Banda larga: sbloccare o no i fondi ? L’Italia resta ‘fanalino di coda nel mondo’ mentre il governo cerca l’accordo

di Raffaella Natale |

Italia


Claudio Scajola

“L’Italia è il fanalino di coda in Europa e nel mondo“. con queste parole il ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola, torna a parlare della necessità di sbloccare i fondi per lo sviluppo della banda larga, augurandosi che avvenga “in tempi brevi“.

“L’area di internet veloce significa metterci in condizione di poter competere”, ha spiegato il ministro, che ha rammentato anche la funzione anticiclica significativa del settore, che potrebbe permettere l’apertura di 33 mila cantieri tutti piccoli per permettere il passaggio della banda larga. In altri termini, secondo Scajola, potrebbero essere creati in tal modo tra i 50-70mila posti di lavoro – oltre ad avere un impatto positivo sul Pil di almeno 0,2 punti percentuali – e potrebbe essere fatto “un salto fondamentale verso il futuro, come avvenne negli anni sessanta con la costruzione dell’Autostrada del Sole“.

 

Non è sulla stessa posizione, il presidente della commissione Trasporti e telecomunicazioni alla Camera, Mario Valducci, che in un’intervista a Mf, ha sottolineato: “Il Cipe ha fatto bene a bloccare i fondi per lo sviluppo della banda larga. Bisogna, infatti, approfondire come verranno usate queste risorse e soprattutto da chi”.

Valducci ha precisato che le risorse del piano Caio-Romani potevano essere investite da Infratel ma, “andando a vedere la storia di questa società, si nota che non ha la capacità di impiegare in tempi rapidi somme così ingenti“. Nello stesso tempo “non possiamo dare questi soldi a Telecom Italia“, perché “è un soggetto privato che opera in un mercato libero. Rischierebbe di rappresentare un aiuto di Stato”.

 

Ottimista tuttavia il viceministro alle Comunicazioni, Paolo Romani, il quale preannuncia che una parte delle risorse potrebbero arrivare “al prossimo Cipe”, probabilmente entro dicembre: “A noi va bene che ce ne diano anche solo un pezzo entro fine anno”.

Ma sull’entità delle risorse non si potrà sfuggire ad una trattativa con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, attento alla tenuta dei conti pubblici, anche perché ancora non si è usciti pienamente dal tunnel della crisi. “L’unico che non è d’accordo è Tremonti. Ma convinceremo anche lui”, è la certezza di Romani.

 

Per il viceministro in ogni caso il suo piano, per colmare il digital divide portando internet veloce nelle case degli italiani a partire da 2 Megabit fino a 20 Megabit per il 96% degli italiani, “è già iniziato“.

Romani ha illustrato anche quello che, al di là degli 800 milioni per ora bloccati, è stato fatto anche grazie all’intervento delle regioni. Il piano ha già fatto partire i lavori a settembre scorso avvalendosi di Infratel, la società in house del governo “con la previsione di rilegare entro il 2011, 580 centrali portando la banda larga a 1,3 milioni di abitanti”.

 

I primi cantieri sono stati aperti in Lazio, Emilia Romagna, Basilicata e Puglia. Dal mese prossimo lavori anche in Liguria, Lombardia, Umbria e Marche.

Quanto poi agli stanziamenti delle regioni, Romani ha spiegato che nel 2008 il Dipartimento per le Comunicazioni ha sottoscritto accordi di Programma e convenzioni con l’Emilia Romagna (20 mln di euro, di cui 5 regionali e il resto statali), il Lazio 28 milioni di euro (8 regionali e 20 statali), la Lombardia 27 milioni (7 regionali e 20 statali), la Liguria (10 milioni di euro solo statali), l’Umbria 10 milioni di euro (4 regionali e 6 statali), le Marche (35 milioni di euro, di cui 25 regionali e 10 statali).

Gli accordi formulati nel 2009 già prevedono l’impiego dei fondi dedicati allo sviluppo delle aree rurali. Per ora il Dipartimento ha stilato accordi con il Veneto per 26 milioni di cui 9,4 regionali e 10 statali e 6,5 europei) e la Calabria per 28 mln di cui 10 regionali, 5 statali e 13 europei.

 

E se le risorse del Cipe non ci dovessero essere, ha affermato Romani al seminario dedicato a Guglielmo Marconi (Leggi articolo), rivolgendosi al presidente della Cdp, Franco Bassanini, “verremo da voi“.

Ma La Cdp – frena Bassanini – non può investire risorse a fondo perduto, ma con un investimento che presupponga “un progetto di medio termine con una remunerazione adeguata dell’investimento”.

Spiegando però che una cosa è il piano di Romani e un’altra è lo sviluppo della banda cosiddetta ultra-larga che è un “progetto di medio termine, un piano che prevede uno sviluppo della rete di nuova generazione che non può essere tutta in fibra. Un piano – ha spiegato Bassanini – che deve prevedere anche la condivisione degli operatori. Poi se questo piano è costruito anche per prevedere la copertura del digital divide, va bene, ma bisogna vedere il piano“.

 

Sul fronte politico il Pd prende atto con favore del pressing di Via Veneto ma è in attesa di conoscere le reali intenzioni del governo sulla banda larga. Oggi prende il via l’esame degli emendamenti alla Finanziaria in Aula al Senato e il Pd attende di vedere cosa farà l’esecutivo sul proprio pacchetto di proposte da 600 milioni di euro.

 

Non si ferma nemmeno il pressing delle imprese, fortemente preoccupate di un possibile stop agli investimenti. La Confindustria torna a ribadire che la banda larga è uno degli strumenti fondamentali per superare il digital divide e per questo auspica che il piano triennale del governo trovi “rapida attuazione”, afferma il presidente di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, Stefano Pileri.

 

Dagli operatori, stamani Paolo Bertoluzzo, Ad di Vodafone Italia che stamani ha presentato la semestrale, ha commentato: “Per il Paese e il settore è giunto il momento di guardare al futuro. Dobbiamo costruire insieme la rete di nuova generazione secondo un modello ‘aperto’, l’unico efficace per mettere a fattore comune tutte le competenze e le risorse necessarie, stimolare gli investimenti e garantire un assetto competitivo”.

“Il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò – ha proseguito Bertoluzzo – ha indicato in questo senso la strada della società della Rete, un modello che noi crediamo debba essere perseguito. Vodafone è pronta a fare la sua parte, insieme agli operatori ed agli investitori privati e pubblici che vorranno partecipare”.

 

Gabriele Galateri di Genola, presidente di Telecom Italia e delegato per Confindustria per le questioni tlc, ribadisce l’importanza per il nostro paese dei progetti relativi alla banda larga.

“Il piano per la banda larga – ha dichiarato – è un progetto molto importante per la competitività del Paese: mi auguro che il ritardo annunciato sia veramente tale e che si trovino le risorse per questi investimenti”.

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