Il DVB-H è ormai morto: H3G chiede di entrare nel digitale terrestre

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La società vorrebbe usare le frequenze DVB-H per trasmettere in digitale terrestre. La richiesta è già passata dall’Agcom e adesso si attende la pronuncia dell’Antitrust.

Italia


Vincenzo Novari

H3G vuole che si cambi destinazione d’uso alle frequenze che possiede, almeno una decina, per la trasmissione della Tv mobile su standard DVB-H (Digital Video Broadcasting-Handheld).

Secondo alcuni esperti si tratta infatti di una tecnologia ormai morta. E’ evidente che la diffusione del video-streaming, nell’ambito del più generale sviluppo dell’accesso mobile ad Internet sulle reti 3G, ha raffreddato l’originale interesse di broadcaster e operatori mobili per il DVB-H. Nei principali paesi europei,  gli operatori che avevano avviato il servizio sono stati costretti ad uscire dal mercato e, in alcuni casi, a restituire le frequenze.

 

Per questa ragione, nelle scorse settimane H3G ha deciso di rivolgersi all’allora Ministro Paolo Romani per ottenere che sulle proprie frequenze possano veicolare anche programmi televisivi classici, trasmessi in digitale terrestre.

La notizia viene data nell’edizione odierna di Repubblica, la quale informa che nelle ultime ore della gestione di Romani (Pdl), dalla DG Servizi di Comunicazione elettronica e di Radiodiffusione del suo ministero è partita una lettera destinata all’Agcom con la quale si chiede “il cambio di targa delle frequenze di H3G“.

Alla missiva si allega la relazione con cui “H3G annuncia che vuole fare la televisione classica su quelle frequenze (e non più solo la tv per cellulari)”.

 

In Italia anche TIM e Vodafone hanno recentemente deciso di abbandonare il DVB-H, non rinnovando (o interrompendo in anticipo rispetto alle scadenze) l’accordo per la diffusione di contenuti sulla rete di Mediaset. A livello internazionale, per altro, l’interesse degli operatori mobili è decisamente orientato su tecnologie innovative di broadcasting mobile come il DVB-NGH (disponibile dal 2014) e l’IMB (Integrated Mobile Broadcast) che garantiscono una più alta interoperatività con i sistemi mobili LTE. Queste tendenze del mercato rendono estremamente rischioso riservare una porzione di spettro a uno specifico servizio e ad una tecnologia in via di obsolescenza.

 

L’Autorità ha già fatto avere una propria risposta ma, scrive Repubblica, “prudente e interlocutoria“. I contenuti restano ancora un mistero.

Sull’operazione è chiamato a pronunciarsi anche il nuovo presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella.

Ben si comprende la delicatezza di un simile dossier: se H3G dovesse avere l’OK al cambio di targa, verrebbero profondamente modificati gli equilibri del mercato audiovisivo. Cosa farebbero Rai, Mediaset, Sky?