Vodafone: Sir John Bond pronto all’addio? Il gruppo a caccia di un nuovo presidente dopo le proteste degli azionisti

di Alessandra Talarico |

Europa


John Bond

Vodafone pronta a un avvicendamento ai vertici? Ne pare convinto il quotidiano britannico The Times, secondo cui il Presidente John Bond si starebbe preparando a lasciare l’azienda, nonostante la riconferma recente dell’incarico, avvenuta all’assemblea annuale di Vodafone Group a Londra alla fine di luglio.

 

Contro le strategie di Bond si è schierato recentemente il Fondo pensione degli insegnanti dell’Ontario, o più semplicemente Otpp, che detiene una quota nell’azienda pari allo 0,42% e ha definito “disastrose” le scelte del management, chiedendo la testa del presidente John Bond e del vice presidente John Buchanan. I due manager sono stati infatti ritenuti responsabili degli eventi dello scorso maggio, quando l’azienda si era vista improvvisamente costretta a svalutare le attività in India per 2,3 miliardi. Gli stessi azionisti hanno invece caldeggiato la rielezione dell’amministratore delegato Vittorio Colao, considerato l’artefice dei più recenti successi del gruppo.

 

Secondo quanto riferito dal quotidiano britannico, Vodafone avrebbe già incaricato la famosa ‘headhunter’ Anna Mann di trovare un nuovo presidente per il maggiore operatore mobile mondiale. Tra i candidati, spiega ancora il Times, senza citare le fonti, vi sarebbero l’attuale presidente di Centrica, Roger Carr, salito alla ribalta per il ruolo svolto nella recente vendita di Cadbury a Kraft Foods.

 

Sir John Bond, dopo 44 anni in HSBC, è stato eletto alla presidenza di Vodafone nel luglio del 2006, in sostituzione di Lord Ian MacLaurin. Il board confidava nella sua competenza diplomatica e politica in un momento in cui Vodafone stava cercando di espandere le sue operazioni intorno al mondo.

 

Ora, invece, il vento è decisamente cambiato e il gruppo è alle prese con le dismissioni degli investimenti minori all’estero. La società sarebbe prossima a cedere la partecipazione del 3,2% in China Mobile, valutata circa 4,2 miliardi di dollari (ci sarebbe già il via libera di Colao) e – a detta dello stesso amministratore delegato –  potrebbe considerare anche la cessione di asset un po’ più consistenti, come la quota del 44% nell’operatore francese SFR, le quote nell’operatore polacco  Polkomtel e il 45% nell’operatore statunitense Verizon Wireless, per concentrarsi sui mercati europei, sull’Africa e sull’India.

Opzioni tornate alla ribalta dopo la presentazione degli ultimi risultati fiscali, che pure hanno visto la società tornare alla crescita per la prima volta dall’inizio della crisi economica.

La società ha chiuso il trimestre da marzo a giugno con un fatturato in crescita del 4,8% a 11,3 miliardi di sterline (13,4 miliardi di euro) e ricavi da servizi in aumento del 4,9% a 10,6 miliardi (12,6 miliardi di euro) grazie al miglioramento delle performance in Germania e Gran Bretagna e alla crescita ‘robusta’ sui mercati emergenti (in India e Turchia la crescita dei ricavi da servizi è stata rispettivamente del 13,7% e 23,7%).