Ddl Stabilità: emendamenti da maggioranza e opposizione per ripristinare gli indennizzi a favore delle Tv locali

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Vincenzo Vita (Pd) e Alessio Butti (Pdl) hanno presentato emendamenti riguardanti i risarcimenti alle emittenti locali, per la cessione delle frequenze agli operatori tlc per i servizi di banda larga mobile.

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Antenne

Il Ddl Stabilità 2012 ha iniziato negli scorsi giorni il proprio iter in commissione Bilancio al Senato. Intanto il Governo, in un Consiglio dei Ministri straordinario convocato d’urgenza la scorsa settimana, ha approvato un maxi emendamento al Ddl, che recepisce sul piano normativo gli impegni assunti dal Premier Silvio Berlusconi nella sua lettera all’Unione europea del 26 ottobre scorso.

Aeranti-Corallo torna nuovamente a parlare del Decreto e in particolare della norma ‘assolutamente inaccettabile’ per le Tv locali che limita nuovamente a 240 milioni di euro l’importo degli indennizzi previsti per coloro che intendano dismettere l’attività di operatore di rete per la tv digitale terrestre.

 

Al riguardo, accogliendo l’invito di dell’Associazione, numerosi senatori di maggioranza e di opposizione hanno presentato ordini del giorno ed emendamenti al disegno di legge, finalizzati all’integrale ripristino degli indennizzi precedentemente previsti – pari a circa 400 milioni – per le tv locali che dismettono l’attività di operatori di rete.

 

In particolare, il senatore Alessio Butti del Pdl ha presentato un ordine del giorno (accolto in commissione) con cui si invita il Governo “a valutare l’opportunità di garantire, così come previsto dalla legge di stabilità 2011 (legge 13 dicembre 2010, n. 220), che una parte delle maggiori entrate derivanti dalla gara di assegnazione delle frequenze sia destinata al Ministero dello sviluppo economico per interventi a sostegno del settore delle telecomunicazioni, sia a livello infrastrutturale sia a livello locale, per definire un compenso per la cessione delle risorse frequenziali più congruo agli introiti ottenuti, nonché di risarcire parzialmente le tv locali che, a causa dell’esproprio delle frequenze, saranno costrette a cessare l’attività e a rifondere le aziende degli ingenti investimenti effettuati per adeguare gli impianti di trasmissione nelle aree passate al digitale terrestre”.

 

Inoltre, sia il gruppo del Pd (primo firmatario il sen. Vincenzo Vita), sia quello del Pdl (primo firmatario il sen. Alessio Butti) hanno presentato emendamenti al ddl sulla problematica.

 

Aeranti-Corallo sta seguendo con grande attenzione i lavori parlamentari e si sta adoperando affinché venga ripristinato pienamente il preesistente quadro normativo, posto che è inaccettabile che a fronte della sottrazione di nove frequenze alle tv locali vengano previsti indennizzi di importo, in molti casi, non sufficiente a risarcire nemmeno gli investimenti effettuati, da ultimo, nelle aree già digitalizzate, per realizzare la transizione al digitale.

 

Con lo switch-off e il passaggio al digitale terrestre si rischia “una forma di desertificazione dell’iniziativa comunicativa locale”, ha dichiarato recentemente Enrico Menduni, ordinario di Culture e Formati della Televisione e della Radio all’Università di Roma Tre, parlando a margine di un convegno sul digitale terrestre tenutosi a Firenze.

Il digitale terrestre – ha detto – si accompagna a una redistribuzione del potere televisivo impressionante”.

Secondo Menduni, infatti, “le emittenti locali rischiano di essere marginalizzate o di sparire, cosa che vuol dire una diminuzione della biodiversità informativa, e potrebbe arrivare a una forma di desertificazione dell’iniziativa comunicativa locale. La sopravvivenza delle piccole emittenti locali e provinciali va molto al di là delle loro stesse dimensioni, è un fatto di pluralismo, di libertà, di cultura”.

Il digitale terrestre invece “sta potenziando – ha osservato lo studioso – quelle emittenti nazionali che sono in grado di effettuare la televisione a pagamento. Per adesso ce n’é una sola, Mediaset, che con Sky sta facendo la parte del leone perché sono riuscite a procacciarsi il ricco mercato dei pagamenti degli utenti. La Rai rimane al palo, e le emittenti locali non sono certo in grado di mettere su questa nuova forma di ricavo che attualmente è la più promettente”.