NGN: sarà la settimana giusta per la fibra ‘made in Italy’ tra incontri ‘tecnici’ e tavoli ‘politici’?

di Alessandra Talarico |

Prevista nella prima riunione di ottobre del Consiglio Agcom la discussione sul rapporto finale del Comitato NGN.

Italia


Paolo Romani

Sarà una settimana molto importante, quella appena iniziata, per la fibra ottica ‘made in Italy’. Dopo l’accordo ‘tecnico’ raggiunto venerdì nell’ambito del tavolo di confronto con il sottosegretario allo sviluppo economico Paolo Romani, sarà quindi la volta di una serie di incontri – previsti per domani e dopodomani – tra l’Agcom e i player del mercato, per capire se davvero le divergenze maggiori tra gli operatori alternativi e Telecom Italia siano veramente appianate e si possa finalmente passare dalle parole ai fatti.

 

L’intesa raggiunta venerdì, per un progetto condiviso che sia da base alla realizzazione della rete in fibra ottica, chiude quella che per Romani era “la fase più complicata” del progetto NGN. Si tratta, ha aggiunto, di “un risultato straordinario giunto al termine di un lungo e intenso lavoro” e che implica ora il passaggio a una nuova fase, si spera più veloce e meno carica di tensioni, in cui dovrà essere firmato un Memorandum d’Intesa e definito un business plan con il dettaglio delle risorse che saranno messe in campo dagli operatori alternativi, da Telecom Italia e dalla Cassa Depositi e Prestiti.

 

Il prossimo consiglio Agcom, intanto, definirà le nuove regole per l’NGN, “tenendo in massimo conto la Raccomandazione che la Commissione Ue renderà nota nei prossimi giorni e avvalendosi del contributo di tutti i soggetti interessati”, ha affermato il presidente Corrado Calabrò, spiegando che il Consiglio affronterà temi quali “le procedure di migrazione dal rame alla fibra, la fissazione delle tariffe sia per le infrastrutture passive sia per i servizi NGN, valutando anche quale risk premium riconoscere agli investimenti”.

 

Decisivi, dunque, gli incontri dei prossimi giorni, tra cui si inserisce anche il prossimo tavolo ‘politico’ con il viceministro Romani – la cui data di convocazione è ancora incerta – in cui si farà il punto sulla suddivisione geografica del territorio, con l’obiettivo di identificare le aree a fallimento di mercato dove si dovrà realizzare una nuova infrastruttura con i fondi pubblici.

L’obiettivo, ha sottolineato Romani, è anche quello di chiudere il digital divide, portando la banda larga a quel 13% di italiani che ancora ne è escluso, entro il 2015, affinché “…il 100% degli italiani abbia la possibilità teorica di accesso alla banda larga, che è anche accesso la pubblica amministrazione attraverso la fibra”.

 

“Con gli operatori – ha sottolineato Romani – stiamo lavorando insieme e parliamo di aree“. Esistono ancora, tuttavia, dei pregiudizi, trattandosi di aree che richiedono forti investimenti ma non danno garanzie sui ritorni. Per questo, Romani sostiene di essere a lavoro per convincere gli operatori del fatto che “…a volte la proposta del servizio determina l’incremento della domanda. Laddove si genera proposta e offerta nasce la domanda’.

 

Soddisfazione per la definizione di un accordo condiviso sul modello infrastrutturale da adottare per il passaggio alla fibra, è stata espressa intanto dall’amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabè. L’accordo, secondo Bernabè, “valorizza il ruolo di quelle società, come Telecom Italia, che su questo tema hanno già avviato importanti progetti di sviluppo” ed è funzionale alla “accelerazione dello sviluppo delle nuove reti” a “garantire un futuro di forte crescita per le telecomunicazioni italiane”.