Diritto d’autore: Associazioni scrivono al Parlamento per chiedere moratoria sul Testo Agcom

di Raffaella Natale |

‘Chiediamo che il diritto d’autore sia regolamentato in modo da garantire che anche nella sfera digitale ci sia il giusto equilibrio tra i diversi interessi, per evitare che divenga un sistema di controllo e di censura pervasivo’.

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Diritto d'autore

Una moratoria del regolamento Agcom sul diritto d’autore contro il rischio di censura. E’ quanto hanno chiesto Adiconsum, Agorà digitale, Altroconsumo, Assonet-Confesercenti, Assoprovider-Confcommercio, Studio legale Sarzana e associati in una lettera aperta ai parlamentari.

 

L’Autorità con la Delibera 668/2010 del dicembre 2010, si legge nella lettera, ha introdotto “un meccanismo che consentirà di inibire completamente l’accessibilità ai siti posti fuori dal territorio italiano e di rimuovere contenuti sospettati di violare il diritto d’autore in modo automatico e prescindendo da qualsiasi requisito di colpevolezza accertato dall’autorità giudiziaria“.

 

Le Associazioni scrivono ancora che i singoli “libri” rimossi includeranno articoli pubblicati da giornali,  banche dati di pubbliche amministrazioni e di privati, documenti riservati finiti in rete ed utili per conoscere fatti che l’opinione pubblica potrebbe non conoscere diversamente,  video amatoriali e fotografie con sottofondo musicale  caricate dagli utenti nelle piattaforme di condivisione, singole pagine di blog amatoriali contenenti anche un solo file in violazione del diritto d’autore.

 

Le associazioni hanno quindi proposto che “nessuna nuova regolamentazione sia adottata fino a che il Parlamento non riuscirà ad essere sede di un grande dibattito pubblico alla ricerca di nuovi equilibri tra diritto d’autore e l’accesso alla conoscenza, come la stessa Autorità Garante auspica, scongiurando il pericolo di nuove censure”.

 

Ci appelliamo ai parlamentari di tutti gli schieramenti – prosegue la lettera – per ridare al Parlamento il ruolo di interlocutore ineliminabile con la società civile, e di rispettare il principio di separazione dei poteri dello Stato”.

“Chiediamo  che il diritto d’autore – sostengono ancora le associazioni – sia regolamentato in modo da garantire che anche nella sfera digitale ci sia il giusto equilibrio tra i diversi interessi presenti nella società, per evitare che divenga un sistema di controllo e di censura pervasivo”.

 

Con la Delibera 668/2010, l’Agcom ha avviato una consultazione pubblica sul Testo per la tutela del diritto d’autore su internet.

Tra le norme c’è la possibilità da parte dell’Authority di ordinare, dopo un procedimento che prevede il contraddittorio, la rimozione di contenuti coperti da copyright illegittimamente pubblicati. Per i siti che hanno il solo fine della diffusione di contenuti illeciti, si considerano due ipotesi: la predisposizione di una lista di siti illegali da mettere a disposizione degli Isp e la possibilità, in casi estremi e previo contraddittorio, dell’inibizione del nome di dominio del sito web, ovvero dell’indirizzo IP.

 

L’Agcom ritiene che la misura della rimozione selettiva sia appropriata nei casi in cui non tutti i contenuti del sito web violino il diritto d’autore e siano collocati sul territorio italiano.

 

Secondo gli esperti, le misure si caratterizzano per un approccio innovativo che da un lato punta a promuovere misure per favorire l’offerta legale di contenuti accessibili ai cittadini, rimuovendo le barriere allo sviluppo e sostenendo l’interoperabilità tra le piattaforme trasmissive e un accorciamento delle “finestre di distribuzione”; dall’altro prevede azioni di contrasto per la rapida eliminazione dalla rete dei contenuti inseriti in violazione del copyright. Il tutto, nel rispetto del diritto alla privacy e alla libertà di espressione nonché tenendo conto del quadro tecnologico.

 

Nell’occasione, Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione del Pd, aveva commentato che “Ora è necessario che l’Agcom riferisca in Parlamento. Una questione di tale rilevanza non può infatti sfuggire alla valutazione parlamentare, appigliandosi a poche righe del decreto Romani”.