Facebook: azioni per 1 mld di dollari sul mercato secondario. Si teme che il titolo possa crollare?

di Raffaella Natale |

Inizialmente gli azionisti avrebbero voluto cedere i loro titoli a un prezzo pari a 90 miliardi di dollari, stimando Facebook più di Time Warner e News Corp messe insieme.

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Un gruppo di azionisti di Facebook starebbe cercando di vendere azioni per 1 miliardo di dollari sul mercato secondario. Un’operazione che, secondo alcune fonti, valorizzerebbe la compagnia a più di 70 miliardi di dollari (47,4 miliardi di euro) e sarebbe una delle più grosse transazioni riguardanti il social network.

Il valore di Facebook sarebbe dunque cresciuto del 40% in quattro mesi, rispetto ai 50 miliardi di dollari stimati alla fine del 2010, quando Goldman Sacks e Digital Sky Technologies hanno iniettato nella rete sociale 1,5 miliardi di dollari.

Anche la società di private equity, General Atlantic, che ha un fondo che gestisce un patrimonio da 17 miliardi di dollari, avrebbe raggiunto un accordo con alcuni azionisti di Facebook, ex dipendenti che avrebbero acconsentito a vendere circa 2,5 milioni di azioni. Per concludere l’affare mancherebbe ora l’approvazione dei vertici della rete sociale.

Se l’ultima operazione andasse a buon fine, potrebbe anche rappresentare il picco dopo il quale l’enterprise value della società di Mark Zuckerberg potrebbe scendere inesorabilmente. Ed è forse proprio questo che temono gli azionisti, tra i quali tanti impiegati del gruppo, che secondo alcune indiscrezioni sarebbero stati costretti a rivedere al ribasso le loro ambizioni. Inizialmente, infatti, avrebbero voluto cedere i loro titoli a un prezzo pari a 90 miliardi di dollari, stimando Facebook più di Time Warner e News Corp messe insieme…

Ma di fronte al rifiuto dei potenziali acquirenti, hanno dovuto fare marcia indietro. Attualmente l’operazione sarebbe in attesa dell’OK di Zuckerberg e del direttore finanziario David Ebersman.

La nuova mossa riproporrebbe il problema di un eventuale conflitto di interesse nella compravendita di titoli di società non quotate, ma in rapida espansione come appunto Facebook e Twitter, sui mercati secondari. Un aspetto sul quale, secondo fonti del Wall Street Journal, anche l’Autorità di Borsa statunitense (Securities and Exchange Commission) starebbe indagando.

Da tempo, infatti, la SEC si sta interessato alle contrattazioni private, specie da quando Goldman Sachs ha investito in Facebook per poi creare una “società veicolo” consentendo ai suoi clienti di investire indirettamente nel sito di social networking.

A febbraio Goldman Sachs, in un lunch riservato, ha presentato i conti dei primi 9 mesi del 2010 di Facebook – 1,2 miliardi di fatturato e 355 milioni di utile netto – e ha lasciato di fatto trapelare che non solo tra gli utenti ma anche tra gli investitori privati c’è un forte interesse per il social network. La quota dei 499 soci, dopo la quale secondo la legge americana del 1964 le società sarebbero costrette all’Ipo, sarebbe di fatto superata.

L’azienda avrebbe quindi 4 mesi di tempo per quotarsi dopo la chiusura dell’anno fiscale in cui la quota viene scavallata. A conti fatti, Facebook dovrebbe sbarcare a Wall Street entro l’aprile 2012.

Non a caso Facebook, spaventata dall’ipotesi di dover spalancare i propri libri, ha posto adesso il veto alla vendita di azioni da parte dei propri dipendenti sul mercato secondario e inoltrato una nuova regola in base alla quale le azioni offerte ai nuovi dipendenti avranno valore solo se l’azienda sarà venduta o quotata in Borsa.