Tv digitale: per Romani, ‘La chiavetta di Sky è riservata a pochi e non risolve il problema del decoder unico’

di Raffaella Natale |

Italia


Decoder Sky HD

La chiavetta lanciata da Sky, che da dicembre consentirà di vedere anche la programmazione gratuita del digitale terrestre, “è una scelta commerciale che riguarda pochissime persone” e in ogni caso “non risolve il problema del decoder unico“.

Lo ha ribadito il viceministro alle Comunicazioni, Paolo Romani, intervenuto questa mattina a Omnibus Life su La7: “La chiavetta per il digitale terrestre, che costa pochissimo 15 euro, si inserisce in un decoder per l’alta definizione, che costa dai 150 euro in su. Riguarda dunque pochissime persone”.

“Ma il problema vero – ha aggiunto Romani – è che alla fine del 2012, quando sarà completato il processo di digitalizzazione del paese, ci dovrà essere un decoder unico. Ma per raggiungere questo obiettivo è necessario che ognuno rinunci al proprio protocollo. Sky finora lo ha tenuto gelosamente segreto e ha conservato il controllo della propria piattaforma”.

 

Nei giorni scorsi la società di Rupert Murdoch ha annunciato la messa in commercio di questa Digital Key che, collegata al decoder della Pay TV, permetterà a tutti gli abbonati all’alta definizione – 1 milione, secondo la piattaforma satellitare, circa 450 mila secondo le stime Rai – di accedere a tutta l’offerta gratuita in chiaro del digitale terrestre integrata nell’Epg (la guida elettronica ai programmi) della tv satellitare.

 

Molto rumore per nulla, per Gina Nieri, consigliere di amministrazione di Mediaset.

“E’ un’ulteriore verticalizzazione” da parte di Sky “per far rimanere i propri abbonati all’interno della sua piattaforma“, ma per il resto “non aggiunge niente“.

Questo perché per poter utilizzare la Digital Key occorre sia un decoder ad alta definizione sia un televisore di nuova generazione, che “ha già l’accesso free ai canali del digitale terrestre in chiaro“. Inoltre, la Digital Keynon consente l’interattività e l’accesso ai contenuti premium”. Per questo Gina Nieri definisce l’offerta “ingannevole, nel senso che gli utenti possono vedere ugualmente l’offerta del digitale terrestre free se hanno un nuovo televisore, senza bisogno della chiavetta di Sky”.

 

In Vigilanza, il Dg della Rai Mauro Masi ha detto che si tratta di “una bella e intelligente operazione commerciale” ma ha evidenziato la preoccupazione per gli eventuali “effetti distorsivi sul mercato“, ribadendo l’intenzione dell’azienda di fare tutte le verifiche del caso.

 

Il Dg ha quindi riproposto le valutazioni fatte in Cda: la Digital Keyha più i connotati di un’abile campagna promozionale e di marketing che di una reale messa a disposizione a tutti i propri abbonati della programmazione digitale terrestre in chiaro”.

L’importante, ha informato, è che “tutto avvenga senza effetti distorsivi del mercato e senza danneggiare la piattaforma gratuita del digitale terrestre”. L’azienda è pronta ad approfondire tutti i profili legali e regolamentari: “Non credo che Sky farà niente di illegale, ma abbiamo il dovere di verificarlo”.

 

Nel mirino di Viale Mazzini, in particolare, le modalità di inserimento dei canali Dtt nella Epg di Sky e la possibilità che l’accesso all’offerta digitale terrestre cessi in caso di mancato rinnovo dell’abbonamento alla tv satellitare. Ma da Sky si spiega che nella ‘Guida tv’ apparirà un’apposita barra aggiuntiva, ‘Digitale terrestre’, che consentirà di accedere all’intera lista di canali così come vengono sintonizzati dal decoder Dtt, senza modificarne la sequenza; inoltre la chiavetta continuerà a funzionare anche in caso di disdetta dell’abbonamento.

 

Masi ha precisato anche il fatto che la chiavetta Sky sarà legata ai decoder per l’alta definizione: “Una quota di minoranza dell’utenza Sky, circa il 10% secondo le nostre stime, il 5% secondo le stime Mediaset e circa il 20% secondo le indiscrezioni non certificate provenienti da Sky. L’utilizzo di questo strumento sarà comunque circoscritto a un limitato numero di abbonati”.

