Editoria: 90 testate a rischio chiusura. Sindacati, federazioni e associazioni autoconvocano gli Stati generali

di Antonietta Bruno |

Enzo Ghionni (FILE): 'Un'informazione libera richiede certezze e non può più essere condizionata dagli umori del governo e del ministro dell'Economia'.

Italia


giornali

Urge una legge di riforma del settore altrimenti sarà la fine. E’ sulla base di queste considerazioni che Cgil, Fnsi, Mediacoop, File, Comitato per la libertà di informazione e per il pluralismo e Articolo 21, hanno deciso l’autoconvocazione degli Stati Generali dell’editoria per cercare una soluzione a difesa della sopravvivenza di un mercato che nel nostro Paese risulta essere in forte agonia. Una crisi che entro la fine dell’anno potrebbe ulteriormente aggravarsi per la possibile chiusura di circa 90 testate e con  la conseguente perdita di oltre 4.000 posti di lavoro.

 

Un appello che sindacati, federazioni e associazioni lanciano anche al governo, richiamando agli impegni presi il sottosegretario all’Editoria Paolo Bonaiuti che, a quanto pare, aveva promesso l’avvio di una nuova legge di riforma entro sei mesi.

A dichiararlo alla stampa, è Lelio Grassucci presidente onorario di Mediacoop che oggi  aggiunge: “Sono trascorsi due anni dal suo insediamento e nel frattempo i fondi sono stati via via decurtati”. “Bonaiuti – ribadisce Grasucci – ai primi di agosto di quest’anno ci aveva lasciato i compiti per le vacanze. Ci aveva detto di studiare il modo di come potere reperire i soldi mancanti. Noi quei compiti li abbiamo fatti e sappiamo come il Governo potrebbe rimpinguare i 195 milioni di euro rimasti in cassa per l’editoria: reintroducendo in finanziaria la Robin tax, la tassa dell’1% sui prodotti petroliferi che lo scorso anno portò nelle casse del governo circa 70 milioni di euro; mettendo l’iva al 20% sui prodotti collaterali non editoriali venduti in edicola; riportando il fondo per l’editoria – passato da 414 milioni di euro di tre anni fa a 195 milioni di quest’anno – alle sue finalità originarie e quindi, postando i contributi alla Rai – circa 60 milioni di euro – in un altro capitolo di spesa”.

 

Tutte soluzioni fattibili, o quantomeno necessarie ed urgenti, per evitare ulteriori bilanci in rosso e tagli  sconsiderati che privano la collettività di una sana e corretta informazione oltre che della mancanza del giusto pluralismo nella comunicazione.

 

Sul caso, che si spera non lo diventi in termini ancora più drammatici, è intervenuto anche il segretario della Fnsi Franco Siddi. “Abbiamo deciso di autoconvocare gli Stati Generali dell’editoria perché deve essere ben chiaro che non siamo noi a non volere una legge di riforma dell’editoria” mentre il numero uno della Fondazione Italiana  liberi editori Enzo Ghionni, ha sottolineato che “un’informazione libera richiede certezze e non può più essere condizionata dagli umori del governo e del ministro dell’Economia”.