Sky-Mediaset. Fedele Confalonieri replica a James Murdoch: ‘Tira acqua al suo mulino. La concorrenza c’è’

di Raffaella Natale |

Il presidente di Mediaset ritorna sulle accuse di Sky per sottolineare che ‘In Italia non c’è alcun difetto di concorrenza’.

Italia


Fedele Confalonieri

A distanza di alcuni giorni dall’accesso confronto avuto con James Murdoch in occasione dell’incontro dei Giovani Editori a Bagnaia, Fedele Confalonieri torna a parla di Sky.  

“Ognuno tira l’acqua al suo mulino. Come fa Murdoch a dire che in Italia non c’é concorrenza? Ci siamo noi di Mediaset, la Rai, Sky, La7 e un sistema locale interessante che vive anche bene“. Nel corso della trasmissione ‘Effetto domino’ su La7, il presidente di Mediaset ha replicato ancora una volta a Murdoch Jr, presidente e amministratore delegato di News Corp.

“Questa è l’opinione di Murdoch, Welcome to Italy, perché qui si è trovato bene“, ha precisato Confalonieri.

“Dal niente è stato creato un colosso e questo è accaduto negli ultimi sei sette anni. E quindi non mi sembra che non ci sia concorrenza”.

Anzi – ha aggiunto – Murdoch ha potuto sbarcare in Italia e non in altri Paesi dove sono state messe delle barriere all’ingresso dei concorrenti, anche quelli forti. Non credo quindi che ci sia un difetto di concorrenza nel nostro Paese”.

 

Inoltre il presidente di Mediaset ha tenuto a precisare che la Tv in Italia “scoppia di salute, ma deve darsi da fare molto”.

 

Parlando della Tv digitale, a Bagnaia James Murdoch ha sottolineato che “in Italia esistono delle strozzature che ne impediscono il decollo: la scarsa concorrenza e la lentezza con cui procedono le liberalizzazioni”.

“Il nocciolo della questione – ha detto – è la mancanza di una vera e propria concorrenza e la lentezza con cui procedono le liberalizzazioni”.

 

In realtà le parole di James Murdoch trovano conferma nel Rapporto OCSE Going for Growth, nel quale emerge la preoccupazione per il grado di competitività nei media tv.

L’OCSE ha invitato l’Antitrust a valutare il settore che non risulta abbastanza concorrenziale, anzi resta dominato da un’azienda pubblica e da una compagnia privata. Un duopolio stigmatizzato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che puntualizza come l’altro livello di presenza pubblica in alcuni settori riduca la concorrenza, facendo scivolare in secondo piano i diritti dei consumatori. (Leggi Articolo Key4biz)

 

Murdoch ha comunque commentato che l’azienda “non si fa scoraggiare facilmente dagli ostacoli. La nostra fiducia in questo Paese e negli italiani si riflette negli oltre 10 miliardi di euro che News Corporation ha immesso nell’economia del Paese in questi anni. In termini economici, l’impatto è altrettanto rilevante. Un recente rapporto di una fondazione indipendente ha stimato che i nostri investimenti in Italia nel corso degli ultimi 7 anni sono pari al l’1,31% del Pil annuale del paese”.

L’indotto occupazionale di Sky in Italia è di oltre 15 mila tra uomini e donne. E’ partner di più di 350 aziende italiane, promuovendo il settore creativo, aiutando centinaia di giovani talenti a manifestare il proprio potenziale e portando innovazione e tecnologie all’avanguardia.

 

Il presidente e Ad di News Corp ha anche ricordato la necessità di ricorrere alla Digital Sky, quando Rai e Mediaset hanno deciso di criptare il proprio segnale impedendo a cinque milioni di famiglie di vedere con il decoder Sky alcuni dei loro programmi

“Era una sfida che non potevamo ignorare, soprattutto perché riguardava anche i programmi di un’emittente pubblica, finanziata da canone obbligatorio per tutti i cittadini”.

 

Nel proprio intervento, Murdoch ha anche parlato dei sussidi statali che, a suo dire, “sono solo un segno delle realtà editoriali che non possono così creare vero giornalismo”.

“Vi vengono in mente altri settori finanziati dallo Stato che siano anche di livello internazionale? I sussidi statali, in tutte le loro forme, sono un segno di fallimento, non tanto del giornalismo, quanto delle realtà editoriali che creano e veicolano giornalismo vero”.

“Quando il governo dà dei sussidi ai media, in cambio – alla fine – si aspetta di esercitare una qualche forma di controllo. Questo genera inevitabilmente un ambiente in cui il giornalismo stenta ad essere libero e indipendente. Per un futuro davvero digitale, l’Italia ha bisogno di media che informino, siano competitivi e contribuiscano a fornire agli italiani le notizie e le informazioni di cui hanno bisogno per avere successo”.

 

Punto sul quale ha dissentito Confalonieri che ha commentato: “I media in Italia sono finanziati dallo Stato? Certo non Mediaset”.

“E’ vecchia la querelle dell’editore puro e dell’editore impuro. E’ vecchia come il mondo, ma i veri domini della situazione siete voi giornalisti “.