Inoltre, gli abbonati serviti dalla Digital Key “dovranno essere dotati di un televisore full hd” che sono “obbligatoriamente provvisti di un decoder digitale terrestre integrato. La visione del digitale terrestre è dunque già garantita dal televisore ancora prima della chiavetta che sarà disponibile a fine anno”.

 

Ma, ha proseguito, tra le altre caratteristiche della pennetta c’è quella di “dover utilizzare l’antenna terrestre“. Quindi, “non si tratta di quello che impropriamente qualcuno ha definito il decoder unico ma più correttamente uno strumento che lascia inalterata la natura chiusa e proprietaria del decoder Sky”.

Poi, la Digital Key non è stata ancora testata, né è stata verificata sotto il profilo tecnico da DGTVi, che ha il compito di certificare il decoder per il digitale terrestre, e pertanto non se ne conoscono i dettagli e le specifiche tecniche. Per Masi, è legittimo, al momento, considerarlo uno strumento al pari o al di sotto dei cosiddetti decoder zapper che non consentono spesso una fruizione adeguata della qualità televisiva.

 

A scendere in campo tra poco potrebbero, quindi, essere Antitrust e Agcom, perché oltre alla Rai anche Mediaset e Telecom Italia avrebbero avviato degli approfondimenti legali per valutare possibili esposti. In particolare i fronti che potrebbero aprirsi sarebbero due.

Da un lato l’associazione dei consumatori starebbe valutando l’opportunità di presentare un esposto all’Antitrust per “pubblicità ingannevole” da parte di Sky nella sponsorizzazione della Digital Key.

Il secondo fronte pone maggiori problematiche. Sarebbe stato dato mandato a uno studio legale di Bruxelles di valutare le problematiche legate ad eventuali problemi di “verticalità integrata” di Sky Italia. In poche parole, secondo le emittenti televisive sarebbe possibile ravvisare delle infrazioni negli impegni Antitrust presi da Sky con la Ue.

 

Anche queste valutazioni potrebbero portare alla presentazione di un esposto sia all’Antitrust che all’Agcom. La battaglia quindi si sposterà a breve sul fronte legale e regolamentare portando l’attenzione delle società televisive verso le problematiche tecnologiche piuttosto che sullo sviluppo dei contenuti e dell’offerta. Nel frattempo i grandi produttori televisivi si stanno attrezzando al futuro.

 

Sul fronte della Tv pubblica, riguardo al nuovo contratto di servizio tra la Rai e il Ministero dello sviluppo economico, in via di elaborazione, nella trasmissione televisiva di stamani Romani ha dichiarato che Viale Mazzini “potrà fare contenuti pay” e “dovrà dedicare alla sperimentazione il 20% della quota di programmazione destinata al servizio pubblico”.

 

“Sono sempre stato favorevole al mantenimento del servizio pubblico in area pubblica e contrario alla privatizzazione della Rai o a farne spezzatini“, ha sottolineato il viceministro.

“In base al nuovo contratto di servizio, che stiamo mettendo a punto anche secondo le linee guida dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni – ha precisato – la Rai potrà fare contenuti pay e dovrà fare un servizio pubblico riconoscibile come tale, motivo per cui gli italiani pagano il canone”.

 

Su questo punto, in particolare, ha ricordato che “è allo studio un provvedimento di natura parlamentare che individui meccanismi più cogenti per fare in modo che l’evasione del canone venga ridotta”.

Nel nuovo contratto di servizio “sarà confermata la quota del 65% della programmazione Rai che deve essere destinata a programmi di servizio pubblico: di questa quota, il 20% sarà dedicato a trasmissioni da sperimentare sui canali tematici. Se funzioneranno, potranno essere trasferite sulle reti generaliste. Finalmente ci saranno spazi di sperimentazione per la creatività Rai “.

 

Tra gli altri cardini del nuovo contratto, il viceministro ha citato “l’apertura a tutte le piattaforme, punto che sarà rafforzato rispetto al passato, e la grande proiezione all’estero della Rai: sulla tv internazionale facciamo vedere i pacchi e non le eccellenze che abbiamo a disposizione in Italia”.

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