Mediaset, Fedele Confalonieri replica al FT: ‘Arroganti e razzisti verso la Tv italiana’

di Raffaella Natale |

Il presidente dell’azienda televisiva ha deciso così di rispondere a un articolo apparso sul FT il 25 maggio scorso, nel quale Tony Barber sparava a zero contro la Tv pubblica e privata.

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Fedele Confalonieri

Dura la replica del presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, al Financial Times, oggi in edicola, che ospita una sua lettera in risposta a un articolo molto critico apparso lo scorso 25 maggio sul quotidiano a firma del giornalista Tony Barber (Competitive challenges make picture bleak for Mediaset).

Un’analisi spietata, quella di Barber, che illustra i problemi finanziari di Mediaset. Le cui azioni, spiega, sono crollate del 60%, nell’ultimo anno, toccando il livello più basso dall’ingresso in Borsa, nel 1996, a quota 1,31 euro.

L’articolo ricostruisce, in una potente sintesi, ascesa, fortune e declino del gruppo. Non un mero problema ciclico, imputabile alla crisi economica e alla contrazione della raccolta pubblicitaria in Italia e Spagna, i due principali mercati del gruppo, dice Barber.

Per il giornalista, la compagnia “sta lottando su tre fronti contemporaneamente: avanzamento tecnologico, cambiamento nei gusti culturali del Paese ed evoluzione delle regole nel Paese”.

L’articolo critica anche i contenuti proposti dalla televisione italiana e si sofferma sul tema del conflitto d’interessi.

 

Il presidente dell’azienda televisiva risponde: “Tony Barber insulta l’intera televisione generalista italiana” con “un’arroganza che sfiora il razzismo”.

Il giornalista parla, infatti, di una Tv italiana fatta di showgirl poco vestite e notiziari politicamente orientati, specie su Mediaset.

Commenti al vetriolo che non sono piaciuti a Confalonieri che ricorda: “La tv generalista italiana, pubblica e privata, ha  una ricchezza e una completezza di offerta superiore a quella media dei broadcaster mondiali. Basta guardarla per prenderne atto. Oltre alla massiccia produzione domestica – fiction, intrattenimento, Tg e programmi d’informazione – acquistiamo e trasmettiamo tutti i principali format d’intrattenimento internazionali, tutti i grandi eventi sportivi, tutti i film e le serie tv delle major anglosassoni. Non c’é praticamente successo televisivo offerto nel mondo che non arrivi ai telespettatori italiani della tv generalista gratuita, grazie al lavoro di migliaia di dipendenti e professionisti italiani del settore”.

 

Per Confalonieri, i giudizi di Barber sul panorama ‘squallido’ della nostra tv sono “una generalizzazione a dir poco eccessiva che non trovo corretto applicare all’intera offerta generalista di un altro paese dell’Unione Europea. E qui non c’entra la politica, l’economia o la cultura. C’entra un’arroganza che sfiora il razzismo, un sentimento ben espresso nella celebre poesia “Il fardello dell’uomo bianco” del britannico Rudyard Kipling. Ma Kipling scriveva nel 1899 parlando dell’India, mentre Mr Barber invoca nel 2012 la civilizzazione dell’Italia“.

 

Confalonieri non risponde invece al giornalista sul fronte delle regole. Eppure Barber picchia duro: dall’annullamento del beauty contest, adottato dall’allora Ministro Paolo Romani “per favorire Mediaset e Rai nell’assegnazione delle frequenze” alle amicizie politiche che avrebbero favorito l’azienda televisiva nei primi dieci anni di vita.

Non manca nell’articolo di Barber il riferimento alla Corte di Giustizia Ue che aveva respinto nel luglio scorso il ricorso presentato da Mediaset, confermando che i contributi italiani per l’acquisto dei decoder digitali terrestri concessi nel 2004 e 2005 (per 220 milioni di euro complessivi) costituivano un aiuto di Stato incompatibile con il mercato comune.

 

Secondo Confalonieri, il giornalista attacca Rai e Mediaset per favorire Sky, considerata vero esempio di “innovazione tecnologica“. E conclude ironicamente, con un’invocazione tipicamente inglese: “God save the screen”.

 

Strano, però, che il giornalista del FT abbia fatto tutto questo solo per elogiare Sky,  visto che il magnate Rupert Murdoch, che possiede Sky attraverso la News Corp, non gode attualmente di molte simpatie in Gran Bretagna, dopo lo scoppio del caso sulle intercettazioni che hanno portato alla chiusura del suo tabloid News of the World.