Rai, i sindacati scrivono ai nuovi vertici: riduzione degli appalti e tagli alle consulenze onerose per rilanciare la Tv pubblica

di Raffaella Natale |

Per rispondere al calo della pubblicità, i sindacati suggeriscono di creare canali a pagamento.

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Sulla scrivania di ogni consigliere Rai e su quella del presidente Anna Maria Tarantola e del neo direttore generale Luigi Gubitosi è giunta una corposa documentazione da parte delle sigle sindacali di categoria sullo stato di salute della Tv pubblica.

Obiettivo di Slc Cgil, Fistel Cisl e Snater è quello di sollecitare i nuovi vertici di Viale Mazzini “a un profondo impegno per rilanciare la prima azienda di servizio pubblico, nonché industria culturale del Paese”.

 

 I sindacati hanno inviato la piattaforma contrattuale Slc Cgil, Fistel Cisl, Snater, e una analisi dei conti economici della Rai.

 

“Negli ultimi tre anni – si legge nel documento -, per i sindacati, rappresentanti operai, impiegati e quadri, non è stato possibile rinnovare il contratto nazionale di lavoro e ricevere il premio di risultato del 2010 e 2011. Oggi, alla luce di quanto redatto nel bilancio Rai 2011, risulta chiaro che lo strumento fondamentale per realizzare il pareggio di bilancio è stato il taglio del costo del lavoro dei dipendenti Rai“.

 

“Va sottolineato, ed è verificabile, che il sindacato – si legge ancora – ha proposto all’azienda elementi di risparmio sia sui modelli e processi produttivi, sia su alcuni istituti contrattuali, proponendo nell’ambito del prossimo triennio una discussione tecnica per la revisione della struttura contrattuale e delle figure professionali. Cardini della proposta contrattuale dei sindacati, oltre alla revisione dei modelli e dei processi produttivi, sono: il controllo degli appalti e la loro riduzione; la diminuzione del 50% delle consulenze fortemente onerose, con un percorso di stabilizzazione per quei contratti (sotto i 3.000 euro lordi mensili) che in realtà sostituiscono impropriamente lavoro subordinato regolamentato dal contratto Rai; riforma del mercato del lavoro”.

 

Ma i sindacati sono anche convinti che la Rai, in questo contesto di mercato e di evoluzione tecnologica, paga pesantemente sia il tetto pubblicitario imposto dalla legge Gasparri, sia la mancata realizzazione di canali a pagamento che invece per i diretti concorrenti, Mediaset e Sky, sono parte importante del loro business e determinanti per rispondere al forte calo della pubblicità.

 

I sindacati hanno quindi lanciato l’allarme: la pubblicità, lo si può leggere nella comparazione dei bilanci è calata pesantemente negli ultimi anni, giungendo fino ai 965 milioni di euro del 2011, con perdite ben superiori al valore di mercato e ai competitor. Il canone, unica fonte stabilmente in crescita rispetto alle altre entrate, ormai rappresenta più del 55% dell’intero ammontare dei ricavi della Rai. Da questo si evince che il canone, che dovrebbe essere interamente utilizzato per i programmi di servizio pubblico, sta sostenendo la programmazione di prodotti d’intrattenimento leggero e alcune volte di scarsa qualità.

Questi, sono per i sindacati, tra i fattori che, “sommati a una pesante evasione del canone, rischiano, soprattutto in un momento di crisi economica, di rendere impossibile qualunque piano di rilancio”.