Italia
Il fatto che siano diminuiti nel “web visibile” i siti pedofili e pedopornografici – dai 20.390 del 2011 a 15.946 nel 2012 – potrebbe essere visto come un fatto positivo, se non fosse per il fatto che di contro è aumentata in modo incontrollabile la presenza della produzione, divulgazione e detenzione di materiale pedofilo e di abusi sui bambini nel “deep web“, con 56.357 siti monitorati in un solo anno.
Sono i numeri, drammatici e sconcertanti, resi noti dal report 2012 dell’associazione Meter onlus, che segnala come il ‘deep web’, la parte nascosta del web, sia diventata il luogo ideale di coloro che delinquono da tutto il mondo.
“Un mondo nascosto vasto circa 550 volte rispetto al web visibile (i file emersi sono circa 2 miliardi, quelli sommersi 550 miliardi). Una zona franca “free zone” utilizzata dai pedofili e dai pedocriminali in quasi perfetto anonimato e che le Polizie del mondo, ma anche le agenzie educative e di prevenzione faticano a controllare”, denuncia l’associazione, che segnala altresì il ruolo sempre più centrale dei social network nella diffusione di fenomeni quali il ‘grooming’, ossia l’adescamento dei minori attraverso l’uso delle nuove tecnologie. Una tecnica usata da molti pedofili che, dopo aver conquistato la fiducia dei minori, arrivano a chiedere un incontro vis a vis. Il primo caso, con la denuncia del soggetto – dopo la ratifica della Convenzione di Lanzarote – in Italia è stato denunciato da Meter per aver adescato un bambino di 11 anni e denunciato dalla Procura Distrettuale di Catania il 16 febbraio scorso.
“La possibilità di connettersi senza grosse difficoltà all’interno di gruppi virtuali rappresenta un terreno fertile per lo scambio veloce non solo di materiale vero e proprio come foto o video, ma anche pensieri e considerazioni che vanno ad alimentare l’espansione della cultura pedofila tra le coscienze criminali”, sottolinea il rapporto.
Un fenomeno agevolato tra l’altro dal fatto che sempre più spesso i minori navigano senza alcun controllo e possono così tranquillamente iscriversi ai social network mentendo sulla loro vera età.
Da uno studio effettuato nel mese di novembre 2012, nelle scuole primarie di Avola (SR) su 770 studenti, emerge infatti che il 99% dei bambini (9/10 anni) ha un profilo su Facebook, aperto dopo aver falsato età e identità.
E così, dalle 52 segnalazioni del Report 2011, il 2012 ne ha viste 465.
Meter precisa tuttavia di aver sempre ricevuto la massima collaborazione e solerzia da parte del social network blu.
E’ impressionante, tuttavia, “come bambini così piccoli abbiano la libertà – senza alcun controllo genitoriale, se non marginale – di utilizzare i social network, che vengono percepiti più come un gioco che non come un potente mezzo di comunicazione. Inquieta la superficialità con cui liberamente e senza alcun monitoraggio utilizzano la rete Internet, un segnale che impone non solo la riflessione, ma la richiesta di nuove e più incisive politiche alla famiglia e ai minori”, sottolinea ancora l’associazione.
Altrettanto inquietante, restando nell’ambito delle comunicazioni digitali e dei rischi per i minori, l’aumento del fenomeno del sexting: nel 2012 sono state individuate 5.640 vittime che, senza riflettere sulle conseguenze, hanno prodotto materiale a sfondo sessuale, con il rischio di essere ricattate da adulti o coetanei particolarmente pericolosi.
Un altro dato evidenziato dalla ricerca dell’associazione Meter e la conferma dell’importante ruolo dell’Europa nell’alimentazione della rete pedopornografica virtuale. Il vecchio Continente, infatti, domina con il 50,77%. Ancora una volta, l’Italia ricopre un piccolo ruolo all’interno del panorama della criminalità pedofila in rete con 36 siti su 1.560 individuati.