Rai, Luigi Gubitosi conferma: ‘Rinuncio al contratto a tempo indeterminato’

di Raffaella Natale |

Il nuovo Dg ha dichiarato di aver chiesto che il suo contratto coincida con la naturale durata del Cda, vale a dire tre anni.

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Luigi Gubitosi

Il nuovo direttore generale Rai, Luigi Gubitosi, smorza le polemiche scatenate sul suo stipendio e annuncia di aver chiesto al presidente Anna Maria Tarantola “un contratto a tempo determinato come segno di attenzione e responsabilità”.

Riguardo al previsto contratto da 650 mila euro, si sarebbe deciso di portare  a 400 mila euro la parte fissa e a 250 mila euro l’indennità di funzione.

Gubitosi ha detto oggi all’Ansa che non ha intenzione di “rimanere alla Rai né un giorno in più né un giorno in meno del mio mandato di direttore generale. Ho deciso di chiedere che il mio contratto, pur essendo prassi aziendale il tempo indeterminato per il dg, coincida con la naturale durata del Cda che mi ha nominato (3 anni, ndr)”.

 

Nonostante fino ad oggi la prassi in Rai prevedesse che la nomina del direttore generale fosse configurata come contratto a tempo indeterminato, quello di Gubitosi aveva nei giorni scorsi suscitato malumore tra i consiglieri del centrodestra. Il tempo indeterminato è stato in passato applicato ai direttori generali della Rai chiamati dall’esterno e il trattamento economico riconosciuto a Gubitosi, secondo quanto si apprende, è pari a quello del suo predecessore Lorenza Lei.

 

“I primi giorni di Rai sono stati molto pieni e ho trovato un’azienda vitale; sono certo che c’é la possibilità di fare un buon lavoro”, ha aggiunto Gubitosi all’Ansa.

 

La notizia dovrebbe essere comunicata nel Cda di oggi durante il quale, secondo una fonte, si dovrebbe parlare anche dell’emolumento del presidente.

Nelle settimane scorse l’assemblea degli azionisti ha deciso una riduzione del 30% degli emolumenti dei componenti del consiglio, presidente compreso, a 66.000 euro lordi annui, da circa 100.000.

Lo stipendio della Tarantola in qualità di vicedirettore generale della Banca d’Italia era di circa 400.000 euro lordi all’anno.

 

La polemica sui compensi nasce soprattutto per i problemi economici della Tv pubblica: per fine anno è atteso un rosso tra i 60 e i 100 milioni di euro, con un indebitamento intorno ai 300 milioni.

 

Tra le possibili operazioni di cui si parla per risanare i conti c’è anche la cessione degli asset passivi Ray Way, che potrebbe iniettare nelle casse dell’azienda intorno ai 500 milioni; la dismissione parziale del patrimonio immobiliare (da tempo si parla della vendita di Viale Mazzini e via Teulada, ma anche di Palazzo Labia a Venezia); il taglio delle collaborazioni dei pensionati; la revisione del perimetro dell’attività aziendale (e quindi la riduzione degli attuali 14 canali), con eventuali interventi sul personale in esubero; misure per il recupero dell’evasione del canone, che pesa per circa 500 milioni di mancati introiti.