Tlc: per Barclays Telecom Italia è ‘equalweight’ mentre si va verso il rinnovo del patto Telco senza Sintonia

di Alessandra Talarico |

Sintonia esce da Telco e rileva il 2% diretto nella società tlc. Finisce l'avventura dei Benetton in Telecom Italia iniziata nel 2001 con la Pirelli di Marco Tronchetti Provera.

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Per la banca d’affari Barclays, gli operatori tlc europei stanno uscendo dalla crisi in buona forma, con il free cash flow che ha dimostrato buone capacità di ripresa durante il periodo di rallentamento economico e programmi di i tagli dei costi in grado di compensare le pressioni sui ricavi.

Secondo Barclays, il mercato sta “sottostimando la ripresa degli utili delle società dopo la recessione”, mentre la “situazione patrimoniale sotto-indebitata, la stabilità del cash flow e l’operato del management porteranno a un miglioramento, con l’incremento della distribuzione agli shareholder e il consolidamento nel mercato”.

 

La banca, che ha un giudizio ‘equal weight‘ sulle azioni Telecom Italia ordinarie e risparmio, ritiene che l’azienda abbia avuto un buon andamento negli ultimi tre mesi, premiando sia gli azionisti sia gli obbligazionisti.

Medesimo rating anche su Vodafone, Telenor, TeleCity, Jazztel, France Telecom e Carphone Warehouse, mentre il giudizio ‘over weight‘ è stato assegnato a Telefonica, Deutsche Telekom, British Telecom e Kpn.

Il rating è ‘under weight‘ su Elisa, Inmarsat, Portugal Telecom, Sonaecom, Tele2 , TeliaSonera e ZON Multimedia”.

 

Il target price fissato da Barclays sulle ordinarie e sulle risparmio Telecom Italia si attesta a 1,36 e a 1,02 euro, mentre si attendono ancora notizie ufficiali sui negoziati per il rinnovo del patto Telco: oggi scade il termine per comunicare eventuali disdette dalla holding che controlla il 24,5% di Telecom Italia, controllata a sua volta da Telefonica (42,3%), Generali (28%), Mediobanca e Intesa Sanpaolo (10,6% ciascuna) e Sintonia con l’8,4%.
Il patto scade nell’aprile 2010 ma i soci possono hanno tempo fino a oggi per comunicare un’eventuale passo indietro, ottenendo la quota proporzionale di azioni Telecom Italia e di debito Telco.

 

Come anticipato dalle indiscrezioni apparse sul quotidiano La Repubblica, tutti i soci tranne la famiglia Benetton sono pronti a rinnovare il loro impegno nella holding sulla base dell’accordo firmato il 28 aprile 2007.

Le trattative per il rinnovo del patto di Telco, “stanno proseguendo serratissime e proseguiranno fino all’ultimo minuto”, ha spiegato una fonte vicino al dossier, mentre da Madrid, il direttore generale sviluppo di Telefonica, Angel Vila, ha confermato le negoziazioni in corso, lasciando trapelare un certo ottimismo sul loro esito positivo.

Già nel 2008, Sintonia (la holding su cui la famiglia Benetton ha trasferito la propria partecipazione in Telco e di cui sono azionisti, oltre alla famiglia veneta, anche al governo di Singapore, Goldman Sachs e Mediobanca) era stato l’unico azionista a non sottoscrivere un finanziamento a Telco da 230 milioni di euro.

 

Confermando il proprio disimpegno, Sintonia si accollerà 300 milioni di debito di Telco e il 2% del capitale di Telecom Italia. L’uscita della holding dall’azionariato di Telco comporta ora, dunque, la necessità di rivedere sia gli equilibri azionari che la governance di Telco: lo scenario ipotizzato da La Repubblica presuppone un aumento della quota Generali dal 28,1% al 30,7%, mentre Intesa San Paolo e Mediobanca passerebbero dal 10,6% all’11,6%. I soci italiani manterrebbero dunque il 53,9% della holding, e Telefonica il 46,1% e, di conseguenza, il 10,3% di Telecom Italia.

 

Maggiori certezze sul futuro del maggiore gruppo telefonico italiano – il peso di Telefonica, la questione della rete e degli investimenti – si avranno nelle prossime ore. Telefonica, stando a fonti vicine al gruppo di Cesar Alierta, avrebbe dato il suo assenso al rinnovo del patto per i prossimi tre anni. Scade oggi, infatti, il termine per comunicare eventuali exit strategy da Telco.

 

La società italiana, intanto ha confermato di avere allo studio l’emissione di un bond rivolto ai piccoli investitori del mercato italiano, il cui prospetto è attualmente al vaglio delle autorità competenti.

Secondo Reuters la durata dell’emissione dovrebbe essere di 5 anni, con una tranche a tasso fisso e una a tasso variabile.