della mattina. Le sue considerazioni hanno toccato cinque punti chiave: la politica industriale; l’atteggiamento della politica stessa; le azioni concrete da realizzare; il mercato unico digitale europeo; lo scorporo della Rete. “L’Agenda Digitale è un’occasione da non perdere, al di là di ogni considerazione ‘filosofica’ in merito. È un’occasione sia di investimento privato che di investimento pubblico. Non ci si deve preoccupare di spendere soldi pubblici per costruire la Rete che ci porterà ai primi posti dell’economia digitale”, ha affermato Catricalà, sottolineando come anche la politica potrebbe avere un ritorno dagli investimenti sull’Agenda Digitale. Il tema è collegato alle azioni concrete da fare perché l’obiettivo si realizzi: “Ognuno deve fare la sua parte. Se tutti lo facessero, non ci sarebbe bisogno di una governance suprema. Al MiSE stiamo lavorando su tre progetti: il decreto sugli scavi; quello sui pagamenti elettronici per il trasporto pubblico; quello sulla moneta elettronica per i pagamenti alla PA. Sono tre tasselli che contribuiscono a pensare e creare in grande. Chi ostacola questi procedimenti va scoperto e denunciato”. In merito al mercato unico digitale europeo, “è considerato come un grande obiettivo dall’Italia come da altri Paesi – seppur non da tutti – e va perseguito”. Sull’ultimo punto, ovvero lo scorporo della Rete: “La concorrenza c’è. Guardiamo al futuro: la separazione va incoraggiata”, ha dichiarato il Vice Ministro. “La speranza di un ritorno economico e sociale è il risultato di una politica industriale del Sistema Italia, che porti verso il progresso: siamo chiamati a scrivere una nuova pagina di storia. I futuri libri digitali parleranno meno di guerre e più dei progressi digitali”: con questo auspicio Catricalà ha chiuso i partecipati lavori della mattina.

 

Al pomeriggio, dopo la pausa, il convegno è ripreso con il secondo panel incentrato sul tema della “Tutela della qualità dell’accesso a Internet da rete fissa e gli sviluppi futuri”.

 

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