ITU: tlc e banda larga sempre più accessibili, ma si allarga il divario sulla qualità dei servizi

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L’Italia è in 28esima posizione per diffusione delle tecnologie ICT, in una classifica che vede prima la Corea del Sud. Secondo l’ITU, i politici dovrebbero prendere rapidamente misure per facilitare la diffusione della banda larga.

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Hamadoun Toure

E’ la Corea del Sud l’economia più avanzata al mondo in termini di diffusione delle tecnologie ICT, seguita da Svezia, Islanda e Finlandia.

Lo rivela l’ultimo report ITU ‘Measuring the Information Society 2011’, che pone l’Italia in 28esima posizione.

Secondo i dati ITU – l’agenzia ONU che si occupa di telecomunicazioni e ICT – l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione continua a guadagnare terreno in tutto il mondo, grazie al costante calo dei prezzi sia dei servizi telefonici che della banda larga.

La classifica redatta dall’ITU – basata sull’indice IDI (ICT Development Index) che misura il livello di accesso, utilizzo e competenze ICT – mostra che tutti i 152 paesi presi in esame hanno migliorato il proprio punteggio, a riprova che l’ICT è un elemento sempre più onnipresente nella società mondiale dell’informazione.

I Paesi in testa alla lista appartengono quasi tutti all’Europa e all’Asia, ma “è estremamente incoraggiante vedere che quelli che registrano le performance più dinamiche sono i Paesi in via di sviluppo”, ha affermato il segretario generale ITU Hamadoun Touré.

“Il ‘miracolo del mobile’ mette i servizi ICT alla portata delle popolazioni e delle comunità più bisognose. La sfida è ora di ripetere questo successo per la banda larga”, ha aggiunto, sottolineando che il rapporto dimostra che se c’è una forte correlazione tra ICT e livelli di reddito, una buona combinazione di politiche pubbliche può accelerare l’adozione della banda larga e diversi paesi, tra cui Australia, Giappone, Nuova Zelanda e la Repubblica di Corea, raggiungono livelli di IDI superiori a quelli che il loro livello di reddito potrebbe suggerire.

 

Il report mostra quindi come la penetrazione delle reti mobili nei paesi in via di sviluppo resti estremamente dinamica con un aumento del 20% degli abbonati nel 2010 e senza alcun segnale di rallentamento.

Al contrario, nei paesi sviluppati, la penetrazione dei cellulari è arrivata a un livello di saturazione, con tassi di penetrazione superiori al 100% alla fine del 2010, contro il 70% dei paesi in via di sviluppo.

A livello mondiale, si contano più di 5 miliardi di utenti mobili e una copertura del 90%, a dimostrazione che, di fatto, la telefonia mobile è ormai ubiqua.

Anche i servizi 3G si stanno diffondendo in fretta:, 154 economie di tutto il mondo, alla fine del 2010, avevano lanciato reti 3G. In vetta alla classifica, la Repubblica di Corea è seguita da Svezia, Islanda, Danimarca e Finlandia, Hong Kong, Lussemburgo, Svizzera, Olanda e Regno Unito in decima posizione. Gli Usa sono al 17esimo posto, il Brasile 64esimo, la Cina 80esima, l’India 116esima, mentre Arabia Saudita, Marocco, Vietnam e Russia sono stati alcuni dei paesi più dinamici tra il 2008 e il 2010.

 

Nel complesso, i servizi tlc e internet sono sempre più abbordabili. Secondo il paniere IPB 2010, applicato a 165 economie e basato sul prezzo dei servizi fissi, mobili e della banda larga fissa, tra il 2008 e il 2010 si è riscontrato un calo del 18% a livello mondiale. I prezzi dei servizi internet a banda larga fissa hanno segnato una diminuzione del 52%.

Nei paesi sviluppati, sottolinea il rapporto, il costo medio dei servizi ICT rappresenta non più dell’1,5% del reddito mensile pro capite, contro il 17% nei i paesi in via di sviluppo.

Ma anche se il prezzo della banda larga ha registrato un netto calo in tutto il mondo, il prezzo di accesso a Internet a banda larga da rete fissa rimane insostenibile in molti paesi a basso reddito. Così, in Africa alla fine del 2010, i servizi a banda larga, costavano in media l’equivalente del 290% del reddito mensile, in calo comunque rispetto al 650% nel 2008.

 

Confrontando le tecnologie e i servizi a banda larga fissi e mobili, la relazione evidenzia anche enormi disparità in termini di capacità, velocità e qualità della rete.

 

In molti paesi in via di sviluppo, la velocità minima per una connessione a banda larga (256 kbit/s) può essere sufficiente per i servizi base (come le email), ma non è adatta per applicazioni o servizi ad alta intensità di dati. Inoltre, la relazione rileva che la velocità effettiva fornita agli abbonati a banda larga fissa o mobile è spesso molto inferiore alla larghezza di banda teorica annunciata, e auspica che i regolatori incoraggino gli operatori a fornire ai loro clienti informazioni chiare in merito alla copertura, alla velocità e ai prezzi.

Si amplia quindi il divario digitale tra coloro che hanno accesso a una banda larga di alta capacità e qualità (come accade in molti paesi ad alto reddito) e quelli per i quali la velocità/capacità/qualità sono più basse (come nel caso in molti paesi a basso reddito).

“I politici dovrebbero assumere rapidamente misure per facilitare la diffusione della banda larga e per garantire che i servizi forniti siano veloci, affidabili e convenienti”, ha sottolineato Brahima Sanou, direttore dell’Ufficio per lo sviluppo delle telecomunicazioni dell’ITU.

 

Il rapporto ITU indica anche che il modo più efficace per aumentare l’uso di Internet nei paesi in via di sviluppo sarebbe il coinvolgimento degli studenti.

In questi paesi, Internet è utilizzato da circa il 21% della popolazione, contro il 70% nei paesi sviluppati.

I principali ostacoli al’utilizzo di Internet – indica ancora l’ITU – non sono necessariamente legati alle infrastrutture o sui prezzi. I modelli di utilizzo dimostrano che ci sono anche grandi differenze basate su livello di istruzione, sesso, reddito, età e posizione geografica degli utenti (urbano/rurale). Per esempio, c’è poca differenza in termini di utilizzo di Internet tra le persone dei paesi in via di sviluppo e quelle nei paesi sviluppati con una buona istruzione e reddito elevato. I diplomati usano Internet più di quelli con un livello di istruzione inferiore, e in media, gli uomini usano il web più delle donne.

Dal momento che il 46% della popolazione dei paesi in via di sviluppo è inferiore ai 25 anni (più di 2,5 miliardi di persone), il rapporto suggerisce che questi paesi si dovrebbe cercare di aumentare considerevolmente l’utilizzo di Internet nelle giovani generazioni, puntando sulla connettività di scuole e altre istituzioni e migliorando il livello di scolarizzazione.