Rai, compensi stratosferici per le star del prime time. Sperpero di denaro pubblico? La Corte dei Conti indaga

di Raffaella Natale |

Monta, intanto, la rabbia di tanti telespettatori che, sebbene abbiano disdetto il canone, rischiano l’invio delle cartelle esattoriali.

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La Rai non vive alcuna crisi o perlomeno, sapendo che invece la riguarda eccome, non sembrerebbe questo guardando quanto paga le ‘star’ del prime time.

E’ così che la trasmissione ‘Ballando sotto le stelle’ di Milly Carlucci, edizione 2012, è finita sotto la lente della Corte dei conti. Sono quattro, adesso, le inchieste avviate dalla Procura del Lazio sulle spese per i palinsesti della Tv pubblica per capire se c’è stato uno sperpero del denaro dei contribuenti.

La Corte sta verificando a quanto è ammontato realmente il cachet di Christian Vieri. Dai dati emergerebbe un compenso pari a 600 mila euro, ma la Rai parla di circa 450 mila. Si parla sempre di somme eccessive per una Tv che non naviga nell’oro e che presenta conti in rosso. A fine anno le perdite ammontavano a circa 200 milioni di euro.

Ovviamente devono ancora essere completati tutti gli accertamenti di rito per cui il danno erariale è per ora solo un’ipotesi per la quale, se fosse confermata, ne risponderebbe la vecchia gestione quando alla direzione generale c’era Lorenza Lei.

Codacons presentò allora l’esposto alla Corte dei conti, parlando di ‘compenso immorale’ per ‘Bobo’ Vieri.

 

Ma la cosa ancora più grave e che le indagini riguardano anche presunti prezzi gonfiati per l’acquisto, sempre da parte della Rai, di film e telefilm, sulla base di una relazione della Procura dello scorso novembre. Tra i fornitori della tv pubblica figurano le stesse major che praticavano una sovrafatturazione sistematica per Mediaset.

 

Un terzo fascicolo dei magistrati contabili riguarda invece i soldi spesi dal servizio pubblico per programmi d’intrattenimento in genere, mentre un quarto riguarda il costo sostenuto per lo sceneggiato televisivo ‘ David Copperfield’ , andato in onda per il bicentenario della nascita dell’autore Charles Dickens.

 

I telespettatori Rai sono molto irritati, da tempo lamentano la scadenza dei programmi che avrebbero ben poco di servizio pubblico, al punto che in tanti rifiutano di pagare il canone.

 

E’ bene ricordare che l’abbonamento Rai è in realtà un’imposta sul possesso del televisore da pagare indipendentemente dal fatto che si guardino o meno i programmi della tv di Stato. Pertanto, per smettere di pagare questa imposta, il contribuente deve chiedere il suggellamento del proprio televisore, oppure denunciarne la cessione a terzi (regalo, vendita, rottamazione, furto etc.).

 

Uno dei nodi cruciali della Rai è proprio l’evasione del canone che ogni anno determina un ammanco d’introiti per 500 milioni di euro.

 

I vertici di Viale Mazzini si sono mobilitati in questa direzione ma, come sempre, non sempre nel rispetto delle norme.

 

E’ di oggi la denuncia dell’Aduc che dice d’aver ricevuto numerose segnalazioni da parte di contribuenti oggetto di minacce di riscossione coattiva del canone, nonostante abbiano regolarmente fatto denuncia di cessazione dello stesso.

La legge garantisce il diritto del contribuente a ‘disdire’ l’abbonamento Rai nel caso in cui si disfaccia dei propri apparecchi tv o ne chieda il suggellamento. A questo fine, basta comunicare con una semplice raccomandata all’Agenzia delle Entrate, sportello abbonamenti tv di Torino, di voler cessare l’abbonamento indicando che fine faccia il televisore.

Una volta inviata tale comunicazione, il canone non è più dovuto a partire dal periodo d’imposta successivo. Ebbene, nonostante tale comunicazione, l’Agenzia delle Entrate continua a inviare richieste di pagamento e a preannunciare la riscossione coattiva (cartella esattoriale).

Per l’associazione consumatori, “Questo comportamento è talmente diffuso, oltre che tutt’altro che nuovo, da escludere che si tratti solo della solita inefficienza dell’apparato statale”.

“Ci pare – osserva l’Aduc – che lo Sportello abbonamenti Tv dell’Agenzia delle Entrate di Torino ignori sistematicamente le ‘disdette’, per poi contare sul fatto che in molti pagheranno per paura o quieto vivere anche quando non dovrebbero”.