Relazione Agcom. Fini: ‘Mancano investimenti pubblici su banda larga e non emerge un Progetto su NGN. No a tagli drastici nell’editoria’

di Raffaella Natale |

Italia


Il Presidente della Camera Gianfranco Fini

No a politiche di tagli drastici all’editoria. E’ l’invito che il presidente della Camera Gianfranco Fini ha rivolto alla politica in occasione della presentazione della Relazione annuale dell’Agcom, suggerendo semmai di selezionare gli interventi di sostegno pubblico.

La terza carica dello Stato ha detto: “Non abbiamo bisogno di politiche di tagli drastici all’editoria, ma, semmai, di un accorto lavoro che selezioni gli strumenti più appropriati di sostegno pubblico e bandisca ogni forma di intervento clientelare”.

Sottolineando che “Un grande Paese democratico ha bisogno di un’informazione forte, libera e autorevole e in un grande Paese democratico la libertà di stampa non è mai sufficiente”.

 

Nell’ultimo biennio, ha ricordato Fini, l’industria editoriale ha conosciuto la crisi più acuta, in termini di pubblicità e vendite, degli ultimi decenni e i dati Istat dicono che “in Italia prospera e cresce un esercito di circa 20 milioni di non lettori“.

 

“Occorre sconfiggere – ha aggiunto – la ‘vulgata’ secondo cui la carta stampata è il passato dell’informazione. Senza la carta stampata sarebbe ‘poca cosa’ anche l’informazione che viaggia sulla rete. Al contrario, sarà proprio dall’interazione virtuosa tra l’informazione a stampa e internet che potranno derivare i frutti migliori degli anni a venire”.

 

Secondo Fini, c’è un interrogativo di fondo cui siamo chiamati a rispondere:

Sapranno stampa e web superare i conflitti di oggi? Saprà la politica coniugare al meglio il diritto di accesso alla rete con il cosiddetto ‘diritto dei titolari dei contenuti’?

 

Nella comunicazione, “il futuro è certamente internet. E’ qui che verremo a informarci, a intrattenerci, a richiedere servizi. E’ sulla rete che leggeremo le news o vedremo la tv. Per questo l’accesso a internet deve configurarsi come la nuova frontiera del servizio universale del terzo millennio”.

“Se troveremo il modo per valorizzare al meglio interattività e velocità di accesso, da un lato, e professionalità e responsabilità dell’informazione, dall’altro, allora avremo in mano le ‘chiavi del futuro'”.

 

Fini ha anche evidenziato che il mercato italiano delI’Information Technology “si è contratto, in Italia, di più del mercato mondiale e oggi siamo ultimi nella classifica per quanto concerne l’intensità di spesa. Mancano i più volte annunciati investimenti pubblici sulla banda larga, ma soprattutto non emerge ancora, sul tema della rete di nuova generazione, un Progetto Paese”.

“Lo sviluppo delle reti di nuova generazione e le politiche di investimento a sostegno dei relativi progetti costituiscono un vincolo programmatico per tutte le economie più avanzate del continente“.

 

D’altra parte, per il presidente della Camera, la svolta digitale televisiva è un’occasione da non perdere per recuperare alcuni decenni di gestione disordinata dell’etere e per pianificare, in modo efficiente, l’uso della risorsa spettrale che rappresenta un bene pubblico di grande importanza, che deve essere opportunamente valorizzato. Ciò significa, da un lato – ha ammonito – garantire a tutti gli operatori esistenti di poter continuare a trasmettere, espandendo anche la propria offerta; dall’altro, salvaguardare spazi adeguati ai nuovi operatori, secondo un modello di effettivo pluralismo e di pari opportunità, al fine di evitare barriere d’ingresso e discriminazioni di sorta. Le risorse di spettro radio, conformemente alle indicazioni delle istituzioni comunitarie, dovrebbero essere, inoltre, assicurate ai servizi di connessione in banda larga, sulla base del modello del cosiddetto dividendo digitale esterno.

 

“La svolta digitale richiede un approccio consapevole in ordine agli obiettivi che devono essere perseguiti: maggiore pluralismo, maggiori opportunità di scelta, maggiore efficienza allocativa, ma anche scelte coraggiose per evitare ogni inerzia ed ogni tentazione di arroccamento a difesa di antiche rendite di posizione. E’ quanto dovranno saper fare tutti gli attori istituzionali e non. E quanto mi auguro saprà fare il Parlamento nell’interesse esclusivo del nostro Paese”.

 

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