Quale futuro per il giornalismo? Per Andrea Zappia (Sky): ‘Qualità e nuove tecnologie’

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A Perugia acceso confronto: mercato in crisi, testate che chiudono, e mancanza di meritocrazia per i giovani che vogliono fare i giornalisti. Quali le soluzioni?

Italia


Andrea Zappia

‘Giornalista, un mestiere in un mercato senza merito?’, la domanda nel titolo dell’incontro organizzato per i 20 anni della Scuola di giornalismo di Perugia,  aperto con un messaggio di saluto del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appare del tutto legittima.

Ogni anno arrivano sul mercato 1.000 nuovi giornalisti, di questi circa 200 riescono a trovare una redazione che gli dia lavoro.

Tanti, troppi, si accontentano di piccole collaborazioni, pagate a cifre vergognose, talvolta neanche in grado di coprire le spese di spostamento necessarie per lo svolgimento del loro lavoro.

“Un esercito di collaboratori pagati  pochi euro a pezzo“, ha denunciato il presidente della Fnsi, Roberto Natale, che ha sostenuto la necessità della legge sull’equo compenso, e spinto per l’approvazione della legge sull’editoria, in discussione in Parlamento.

E’ anche vero che la crisi si fa sentire pure per le testate, negli ultimi mesi ben cinque sono state chiuse, e 200 giornalisti si trovano in cassa integrazione.

 

A Perugia il confronto è stato accesso.

 

Quale futuro si prospetta per i giovani che vogliono svolgere questa professione?

E’ opportuno eliminare il praticantato per consentire l’accesso solo attraverso le scuole?

 

Quest’ultima ipotesi è stata caldeggiata da Gianni Scipione Rossi, direttore di Rai Parlamento, e dal presidente della Fnsi, ma non condivisa da diversi direttori di giornali.

Luigi Gubitosi, direttore generale della Rai, s’è detto convinto che la frequentazione della scuola non può essere un vincolo.

 

Altro nodo della discussione: è vero che nei giornali spesso non si entra per merito?

Non la pensa così il presidente della Fieg, Giulio Anselmi, il quale ha, però, riconosciuto che il problema dell’Italia è il capitalismo relazionale che si ripercuote su tutto.

 

Necessario, invece, puntare sulla qualità. Il CEO di Sky Italia, Andrea Zappia, ha portato l’esempio della pay-Tv: “Noi abbiamo 400 giornalisti, tanti giovani e appassionati. Non solo gli editori, ma anche i giornalisti devono avere la voglia di mettersi in gioco”.

 

Luigi Contu, direttore dell’ANSA, ha, infatti, parlato del coraggio degli editori ad aprire le redazioni: “Serve una flessibilità più ampia che in passato”.

Bisogna cambiare i vecchi modelli sui quali si reggono ancora i giornali cartacei, come ha ribadito il vicedirettore del Corriere della Sera, Antonio Macaluso, sottolineando la necessità di aprire le porte ai giovani.

 

Ma con l’avvento di internet e anche di tanti blogger che si improvvisano giornalisti, a salvare l’informazione sarà soltanto la qualità.

Un argomento sul quale è tornato Zappia di Sky, sostenendo che nel giornalismo “il merito rimane centrale e in futuro ci sarà sempre più qualità”.

Il CEO ha spiegato che, in questo settore, “il cambiamento non è ciclico ma continuo. Inoltre le necessità del pubblico si modificano rapidamente. Per il futuro dell’informazione occorrono sempre di più qualità e credibilità”.

 

Zappia ha aggiunto che per fare investimenti “serve un modello di business che sostenga” il settore, “che generi utili“.

“La nostra azienda – ha spiegato – è giovane, ha bisogno di cambiare seguendo l’evoluzione delle tecnologie. Ma i giornalisti si devono adeguare al concetto del merito: devono trovare notizie ed essere credibili offrendo un contributo anche sul fronte delle nuove tecnologie”. (r.n.)