Sms scavalcati da internet mobile, ma sulla banda larga fissa l’Italia resta in ritardo

di Alessandra Talarico |

Nel 2011, gli italiani hanno speso 2,41 mld per navigare in internet dal cellulare e ‘solo’ 2,3 mld per inviare sms. Cresce anche l’uso del cellulare per effettuare operazioni aventi valenza economica (pagamento bollettini, ricariche).

Italia


Hi-tech in spiaggia

Il sorpasso ‘storico’ è avvenuto nel 2011 ed è stato certificato dalla Relazione Agcom 2012: per la prima volta, internet mobile ha battuto gli sms. Gli italiani, insomma, hanno speso più per navigare in internet dal cellulare (2,41 miliardi, +18% sul 2010) che per inviare sms (2,3 miliardi, +1,5%).

I ricavi derivanti dalla fornitura di servizi dati registrano una crescita complessiva dell’8,9% e nell’ultimo trimestre del 2011, le sim utilizzate per il traffico dati sono cresciute a quota 19,4 milioni contro i 17,1 dell’ultimo del 2010 – per un volume di traffico che ha superato i 190 petbyte (+52% rispetto al 2010).

 

Questa crescita è stata trainata sostanzialmente dalla crescente diffusione degli smartphone e dei tablet in grado di supportare un numero sempre maggiore di applicazioni.

A conferma di questa tendenza, indica ancora la Relazione, dei 2,2 milioni di nuove sim attivate, 1,7 milioni sono linee in abbonamento, che raggiungono complessivamente il 16,9% del totale  contro il 15,5% del 2010.

Le stime indicate dall’Autorità per il 2015 indicano inoltre che il traffico internet generato da questi dispositivi a livello globale è destinato a crescere “del 101% per le Connected TV, del 216% per i tablet, del 144% per gli smartphone e del 258% per i dispositivi machine to machine”.

 

Andando a scandagliare la voce ricavi, emerge che – con riferimento alla spesa finale complessiva – i ricavi unitari per sim scendono del 4,3% (a meno di 178 euro l’anno), come risultato della forte flessione dei ricavi da servizi voce (-10%) che non riesce a essere bilanciata dalla crescita del 6,5% dei servizi dati.

Con riferimento agli introiti unitari per user, i servizi dati registrano una crescita del 9,4%, superando i 100 euro annui.

 

I ricavi medi per minuto di traffico voce sono scesi a circa 7 centesimi (-15,5%), quelli per un messaggio sms risultano in flessione di oltre il 3%, mentre la contrazione degli introiti unitari per GB di traffico – grazie anche alla diffusione degli abbonamenti flat – è risultato superiore al 24%.

 

Riguardo il ‘peso’ degli operatori sul mercato retail, Vodafone si conferma market leader (36,1%) nel segmento mobile (mentre Telecom Italia riduce la propria quota al 34,5%) ma si osserva al contempo una flessione della quota Vodafone nel segmento residenziale, in cui crescono in misura omogenea Telecom Italia, Wind e gli operatori mobili virtuali (+0,5% circa ciascuno). H3G arretra in entrambi i mercati.

 

Tra gli operatori mobili virtuali si conferma il successo del business model basato sull’integrazione con i servizi di rete fissa tradizionalmente offerti, in particolare, da BT Italia e Fastweb e, soprattutto, di quello basato sull’integrazione con i servizi postali e finanziari adottato da Poste Mobile. Al riguardo, Agcom evidenzia come il numero di operazioni aventi valenza economica (e.g. pagamento bollettini, ricariche ecc.) effettuate nel 2011 abbia raggiunto i 19 milioni, con un incremento superiore al 50% rispetto al 2010.

 

Al riguardo, il valore complessivo delle transazioni economiche effettuate nel 2011 ha raggiunto i 200 milioni di euro (+47%), mentre in termini di intensità di utilizzo, il numero di operazioni “procapite” è incrementato del 12%.

 

Per quanto concerne, invece, la diffusione della banda larga fissa, la relazione parla di un mercato sostanzialmente stagnante: gli utenti a marzo 2012 sono 13,5 milioni contro i 13,3 di marzo 2011.  La penetrazione, a fine 2011, si attestava di poco al di sopra del 22% della popolazione, contro una media europea di quasi il 28%. In Francia, Germania e Regno Unito, per fare un esempio, la penetrazione si attesta, rispettivamente, al 35,7%, 33,4% e 31,7%.

Un ritardo che Agcom attribuisce in parte a fattori infrastrutturali, come ad esempio la mancanza di un rete ‘cable’.