Rete. Il ministro Scajola rilancia: ‘Società ad hoc per la fibra con operatori e Agcom’

di Alessandra Talarico |

Italia


Claudio Scajola

Il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, intervenendo a un convegno sulla banda larga promosso alla Fondazione Riformismo e Libertà, ha rilanciato la volontà del governo di incoraggiare la realizzazione di una società apposita per la fibra ottica, dal momento che il settore delle telecomunicazioni da solo non sembra avere le risorse necessarie per realizzare un progetto così ambizioso.

 

“Abbiamo intenzione – ha dichiarato il ministro – di promuovere uno strumento, che potrebbe assumere la forma di una società ad hoc per la rete in fibra, in grado di coinvolgere il maggior numero di operatori del settore e l’Agcom e in grado di svolgere un ruolo da protagonista nella costruzione dell’infrastruttura evoluta di TLC di cui il Paese ha bisogno”.

 

La società, ha aggiunto il ministro, andrà a fare da corollario a “…un piano nazionale con tempi certi che scandirà il passaggio dal rame alla fibra”, che assicurerà a chiunque voglia investire “certezza finanziaria e garanzia di redditività”.

 

Nessuno, neanche la Cassa Depositi e Prestiti, è disposto infatti a sobbarcarsi un investimento così importante senza una certezza sulle regole e i ritorni e, d’altro canto, continuare a rimandare la programmazione di una rete nazionale in fibra, mentre il resto delle maggiori economie mondiali è già in una fase avanzata di realizzazione, andrebbe a impattare negativamente sulla competitività del sistema-Paese.

A soffrire maggiormente della mancanza di un’infrastruttura in fibra ottica sono infatti soprattutto le imprese, che – ha sottolineato ancora Scajola – “…rischiano di essere progressivamente emarginate dal commercio internazionale che è sempre più commercio elettronico”.

“Lo stesso made in Italy senza una efficiente vetrina virtuale sul mondo, vedrebbe ridimensionata la sua capacità di essere competitivo”, ha aggiunto il ministro, spiegando che la mancanza di una rete in fibra incide negativamente anche sui giovani, cui andrebbero a mancare le basi per misurarsi col mondo del lavoro.

 

“Un governo lungimirante deve quindi mettere in campo idee innovative, progetti e anche risorse che permettano di realizzare ciò che il mercato da solo non è in grado da fare”, ha aggiunto Scajola.

 

Nell’ambito del piano nazionale per la riduzione del digital divide – che prevede uno stanziamento pubblico di 1,4 miliardi di euro per portare la connessione a banda larga a quel 13% della popolazione che ancora ne è sprovvisto – sono stati già messi a gara e assegnati oltre 130 milioni di euro nel 2009 e nel corso di quest’anno saranno impegnati altri 200 milioni di euro e forse anche risorse aggiuntive.

Il piano del governo, ha aggiunto il sottosegretario allo sviluppo economico Paolo Romani, sarà realizzato entro un anno e mezzo e prevede  l’utilizzo di un mix di tecnologie: fibra ottica, con velocità di connessione fino a 20 mb/s, o una copertura wireless che garantirà una capacità di 2 megabit.

Riguardo invece lo sblocco dei famosi 800 milioni di euro dei Fondi FAS, le risorse “ci sono”, ma se il Cipe li sbloccherà a febbraio dipende “solo dal ministro dell’economia Giulio Tremonti”, ha affermato Romani.

 

Telecom Italia, da canto suo, ha previsto nell’ambito del piano industriale 2009-1011, investimenti per 6,7 miliardi di euro, destinati in misura del 40% alla rete di accesso. Entro il 2016, il gruppo prevede di investire oltre 6 miliardi di euro nella fibra ottica, con l’aspettativa di dotare il 65% della popolazione di una connessione di oltre 50 megabyte.

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