Vodafone Xone. Corrado Passera su start-up: ‘Accordo con CDP su Fondo dei Fondi è cosa fatta. Il Governo non lascerà nulla di incompiuto’

di Alessandra Talarico |

Per il ministro, ospite del Vodafone Village a Milano, la politica deve creare le condizioni per lo sviluppo. Ogni azienda ha poi la sua capacità di creare occupazione e 'non c’è intelligenza superiore che possa obbligare a farlo'.

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Corrado Passera e Paolo Bertoluzzo

“Non lasceremo nulla di incompiuto. Il decreto startup sarà legge prima delle elezioni”. Lo ha assicurato il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera partecipando all’evento Vodafone “Acceleriamo le Startup: l’impresa a sostegno delle idee” in cui si è impegnato a ‘concludere il lavoro’ – quindi ad approvare i decreti attuativi del provvedimento – entro marzo.

A questo scopo, ha aggiunto il ministro partecipando all’evento tenutosi al Vodafone Village di Milano, è solo da formalizzare l’accordo con la CDP per l’utilizzo del ‘Fondo dei Fondi’ per sostenere le startup: “Il fondo dei fondi – ha detto Passera – non deve passare per normativa primaria e secondaria; per me è cosa fatta. Non serve il decreto sviluppo perchè l’accordo già preso in CdA”.

Per il mezzogiorno, ha aggiunto, saranno utilizzati fondi già stanziati e non sfruttati.

 

Ma quale sarà l’ammontare di questo fondo?

Il ministro ha parlato di una cifra che ‘in ciccia’ fa 50-100 milioni di euro più una cifra simile per il Sud ma, ha aggiunto, “non banalizziamo il tema sostenendo che tutto ciò che non è ciccia non vale. Gli startupper – ha spiegato – ci hanno chiesto semplificazione e contratti di lavoro adeguati”.

“Sottolineo – ha aggiunto – che per esser startup innovative bisogna avere persone di alta formazione. Noi abbiamo fatto credito di imposta per l’assunzione di queste persone”.

 

Bisogna dunque considerare ‘valore’, anche interventi quali la defiscalizzazione degli apporti di capitale: “Essendo stato introdotto il meccanismo che detassa il capital gain, la cifra non ha limite ma è in funzione di quel che si farà”.

Tocca, insomma, alle aziende, perchè – ha aggiunto il ministro – la politica deve creare le condizioni per lo sviluppo, e le norme che stanno per essere passate dal Parlamento “tolgono i vincoli che impediscono alle aziende di assumere”. Ogni azienda ha poi la sua capacità di creare occupazione e “non c’è intelligenza superiore che possa obbligare a farlo”.

Il contratto di apprendistato, ha affermato, è uno strumento fantastico e potrebbe essere ancor più semplificato.

 

Introducendo l’incontro, l’Ad di Vodafone Italia, Paolo Bertoluzzo, ha sottolineato che l’Italia è il primo paese europeo dove l’azienda ha deciso di aprire l’incubatore Xone e di replicare l’esperienza della Silicon Valley dove Vodafone ha valutato 500 startup, ne ha incubate 12 e con 3 di loro che vanno verso il rollout.

Anche Vodafone – ha ricordato Bertoluzzo – 18 anni fa era una start up e oggi è un’azienda che investe un miliardo l’anno in innovazione.

Perchè, ha sottolineato, “Non si può parlare di futuro senza parlare di innovazione e di giovani. Una sintesi fatta di fiducia nel futuro, ottimismo realista e tanto lavoro concreto che gli imprenditori mettono sulle loro idee”.

 

Con Xone, ha aggiunto, Vodafone mette a disposizione delle startup 4 asset essenziali: apertura e accesso al management di Vodafone (tecnologia di rete, API di rete per sviluppare servizi costruiti intorno a una rete); clienti (più di un italiano su tre è cliente vodafone); rete distributiva. Perchè se una buona idea non viene fatta conoscere resta solo un’idea.

 

Alla domanda su cosa intenda fare il Governo convincere gli OTT a pagare le tasse nei paesi in cui operano, evitando meccanismi di elusione fiscale, il ministro ha detto: “Gli andremo addosso. Abbiamo cominciato a farlo in altri settori dove c’erano meccanismi al limite dell’evasione. Questo è più difficile perchè sono veramente ‘bravi’ – anche se mi costa chiamare ‘bravo’ chi evade le tasse”.

 

Il ministro ha quindi ripercorso con soddisfazione il cambio di “metodo e di sostanza” che ha caratterizzato l’approccio del Governo al sostegno delle imprese innovative. Un metodo che secondo Passera è stato una rivoluzione innanzitutto perchè si è lavorato insieme ai “protagonisti e agli sperimentatori” che – riuniti nella task force – hanno “proposto cose che sono diventate proposte di legge concrete che il Parlamento sta approvando”.

 

Il ministro ha quindi sottolineato che per fare innovazione è essenziale uscire dai propri confini, “cercare i migliori in tutto il mondo” e confrontarsi con le loro esperienze, “perchè le imprese, soprattutto quelle innovative, non nascono per legge”.

 

Passera ha quindi sottolineato il cambiamento anche ‘linguistico’, introdotto dal governo nel Paese, dove oggi si parla tranquillamente non solo di start-up ma anche di concetti come il crowdfunding – da usare, ha detto, ma con le dovute cautele per chi investe, trattandosi di investimenti ad alto rischio – e il ‘fallimento’.

 

“E’ ovvio – ha affermato Passera – che su 10 aziende che partono ne arrivino al successo 3-4. Per questo abbiamo voluto togliere lo ‘stigma del fallimento’, eliminando parte delle conseguenze se l’iniziativa imprenditoriale non funziona” riducendo, ad esempio, il tempo di permanenza negli elenchi fallimentari.

 

In sostanza, ha spiegato Passera, “abbiamo voluto un pacchetto complessivo che trasforma l’Italia in ‘Paese amico delle start-up’. Ora bisogna metterlo a punto” perchè – ha concluso – le start-up sono “il seme della crescita”.