Direttiva Ue sui media: parte l’iter del Decreto Romani. Nuove norme per allinearsi al diritto comunitario

di Raffaella Natale |

Italia


Audiovisual Market

Parte questa settimana l’iter del Decreto Romani, lo schema di Decreto di recepimento della nuova Direttiva Ue in materia di Tv e servizi audiovisivi, approvato il 17 dicembre dal Consiglio dei ministri.

Domani 13 gennaio alle 15 il provvedimento sarà in Commissione Lavori Pubblici al Senato, giovedì 14 alle 9 all’attenzione delle Commissioni Cultura e Trasporti della Camera, per il previsto parere non vincolante che va acquisito entro il 26 gennaio, prima del varo definitivo da parte del Consiglio dei ministri.

Recentemente la Ue ha richiamato i Paesi membri all’adozione delle nuove norme sulla Tv per allinearsi al diritto europeo. Al momento infatti solo tre Stati membri, Belgio, Romania e Slovacchia, vi hanno provveduto.

I Paesi Ue erano tenuti a recepire le norme entro il termine massimo del 19 dicembre 2009 con l’obiettivo di creare un mercato unito per tutti i servizi media, introducendo maggiori forme di garanzie giuridiche per aziende e consumatori.

Di qui la minaccia del Commissario Ue per i Media, Viviane Reding, di portare davanti alla Corte di Giustizia gli Stati che non hanno rispettato le norme sulla trasposizione.

“Faccio appello – ha detto senza mezzi termini la Reding – ai Paesi dell’Ue affinché adattino urgentemente la loro legislazione nazionale per poter utilizzare le nuove tecniche pubblicitarie autorizzate dalla Direttiva sui servizi dei media audiovisivi. Nulla autorizza nuovi ritardi, la Commissione non esiterà a usare i propri poteri per accelerare la trasposizione della Direttiva”.

La Direttiva sui servizi audiovisivi ha ammodernato le precedenti disposizioni su IPTV, video on demand e Tv mobile, per raccogliere i grossi cambiamenti avvenuti nel settore e rendere più morbide le regole sulla pubblicità abolendo la restrizione che imponeva un periodo di venti minuti tra due interruzioni pubblicitarie.

Le nuove disposizioni autorizzano anche gli spot di prodotti nei telefilm o nel corso di una trasmissione, il cosiddetto product placement usato già da molto tempo negli Usa, purché non si tratti di telegiornali, documentari e programmi per l’infanzia.

Lo scorso 17 dicembre, il governo italiano ha adottato lo schema di Decreto di recepimento della Direttiva che ha sollevato diverse polemiche perché il centrosinistra ritiene che il nuovo regime avvantaggi Mediaset a danno della piattaforma satellitare Sky per i limiti stabiliti nella pubblicità.

Ma il Ministero ritiene che in materia di pubblicità il provvedimento è pienamente conforme alla disciplina comunitaria, sia nella parte in cui rende più flessibili le regole relative alle interruzioni sia per quanto concerne il mantenimento di un regime rigoroso a tutela dell’utente relativamente ai limiti di affollamento giornaliero e orario che non possono superare il limite del 20%. In tale contesto, nel rispetto del principio comunitario che consente l’introduzione di limiti più restrittivi, è prevista una riduzione graduale dei tetti di affollamento orario per tutti i canali a pagamento, sia satellitari che terrestri, nel prossimo triennio (16% dal 2010, 14% dal 2011, e, a regime, 12% a decorrere dal 2012).

La previsione di un regime differenziato per i canali a pagamento si inserisce a pieno titolo nel contesto di un sistema attualmente tripartito dei tetti di affollamento.

Tra i punti salienti del provvedimento, anche l’obbligo di investimento del 10% degli introiti annui delle emittenti a favore delle opere europee realizzate da produttori indipendenti (con sottoquote per la cinematografia italiana); nuove disposizioni in materia di product placement; una disciplina più rigida per la tutela dei minori.

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