Dividendo digitale: Telelombardia pronta a ricorrere alla Ue contro ‘esproprio’ frequenze

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Sandro Parenzo (Mediapason) avverte le telcos: ‘Non molleremo le frequenze, ci sono i margini per parlare di incauto acquisto’.

Italia


Sandro Parenzo

Il gruppo Mediapason, terzo gruppo televisivo privato italiano con dieci canali in Lombardia e Piemonte tra i quali Telelombardia, è pronto a ricorrere in sede Ue, individualmente o in associazione con altre tv locali, contro “l’esproprio” delle frequenze Uhf 61-69, disposto dal governo a danno delle tv locali. Lo ha detto il suo presidente, Sandro Parenzo, a margine della presentazione del programma di Michele Santoro ‘Servizio Pubblico’ che sarà trasmesso ogni giovedì da un consorzio di tv regionali, sul canale 504 di Sky e su alcuni siti internet.

 

Nel mirino c’è però anche il beauty contest, cioè l’assegnazione gratuita delle frequenze del cosiddetto dividendo interno del digitale terrestre ai broadcaster nazionali, e la mancata redistribuzione alle tv locali che fanno informazione di una parte del canone Rai.

 

L’asta tra le telcos per i canali 61-69 da destinare alla banda larga mobile prevede che le frequenze siano liberate entro la fine del 2012, ma Parenzo suggerisce alle tlc di non contarci: “Ci sono i margini per parlare di incauto acquisto“.

 

L’indennizzo previsto, sostiene Parenzo “è ridicolo, non potrà coprire il danno” e “nel frattempo le tv nazionali parteciperanno all’assegnazione di nuovi canali (attraverso il beauty contest) che poi potranno mettere in vendita”. Per difendere le frequenze sul digitale il presidente di Mediapason è disposto a portare i suoi camion ad Arcore.

 

A suo parere un buon successo dell’operazione Santoro può infatti dare alle tv locali “più peso al tavolo delle trattative con il Governo”. In più si avvicina il periodo elettorale, “nel quale in genere ci si ricorda di noi”. Quanto al ricorso, ha aggiunto, “penso che la sede più opportuna sia quella europea. Abbiamo già avuto i primi contatti a livello di federazione”.

 

Editore dell’operazione Santoro è la Zero Studios, società del giornalista nella quale, attraverso un aumento di capitale, è entrato anche Parenzo con la sua azienda di produzione romana Videa. Ne fanno parte pure il Fatto Quotidiano, oltre all’associazione Servizio Pubblico.

 

Quella con l’ex conduttore di Annozero è un’alleanza editoriale alla quale partecipa (in media) un’emittente televisiva per ogni regione, più altre che potranno mettersi in gioco strada facendo. La copertura assicurata, ha precisato Matteo Sordo, amministratore delegato di Publishare (concessionaria delle tv areali), è pari a quella de La7. E tutte le tv coinvolte sono certificate in Auditel, censite al minuto medio.

I break a disposizione sono solo quattro, così come richiesto da Santoro, ciascuno composto da quattro spot di 1 minuto, per un totale complessivo di 16 minuti a puntata. Gli investitori sono già 40, tra i quali Telecom Italia e Wind e gruppi legati al settore energetico e dell’auto, per spot che valgono più del doppio di quelli venduti abitualmente su scala territoriale. Garantiti per ogni puntata 110 mila euro di raccolta pubblicitaria, almeno per le prime otto trasmissioni ma Publishare conta poi di arrivare a cifre superiori.

 

La percezione degli investitori è cambiata, ha osservato ancora Parenzo, “per anni hanno dovuto investire in due sole direzioni e ora finalmente vedono la possibilità di un mercato vero”. E “un successo economico è fondamentale per dimostrare che le voci delle tv areali pesano”, ha concluso il presidente di Mediapason.