Fibra per l’Italia: Fastweb, Vodafone e Wind presentano la loro NGN e chiamano al tavolo governo, autorità e Telecom. ‘Si parta ora o mai più’

di Alessandra Talarico |

Paolo Romani ha già risposto positivamente: ‘Il governo approfondirà il piano’.

Italia


2010: Fibra per l'Italia

Un investimento iniziale di 2,5 miliardi di euro in 5 anni per coprire 15 città italiane (10 milioni di persone). Sono questi i numeri principali del piano ‘Fibra per l’Italia’, promosso da Fastweb, Vodafone e Wind e aperto a tutti i soggetti interessati a una infrastruttura di accesso in fibra con un’architettura all’avanguardia, efficiente, “future proof” e che consente la condivisione tra diversi operatori, favorendo il mantenimento di un contesto concorrenziale con evidenti benefici per i consumatori finali.

La sperimentazione della rete FTTH è partita da Roma nell’area della Collina Fleming e porterà a realizzare i collegamenti in fibra ottica dalla centrale a circa 7 mila abitazioni entro luglio 2010.

 

Ma gli operatori ‘alternativi’ non si fermano qui, e prevedono una seconda fase in cui il piano potrà essere esteso fino a coprire le città con più di 20 mila abitanti, raggiungendo così il 50% circa della popolazione italiana con un investimento totale di 8,5 miliardi di euro.

In questo processo è essenziale tuttavia, dicono all’unisono i tre promotori dell’iniziativa, chiamare al tavolo tutti i soggetti pubblici e privati (Cassa depositi e prestiti, banche, investitori finanziari, utilities), gli operatori – Telecom Italia, ma anche BT e Tiscali – il governo e le autorità, per un progetto che sia sinergico e funzionale allo sviluppo socioeconomico del Paese.

 

Il sottosegretario allo Sviluppo economico, Paolo Romani, ha già confermato la disponibilità del governo a rispondere positivamente alla richiesta dei tre operatori e ad approfondire i contenuti del piano, definito “un progetto innovativo, coerente e in linea con quanto fatto e progettato nel Piano Nazionale per la Banda Larga , ma soprattutto un progetto aperto a tutti: è fondamentale infatti il coinvolgimento di Telecom Italia”.

 

La rete sarà infatti fruibile da tutti gli operatori che ne facciano richiesta, “…a condizioni eque e non discriminatorie”, mentre la commercializzazione dei servizi erogabili attraverso questa infrastruttura “sarà gestita in modo autonomo e indipendente dagli operatori”, hanno spiegato i tre operatori in una nota.

 

Che non abbia senso un progetto di questo genere senza coinvolgere l’operatore storico, poi, lo ha ribadito anche Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Wind, che ha sottolineato altresì la necessità di aprire un tavolo con Agcom e Antitrust per studiare il modello di governance della nuova rete.

“Non ha molto senso il nostro progetto senza Telecom – ha detto Gubitosi – ma anche un progetto Telecom senza di noi”.

“Non vogliamo essere il dominus del progetto – ha aggiunto – ma auspichiamo la presenza di Telecom che è l’operatore più grande e ha avuto un ruolo importante nella modernizzazione del Paese”.

Quanto all’intervento delle autorità di settore, quello che serve, secondo Gubitosi, è “…un contesto regolamentare da parte dell’Agcom che ci permetta di partire, perché noi siamo pronti a fare la nostra parte in termini di investimenti, ma se non avessimo il supporto di Governo e Autorità sarebbe molto difficile portarli avanti”.

“Abbiamo già presentato il nostro progetto ad alcuni esponenti politici che lo hanno trovato interessante, ma ora serve un intervento proattivo del Governo”, ha aggiunto.

I tre operatori, spiega una nota congiunta, “…confidano nel ruolo attivo e propulsivo che avranno le Autorità nell’assumere in tempi rapidi decisioni coerenti per favorire efficienti meccanismi di transizione da rame a fibra e nell’assicurare il nuovo assetto concorrenziale”.

