Smartphone: niente più sconti per l’acquisto? Gli operatori sono tentati, ma i rischi sono troppi

di Alessandra Talarico |

Lo scorso anno, le compagnie telefoniche europee hanno raddoppiato la spesa per i dispositivi a 13 miliardi di euro, una spesa superiore a quella affrontata per l’aggiornamento delle reti. Ma a chi gioverebbe la fine di questo business model?

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Potrebbe essere alla fine il modello di business che ha consentito a moltissime persone di acquistare l’iPhone e altri costosi smartphone a prezzi vantaggiosi: gli operatori, soprattutto quelli europei, sono infatti alle prese con troppi problemi economici per continuare a sostenere quest’andazzo.

Finora, le compagnie telefoniche europee hanno sostenuto questo modello nella convinzione che i profitti legati alle chiamate e agli sms sarebbero stati sufficienti a compensare i forti incentivi offerti ai clienti per l’acquisto degli smartphone. Ma, le conseguenze della forte concorrenza e della pressione regolamentare sui prezzi del roaming e della terminazione mobile sui margini, stanno spingendo molte cellco a rivedere le loro posizioni.

In una lunga analisi, Reuters spiega che la decisione di interrompere le sovvenzioni per l’acquisto dei dispositivi, già presa in Spagna da due dei principali operatori europei – Telefonica e Vodafone – potrebbe essere imitata da molti altri. In Francia, ad esempio, Free ha conquistato più di due milioni e mezzo di clienti grazie a tariffe molto convenienti e senza offrire sussidi per l’acquisto dei dispositivi. L’effetto del suo arrivo sul mercato, calcolano gli analisti, potrebbe essere una evidente contrazione delle vendite di smartphone.

 

Lo scorso anno, rivela l’agenzia, le compagnie telefoniche europee hanno raddoppiato la spesa per i dispositivi a 13 miliardi di euro, il che vuol dire che la spesa per sovvenzionare l’acquisto degli smartphone è stata addirittura superiore a quella affrontata per l’aggiornamento delle reti. A livello globale, secondo i dati di Bernstein Research, la spesa per i sussidi all’acquisto è crescita del 40% dal 2009 al 2011, per raggiungere 48,5 miliardi di dollari.

 

Anche il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè, ha evidenziato le difficoltà delle società telefoniche di fronte a questo modello: “C’è un senso di disagio riguardo queste forti sovvenzioni e il convincimento che non siano una buona cosa per l’industria”, ha affermato Bernabè nel corso di una recente conferenza.

Il Ceo di Vodafone, Vittorio Colao, ha spiegato quindi che la necessità di offrire pesanti sconti comincia a venire meno, dal momento che la scelta di dispositivi di buona qualità è molto ampia anche nella fascia media di prezzo e i profitti legati al traffico dati sono comunque garantiti perché ormai i consumatori sembra non possano fare a meno di collegarsi a internet in mobilità.

 

Generalmente, gli operatori acquistano grossi quantitativi di smartphone dai produttori per offrirli gratuitamente o a un prezzo fortemente scontato ai loro clienti, in cambio della sottoscrizione di un abbonamento della durata di uno o due anni, così da recuperare il costo per l’acquisto del dispositivo attraverso i profitti generati dalle chiamate.

Abolire gli incentivi, tuttavia, pone anche dei rischi dal momento che, ad esempio, i consumatori possono cambiare operatore più spesso, non essendo più vincolati da un contratto di lunga durata.

Gli operatori, inoltre, potrebbero perdere ancora terreno a vantaggio dei produttori, che inizierebbero a vendere direttamente gli smartphone ai consumatori, bypassandoli completamente, come fa Apple negli Usa e nel Regno Unito, dove in partnership con Barclays offre finanziamenti di 6-12 mesi per l’acquisto dell’iPhone.

 

Ma se gli operatori piangono, i vendor non hanno troppo da gioire, soprattutto quelli che producono smartphone di fascia alta: anche il loro business è a rischio dato che in un momento di recessione, i consumatori ci penseranno due volte prima di spendere 600-700 euro per un telefonino. Tra questi, Apple potrebbe rimetterci parecchio, visto che lo scorso anno il 42% del suo fatturato è stato generato proprio dagli incentivi degli operatori. Ma anche Samsung e Nokia potrebbero correre grossi rischi.

Ad avvantaggiarsene saranno quindi i produttori cinesi, che offrono dispositivi Android di buona qualità a prezzi decisamente più contenuti.

 

Nello scenario peggiore, in cui tutti gli operatori decidano di abolire i sussidi, nota Reuters, il mercato mobile perderebbe qualcosa come 24 miliardi di dollari.

Questo difficilmente succederà, perché probabilmente più che abolire le sovvenzioni gli operatori ne scaricheranno il peso sulle banche attraverso appositi piani di finanziamento. Con buona pace dei consumatori, che potranno continuare ad acquistare smartphone pagandoli quanto un televisore e magari si connetteranno a internet per cercare un lavoro che gli consenta di continuare a pagarlo.