Telecom Italia: contestata dall’OdV la chiusura di 500 centrali. 30 giorni per rimediare alle carenze informative verso i competitor

di Alessandra Talarico |

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Telecom Italia

Non è piaciuta all’Organo di vigilanza per la parità di accesso, presieduto da Giulio Napolitano, la decisione di Telecom Italia di chiudere, all’inizio di quest’anno, 500 centrali alla vendita di ulteriori servizi Adsl a nuovi clienti perché ‘sature’.

L’OdV ha espresso il proprio disappunto perché la società, contravvenendo agli impegni assunti con Agcom, non ha comunicato in via preventiva la decisione agli operatori alternativi, che si sono trovati nell’impossibilità di fornire servizi a nuovi clienti nel raggio di azione delle centrali, che coprono un bacino di circa un milione di clienti.

 

Lo scorso 16 giugno, quindi, l’OdV ha contestato a Telecom Italia una ‘inadeguatezza’ rispetto alle “garanzie di trasparenza dei piani tecnici per la qualità della rete fissa di accesso”, e alle “garanzie di trasparenza dei piani tecnici per lo sviluppo della rete fissa di accesso”, e ha assegnato alla società un termine di 30 giorni per adottare i “rimedi idonei a risolvere le carenze informative” e relativi “ai piani tecnici per la qualità della rete fissa di accesso”.

 

La segnalazione all’Organo di Vigilanza è giunta da BT, Fastweb, Vodafone e Wind, che lamentavano lacune informative nei piani tecnici per la qualità e lo sviluppo della rete fissa di accesso di Telecom Italia.

In particolare, Telecom non avrebbe comunicato agli operatori alternativi informazioni necessarie a garantire a questi ultimi un livello informativo adeguato circa la “valutazione di KPI che possano misurare il miglioramento della qualità in funzione degli interventi esposti; l’indicazione sullo stato di saturazione delle risorse di rete come centrali locali, coppie, permutatori, DSLAM (porte), rete di giunzione e backhaul per ciascuna area di centrale; l’evidenza dei criteri di pianificazione utilizzati o previsti da Telecom Italia per le attività di de-saturazione”.

 

L’OdV ha avviato in merito un’attività di verifica, con annessa richiesta di controdeduzioni a Telecom Italia, ed ha ascoltato in audizione il 3 maggio sia gli operatori segnalanti che Telecom Italia; quest’ultima ha inviato in due fasi distinte i riscontri alle richieste di informazioni dell’OdV.

La società si è impegnata ad attivarsi con maggiore tempestività nella segnalazione di eventuali saturazioni delle centrali, la cui chiusura, in questo caso, per evitare la fornitura ai clienti di servizi di qualità degradata.

 

Ieri, intanto, anche l’Antitrust ha comminato a Telecom Italia una multa da 80 mila euro per il comportamento posto in essere dalla società nell’ambito dell’acquisizione di nuova clientela e/o nell’attivazione di nuovi piani tariffari mediante tecniche di contrattualizzazione a distanza basate su procedure di vocal ordering telefonico e di vendite “porta a porta” anche attraverso agenti.

Alla società l’Agcm ha contestato la mancata predisposizione di meccanismi idonei ad accertare l’esistenza da parte dell’utente di un consenso consapevole in ordine alle condizioni e alle caratteristiche dell’offerta prospettata, al momento della formazione del contratto tanto attraverso teleselling quanto attraverso vendita porta a porta, nonché la mancata adozione di meccanismi idonei ad appurare con certezza la sussistenza di un potere di disporre della linea in capo al soggetto chiamato a prestare per via telefonica il proprio consenso alla conclusione del contratto con Telecom.

Tali condotte, sottolinea l’antitrust, hanno determinato la modifica dei piani tariffari originariamente sottoscritti dagli utenti Telecom o l’avvio della procedura di rientro in Telecom, senza aver preventivamente acquisito un consenso consapevole degli utenti sulla volontà di migrare ad altro operatore telefonico e con relativa fatturazione del servizio.