Non ha alcun senso, per il sistema-Paese, mantenere uno status quo che ci relega in coda ai paesi industrializzati in termini di penetrazione della banda larga e Gubitosi ha esortato a lasciare da parte i particolarismi e “lavorare per l’Italia”, con l’obiettivo di realizzare una rete “unica, aperta ed efficiente”.

“Sia per costi che per impatto ambientale non è immaginabile averne più di una”, ha spiegato ancora l’Ad di Wind, che, pur sottolineando che la sua ipotesi è un puro esempio, ha affermato che gli investimenti nella rete potrebbero essere equamente suddivisi tra CdP, operatore storico e tutti gli altri player che, oltre ai promotori, vorranno contribuire alla riuscita di questo importante progetto.

Anche l’Ad di Vodafone, Paolo Bertoluzzo, ha ribadito che il progetto non vedrà nessun operatore predominare sugli altri e terrà conto delle istanze dell’ex monopolista, le quali, ha detto, “…saranno parte del riflessione, ma non devono servire a evitare il ragionamento”.

Bertoluzzo ha quindi ribadito la strategicità dell’infrastruttura, che avrebbe costi per linea divisi su dieci anni inferiori a quelli necessari per mantenere la vecchia rete basata sul doppino di rame, e ha invitato “banche, aziende e istituzioni locali” a partecipare a questo sforzo congiunto.

I costi e gli investimenti su 10 anni per ogni singola linea, ha chiarito Bertoluzzo, “sarebbero di 915 euro per la sola manutenzione della rete in rame, mentre per la realizzazione e manutenzione di una linea in fibra servirebbero 1.490 euro se fosse adottata dal 50% dei clienti e 871 euro se fosse adottata da tutti”

L’aspetto più importante, quindi, “…è che tutti i clienti si spostino sulla nuova rete“.

In questo modo si potranno mantenere i costi su livelli più bassi e si potranno ottenere ricavi prospettici più prevedibili – il ritorno economico si otterrà nel giro di 9-10 anni – rendendo quindi l’intera infrastruttura “più facilmente finanziabile”.

“Nessuno chiede di sussidiare – ha specificato comunque l’Ad – né chiediamo soldi pubblici a fondo perduto”.

Riguardo alla governance, ha concluso, “…è legittimo che l’Agcom detti le regole”.

 

L’importante, ha commentato quindi l’amministratore delegato di Fastweb, Carsten Schloter è decidere adesso ma ragionare su un orizzonte ampio, pensando alle esigenze “dei prossimi dieci anni”.

“Altri Paesi – ha aggiunto – hanno già iniziato a lavorare, l’importante è decidere adesso perché se l’Italia non inizia a investire rischia di trovarsi dietro di cinque o sei anni e con un gap infrastrutturale” difficile da colmare di fronte a paesi come Germania, Francia, Stati Uniti, Scandinavia e Svizzera, “dove esiste già un progetto di rete di nuova generazione e si sta già investendo”.

Schloter, che è anche amministratore delegato di Swisscom, ha sottolineato come in Svizzera si stia procedendo alla realizzazione dell’NGN attraverso la “cooperazione con gli altri operatori”. Il punto, ha affermato, è “convergere su unico standard”, che farà da volano sia al business che agli investimenti.

 

La sperimentazione della nuova rete è partita ad aprile nell’area della Collina Fleming a Roma, dove è stata realizzata – ha spiegato Schloter – “una rete in fibra ottica con collegamento punto-punto dalla centrale alla casa del cliente”.

I lavori saranno completati a giugno e a luglio saranno effettuati i collegamenti. Le famiglie avranno a disposizione 100 mega e le aziende fino ad 1 giga.

 

Alla base del progetto, hanno sottolineato infine i tre operatori, è necessario preparare “specifiche condizioni”, quali “la stabilizzazione degli attuali prezzi per l’utilizzo della rete in rame di Telecom Italia e la conseguente inversione del trend di aumenti che si è registrato negli ultimi due anni”, ma anche predisporre “misure per agevolare la migrazione dal rame alla fibra della clientela e l’adozione di adeguati strumenti di controllo della replicabilità delle offerte da parte dell’operatore dominante”.

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