Banda larga: l’Italia in tremendo ritardo. Romani, ‘Se Tremonti non ci dà gli 800 mln di euro, li troveremo sul mercato’

di Raffaella Natale |

Corrado Calabrò (Agcom): ‘Ci proponiamo come il pivot del processo transizione alla rete di nuova generazione’.

Italia


Paolo Romani

“Se non sarà il ministro Tremonti a darceli i soldi messi in cantiere per il superamento del digital divide, ce li troveremo comunque: siamo in grado di andare sul mercato finanziario”.

E’ il viceministro allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni Paolo Romani a fugare così i dubbi sorti sul destino degli 800 milioni che erano stati stanziati per portare la banda larga in tutte le zone del Paese che ancora non ne sono provviste e per colmare quel gap digitale che riguarda oltre 7 milioni di cittadini, il 13% della popolazione.

 

In occasione di un convegno, Romani ha confermato l’impegno del governo per lo sviluppo della banda larga, ricordando i protocolli già definiti e in corso di definizione con le regioni italiane, intese che consentono che le stesse regioni investano i propri soldi, in più gli oltre 240 milioni in pancia di Infratel, i lavori già partiti per 180 milioni. Senza contare che lo stanziamento per i lavori necessari per colmare il digital divide sono “propedeutici”, osserva, a quelli per la costruzione della rete di nuova generazione.

“E’ inevitabile che sulla nuova rete i soldi saranno investiti ma è necessario che la realtà industriale italiana capisca che stiamo per affrontare un vero e proprio giro di boa. Anche le multinazionali che sono presenti in Italia con centri di eccellenza in ricerca e sviluppo e sistemi integrati dovrebbero rimanere e non delocalizzare”.

 

Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha ammesso il ritardo dell’Italia: “non faccio fatica ad ammettere che siamo in ritardo ed è anche in parte per nostra responsabilità”.

Ma il sottosegretario ha assicurato che “l’intenzione, la volontà e il programma è di tentare di recuperare il tempo perduto”.

“Non sempre – ha proseguito Letta – lo Stato è in condizione di fare ciò che chi governa sa che dovrebbe fare”.

Infatti, ha spiegato Letta, per quanto riguarda la diffusione delle nuove tecnologie bisogna fare i conti con “una burocrazia obsoleta, superata, non voglio dire ottusa perché la nostra Pa fa fatica a mettersi al passo con i tempi“.

 

“La banda larga si realizza sul territorio piuttosto che su grandi piani nazionali che poi non hanno i fondi per essere realizzati”, ha commentato Renato Brunetta, ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione.

Il ministro è del parere che la pubblica amministrazione deve utilizzare fino in fondo le tecnologie della comunicazione: “il futuro sarà accedere ai servizi da casa o dai posti di lavoro: è questa la rivoluzione che sto cercando di realizzare”.

 

Da qui la proposta del presidente dell’Agcom Corrado Calabrò: “Ci proponiamo come il pivot del processo transizione alla rete di nuova generazione: siamo pronti a pilotare questo percorso con una regolazione pro-concorrenziale capace di garantire il ritorno degli investimenti”.

Calabrò ha ricordato che a differenza che negli Stati Uniti e in altri Paesi europei come la Finlandia per quanto riguarda i paini di digitalizzazione “siamo ancora soltanto alle dichiarazioni di buone intenzioni (…) Sarebbe tempo di passare ad un progetto industriale col contributo di tutti”.

Secondo il presidente di Agcom, “in una situazione critica come quella attuale una decisione solo improntata al risparmio rischia di avere costi ben superiori in futuro”.

 

Riguardo all’idea lanciata, un paio di settimane fa a Capri, dal presidente della Cdp Franco Bassanini di dare vita ad una società ad hoc per le nuove reti in fibra ottica formata da operatori, Cassa depositi e prestiti, Regioni e Poste, il presidente dell’Autorità ha commentato che per il momento ha ricevuto solo “tante manifestazioni di buone intenzioni“.

 

Dalla parte degli operatori, Renato Soru di Tiscali ha dichiarato che la banda larga deve arrivare “dappertutto, perché è un diritto fondamentale e il governo deve affrontare questo tema in fretta“.

Soru ha suggerito all’esecutivo di utilizzare “un pezzo dell’Iva di settore” per fare investimenti in questo campo.

“Non c’è nessun dubbio – ha proseguito – sull’importanza della rete in fibra: è ovvio che va fatta, non c’è wireless che tenga”.

Secondo il patron di Tiscali, inoltre, gli “8 miliardi necessari per la realizzazione dell’infrastruttura sono una cifra importante, ma che dovrebbe essere nella disponibilità della politica”.

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